dipinto, opera isolata - ambito piemontese (terzo quarto sec. XVII)
Il personaggio è rappresentato a mezzo busto, con taglio all’altezza del punto vita. Il corpo e il busto sono ruotati di tre quarti. Lo sguardo è rivolto verso l’osservatore. Il personaggio porta una parrucca di capelli semiraccolti, in parte ricadenti sulle spalle in morbidi boccoli. Sul capo poggia un velo semi trasparente irrigidito. Indossa una veste dall’ampia scollatura ovale, parzialmente coperta da un colletto piatto, ornato da fiocco. Al centro dello scollo un fiocco sostiene un pendente a croce ornato di perle e diamanti. Ampie maniche con tagli foderati di pelliccia, profilate da tessuto plissettato. Un tendone, lievemente drappeggiato, fa da quinta alla scena. La tela è posta entro una cornice di profilo e luce rettangolare in legno intagliato e dorato. Tipologia a cassetta. Battuta liscia, fascia interna intagliata con doppia fascia con motivo a fogliette stilizzate. Centrale ornata da girali fogliacee che si dipartono, simmetricamente, dal punto mediano di ciascun lato. Sottile fascia esterna doppia a fogliette lanceolate e perlinata
- OGGETTO dipinto
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MISURE
Altezza: 71 cm
Larghezza: 56 cm
- AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
- INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto rappresenta Cristina di Borbone, duchessa di Savoia e prima Madama Reale (Parigi, 1606-Torino, 1663), in abito vedovile arricchito da gioielli, e in età matura, come si evince dal volto pingue seppure vivacizzato dal belletto. Si tratta di una immagine ufficiale, ripetutamente replicata, sia per le residenze di corte e sedi di magistrature di stato, che anche in considerazione del formato medio piccolo, per arredare le residenze della nobiltà di corte legata alla principessa. Cristina era figlia del re di Francia Enrico IV e da Maria de’ Medici. Tredicenne giunse in Piemonte come sposa del futuro duca Vittorio Amedeo I, ottenendo tra i doni di nozze la proprietà del castello del Valentino che fu, per decenni, una delle sue residenze predilette e a cui dedicò molte delle sue risorse, parallelamente all’impegno per la dimora collinare presso San Vito, nota poi come Vigna di Madama Reale. Divenuta reggente, nominata dal marito sul letto di morte, per conto del figlio nel 1637, di fatto, governò il ducato ben oltre la maggiore età del figlio (1648), mantenendo il controllo sino alla sua morte, avvenuta nel 1663. Il suo indirizzo in politica estera e nella vita di corte fu dichiaratamente filo-francese. Questa presa di posizione fu uno dei moventi decisivi dello scontro per la reggenza con i cognati Maurizio e Tommaso, di posizioni filo-asburgiche, che sfociò in aperta guerra civile tra il 1638 e il 1640, vedendo contrapposte, anche all’interno della nobiltà, due vere e proprie fazioni, i cosiddetti madamisti e i principisti, e due diverse realtà geografiche, la capitale a favore della duchessa, le grandi città di provincia prevalentemente schierate con i due fratelli. La conclusione del conflitto fu sostanzialmente favorevole al Cristina e il nuovo equilibro raggiunto fu suggellato dal matrimonio della figlia Ludovica con lo zio Maurizio che rinunciò alla porpora. Nozze ambiziose, degne di una principessa che non mancò mai di difendere le prerogative sabaude della sovranità su Cipro, furono combinate per le altre due figlie femmine: Margherita Violante sposò Ranuccio II Farnese e Enrichetta Adealaide il principe elettore di Baviera Massimiliano. Amplissimo fu anche, in piena coerenza con un’immagine di sovranità barocca di tipo francese, il suo mecenatismo e patronato nei confronti di edifici di culto e realtà monastiche, con una particolare attenzione per gli ordini dei minimi, dei carmelitani e dei serviti. La tela è allestita all’interno di una ampia serie iconografica sabauda che include principalmente opere risalenti al XVII secolo, benché esse rappresentino esponenti del casato a partire dall’età medievale. La maggior parte dei dipinti pervennero in questa sede a seguito del dono del castello di Racconigi al principe di Piemonte Umberto di Savoia da parte di suo padre, Vittorio Emanuele III, nel 1929. Il primo volle collocare in questa residenza, analogamente a quanto dispose per i suoi appartamenti in Palazzo Reale a Torino, le sue raccolte di iconografia sabauda e dinastica, con attenzione anche alle famiglie regnanti che, nei secoli, avevano stretto alleanza con Casa Savoia. Queste opere, collezionate a partire almeno dal 1919, pervennero a Racconigi per selezione dall’arredo di altre residenze sabaude dei territori ereditari o acquisite dopo l’unità d’Italia, oppure furono donate o ancora acquistate sul mercato antiquario, o da famiglie dell’aristocrazia piemontese e del territorio nazionale
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100399654
- NUMERO D'INVENTARIO R 4873
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
- ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
- DATA DI COMPILAZIONE 2016
- ISCRIZIONI verso, tela, in basso, a destra - R 4873 (giallo) - maiuscolo/ numeri arabi - a pennello - non determinabile
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0