Ritratto di Emanuele Filiberto di Savoia

dipinto, post 1710 - ante 1749

Il personaggio è rappresentato a mezzo busto, con taglio poco al di sotto della spalla. Il corpo è orientato di tre quarti, e così il viso, profilato da barba e baffi. Lo sguardo è rivolto verso l’osservatore. Indossa una armatura ornata da fasce finemente cesellate a fondo dorato con motivo decorativo a nodi sabaudi e nastri piatti. Da essa fuoriesce la golilla. Sul petto poggia il collare dell’ordine dinastico della SS.ma Annunziata e una fascia di colore scuro. Sfondo neutro di colore scuro, inferiormente è stata dipinta una fascia di colore chiaro su cui è vergata una iscrizione su una riga. La tela è posta entro una cornice di formato e luce rettangolare in legno intagliato e verniciato. Tipologia a gola; battuta liscia e fasce lisce

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 67.5 cm
    Larghezza: 50.5 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
  • INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tela è allestita all’interno di una ampia serie iconografica sabauda che include principalmente opere risalenti al XVII secolo, benché esse rappresentino esponenti del casato a partire dall’età medievale. La maggior parte dei dipinti pervennero in questa sede a seguito del dono del castello di Racconigi al principe di Piemonte Umberto di Savoia da parte di suo padre, Vittorio Emanuele III, nel 1929. Il primo volle collocare in questa residenza, analogamente a quanto dispose per i suoi appartamenti in Palazzo Reale a Torino, le sue raccolte di iconografia sabauda e dinastica, con attenzione anche alle famiglie regnanti che, nei secoli, avevano stretto alleanza con Casa Savoia. Queste opere, collezionate a partire almeno dal 1919, pervennero a Racconigi per selezione dall’arredo di altre residenze sabaude dei territori ereditari o acquisite dopo l’unità d’Italia, oppure furono donate o ancora acquistate sul mercato antiquario, o da famiglie dell’aristocrazia piemontese e del territorio nazionale. L’allestimento della Galleria cosiddetta dei ritratti, collocata nel padiglione di levante con prosecuzione nell’attigua galleria dei cardinali, è attestato nell’inventario stilato da Noemi Gabrielli all’inizio del sesto decennio del Novecento. Infatti, il dipinto in esame, raffigurante il duca Emanuele Filiberto in età matura, come indicato sul retro della tela, risulta essere stato acquisito dal principe di Piemonte nei primi decenni del Novecento, probabilmente in serie con la tela che raffigura il figlio, Carlo Emanuele I, forse da una quadreria privata dell’aristocrazia sabauda. L’opera mostra di essere una replica di media qualità, collocabile entro la prima metà del XVIII secolo, di prototipi elaborati nei primi decenni del Seicento, probabilmente per essere inserita in una più ampia serie dinastica, come conferma l’inserimento del cartiglio identificativo nella parte inferiore. Cicli dedicati ai duchi di Savoia, e poi re di Sardegna, ed eventualmente alle loro consorti, erano molto diffusi nelle dimore della nobiltà di corte come evidente segno di fedeltà alla dinastia sovrana. Il principe nacque a Chambéry nel 1528 dal matrimonio del duca Carlo II il Buono e da Beatrice di Portogallo. La sua formazione e la sua carriera politico-militare ebbero luogo alla corte cosmopolita dello zio, l’imperatore Carlo V d’Asburgo, in una fase delicatissima per lo stato sabaudo, per la maggior parte occupato dall’esercito di Francesco I di Valois, nell’ambito del conflitto che travagliò l’Europa per mezzo secolo tra Francia e Impero. Divenne duca di Savoia nel 1553. Sei anni più tardi, con la pace di Cateau-Cambresis, ottenne la restituzione dello stato. Il nuovo equilibrio internazionale venne garantito anche attraverso il matrimonio con Margherita di Valois, figlia del re di Francia. Durante gli anni di governo, pose le basi per la ricostruzione amministrativa e militare del ducato, eterogeneo al suo interno e collocato in un’area di confine preziosa per entrambe le compagini politiche. Ciò gli permise di consolidare la propria posizione di prestigio nelle dinamiche delle alleanze e della diplomazia internazionale. In quest’ottica prese corpo il progetto di un ribaricentramento delle aree di espansione e di consolidamento dello stato sul fronte dell’Italia settentrionale, si pensi all’annessione nel 1575 della città di Asti, culminato nello spostamento della capitale da Chambéry a Torino. Questo evento determinò la necessità che la città si configurasse con un nuovo assetto urbano e militare e si dotasse di palazzo per la famiglia ducale e il suo seguito. Il principe avviò anche la costruzione di una serie di residenze suburbane complementari ad essa, a partire dall’avito castello di Rivoli, ove di fatto risiedette tra il 1650 e il 1562, la cosiddetta “corona di delizie” che diverranno nei secoli successivi teatro dei rituali della vita di corte. Morì nel 1580
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100399582
  • NUMERO D'INVENTARIO R 5601
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • ISCRIZIONI verso, tela, in basso, a destra - R 5601 (giallo) - capitale - a stampa - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

BENI CORRELATI

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - post 1710 - ante 1749

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE