Gesù consegna le chiavi a san Pietro

dipinto, post 1675 - ante 1699

In primo piano, sulla sinistra, stante è rappresentato Cristo, nell’atto di donare le chiavi a san Pietro e di benedirlo, rappresentato inginocchiato, con lo sguardo rivolto verso Cristo, nella parte destra dell’opera. Dietro la prima figura sono rappresentati cinque apostoli: è riconoscibile Giovanni, imberbe, che osserva l’atto, analogamente ad un secondo, non distinguibile, rappresentato barbato. Mentre gli altri parlano tra loro. Quello dipinto subito dietro il gesto del dono ha le mani giunte in preghiera. Tutti i personaggi indossa tuniche dall’ampio scollo, fermate in vita e mantelli variamente panneggiati. La scena si svolge sulla soglia di un edificio ed è inquadrata da due file di colonne lisce, poggianti su alti basamenti dipinte in prospettiva. Al centro, brano di paesaggio con cespugli, alberi e una collina in lontananza dove si intravede una capanna o casa di toccata. Brano di cielo solcato da nubi al di sopra delle quali, in alto, tre angeli fanciulli osservano la scena sottostante. Il rame è posto entro una cornice in legno, intagliato e dorato, di formato e luce rettangolare. Tipologia a gola. Battuta liscia e fasce lisce

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA rame/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 43 cm
    Larghezza: 32.5 cm
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
  • INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’opera presenta il solo contrassegno inventariale relativo alla campagna di catalogazione dei beni del castello effettuata nel 1951 da Noemi Gabrielli. Si deve presumere, pertanto, che il delicato rame, sia qui pervenuto, per dono o per acquisto durante i decenni in cui il principe di Piemonte e poi ultimo re d’Italia Umberto II, raccolse in questa sede le sue collezioni pittoriche, primariamente dedicate all’iconografia e alla storia sabauda. Nella porzione superiore della cornice, di fattura ottocentesca, si trova una iscrizione a matita in corsivo, in grafia otto-novecentesca, che proponeva, oltre all’identificazione del soggetto, estremamente chiara, ossia la consegna delle chiavi a Pietro, tipico soggetto che sottolinea il primato della chiesa romana, anche un’attribuzione dell’opera, purtroppo cancellata. Essa si presenta di piccolo formato, come spesso avviene per la pittura su rame, ma di notevole qualità pittorica. I caratteri classicisti nella resa delle figure e un saldo impianto competitivo, sottolineato dal colonnato in prospettiva, si combinano con una tavolozza smaltata e sgargiante. Tali elementi riconducono a una cultura figurativa cinque-seicentesca di ambito centro italiano, forse filtrate da un autore di origine nordica, in considerazione della tecnica utilizzata e dell’inserto del brano di paesaggio. Nell’inventario compilato a metà Novecento la scritta con l’attribuzione veniva erroneamente letta come “Marotta”, mentre, molto probabilmente, l’autore della nota intendeva riferire l’opera a Carlo Maratti (Camerano, 16125-Roma, 1713), principe dell’Accademia di San Luca e figura di riferimento internazionale per la elaborazione della cultura classicista sei-settecentesca di matrice romano-bolognese. Effettivamente, non mancano riscontri tra le tipologie degli apostoli presenti in questo piccolo dipinto e alcuni ben documentati lavori dell’artista. Si veda, in particolare, la nota pala con la Apparizione della Vergine a san Filippo Neri alla presenza degli apostoli Pietro e Paolo e della Maddalena, conservata presso la Galleria Palatina di Palazzo Pitti e datata intorno al 1675 ca.Potrebbe dunque trattarsi di un lavoro uscito dal grande studio del pittore, frequentato da numerosi professionisti e collaboratori
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100399712
  • NUMERO D'INVENTARIO R 622
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • ISCRIZIONI verso, tavola, in basso - R 622 (giallo) - numeri arabi - a pennello - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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