Gigettino. Paesaggio montano con bambino e capra
dipinto
post 1921 - ante 1921
Composizione a sviluppo verticale. In primo piano, da tergo, è rappresentata una capra, stante, in mezzo a un prato punteggiato di fiori. Dietro di essa, nell’atto di osservarla portando un dito alla bocca, è dipinto un bambino. Porta i capelli corti e biondi, con frangia e indossa una tunica smanicata. Nell’angolo in alto a sinistra è accennato un ramo carico di foglie. La scena si svolge in un paesaggio con rilievi montuosi accennati sullo sfondo. Nella parte superiore della tela brano di cielo con nubi. La tela è posta entro una cornice di formato e luce rettangolare in legno. Battuta liscia; fascia liscia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
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MISURE
Altezza: 51.5 cm
Larghezza: 31 cm
- AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
- INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’opera presenta esclusivamente i numeri di inventario propri degli arredi del Castello di Racconigi attribuiti nella prima metà del Novecento, ma non figura descritta nell’inventario compilato da Noemi Gabrielli nel 1951. Secondo quanto indicato da una iscrizione in inglese datata 1921, anno di esecuzione del dipinto, esso sarebbe una copia di un dipinto del pittore Ettore Tito (Castellammare di Stabia, 1859-Venezia, 1941). Trasferitosi precocemente a Venezia, fu artista poliedrico, dalle pitture su muro di ispirazione tiepolesca ai ritratti, alle scene di paesaggio e di vita popolare veneziana. La scena in oggetto, rientra nel filone misto di pittura di genere e vedute montane. L’opera originale, datata 1910, venne esposta alla Biennale di Venezia del 1912. L’autore è indicato nella medesima iscrizione come un giovane di quasi diciassette anni dal nome familiare di “Beppo”. Trattandosi dunque di un esercizio di replica da parte di un adolescente in fase di studio, è possibile ipotizzare che “Beppo” possa essere stato un allievo di Tito, forse appartenente a quale casato nobiliare, o piuttosto, in considerazione del contesto in cui l’opera è pervenuta pochi anni dopo la sua esecuzione, che si tratti di un esponente della famiglia reale sabauda. Il soprannome di “Beppo” fu infatti proprio del re d’Italia Umberto II che potrebbe dunque essere l’autore dell’opera. L’indicazione documentaria relativa al prof. Ricci potrebbe riferirsi al docente di pittura del principe o comunque dell’autore della copia. La tela si colloca in una sala che venne riallestita all’inizio del Novecento, in una fase in cui, dopo decenni di abbandono e dopo l’assassinio di Umberto I a Monza, che determinò l’abbandono della villa lombarda come luogo di villeggiatura della famiglia reale, il castello di Racconigi fu oggetto di un nuovo interesse da parte dei Savoia. Gli appartamenti dell’area di ponente furono destinati a ospitare principi in visita o ospiti illustri. Successivamente, a partire dagli anni Trenta del Novecento, subirono ulteriori trasformazioni, dopo la donazione della residenza al principe ereditario Umberto II. La serie dei ritratti degli infanti di Casa Savoia di varia epoca qui posizionati, rientra, probabilmente, tra gli acquisiti effettuati da parte di Umberto II dagli anni Venti del Novecento per completare la quadreria dinastica
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100399696
- NUMERO D'INVENTARIO R
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
- ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
- DATA DI COMPILAZIONE 2016
- ISCRIZIONI verso, tela, in basso, a destra - R 1795 (giallo) - corsivo alto-basso - a matita - italiano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0