Ritratto di Maurizio di Savoia

dipinto, post 1642 - ante 1655

Il personaggio è rappresentato di lieve tre quarti, a mezzo busto, con taglio poco al di sotto della spalla. Lo sguardo è rivolto verso l’osservatore. Porta i capelli ricci che scendono sino alle spalle; fronte scoperta e corrugata; baffi e barba di colore chiaro, appena accennati. Indossa un giuppone finemente ricamato e trapunto di perle con fitto motivo floreale che si sviluppa su file verticali. Le maniche aperte lasciano vedere la camicia sottostante; così sopra la veste spicca l’inamidato colletto piatto ornato da fiocco. Al collo pende il collare dell’ordine della SS.ma Annunziata e un secondo è portato con ampia catena, ornata da rosette e nodi Savoia, in corrispondenza delle spalle e del busto. Sfondo neutro di colore bruno sul quale spicca, in alto, a sinistra, lo stemma dinastico. Nella parte inferiore fascia dipinta in colore chiaro con iscrizione su due righe. Il dipinto è collocato entro una cornice di profilo e luce rettangolare in legno intagliato e dorato. Tipologia a gola; battuta liscia. Fasce modanate

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
  • ATTRIBUZIONI Grandjean Esprit Detto Monsù Spirito (/ Ante 1659): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
  • INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’iscrizione presente sulla parte inferiore della tela, pur apposta successivamente e grossolanamente ridipinta, allude alla condizione di Maurizio di Savoia (Torino, 1593-1657), come già cardinale, facendo riferimento alla rinuncia della porpora che ebbe luogo nel 1642, a seguito degli accordi siglati tra la Prima Madama Reale e i due cognati, oltre al prelato, il principe Tommaso, che portarono alla conclusione della guerra civile nel ducato di Savoia. Tra le voci del patto concordato tra le due parti fu previsto il matrimonio tra Maurizio e la nipote Ludovica (Torino, 1629-1692), nata dal matrimonio tra Cristina di Francia e Vittorio Amedeo I. Questa unione avrebbe preservato la discendenza sabauda nel caso in cui il principe ereditario, Carlo Emanuele II, fosse deceduto prematuramente, come era già successo al fratello maggiore. Le nozze vennero celebrate a Sospel il 29 settembre del 1642, con dispensa concessa a Maurizio da parte di papa Urbano VIII. La coppia risiedette prevalentemente a Nizza, città della quale il principe divenne governatore. L’opera propone l’iconografia del figlio cadetto di Carlo Emanuele I e di Cristina di Francia come principe del sangue in abiti civili, con una ricca veste trapunta di perle. L’età matura di Maurizio è sottolineata dai caratteri del volto, pingue e solcato da rughe, e della capigliatura. L’artista non rinunciò, un po’ impietosamente, a porre in evidenza l’incipiente calvizie sulla nuca. Questi caratteri potrebbero suggerire l’esecuzione dell’opera da parte di un ritrattista di cultura nordica come fu, alle date in esame il pittore fiammingo Esprit Grandjean, detto anche Monsù Spirito, autore, tra l’altro di un ritratto del letterato Emanuele Tesauro che presenta una impostazione simile all’opera in esame. Appare piuttosto stringente il rimando al ritratto inciso del principe nella tavola Omnis in unum, Iconomantia per la genealogia del cardinal Maurizio di Savoia, 1655, illustrazione volta a mettere in luce le sue parentele con gli Asburgo-Spagna. Lo stemma, fregiato del collare dell’ordine dell’Annunziata e sormontato da ricco cimiero, dipinto sulla tela in alto a sinistra, pur anch’esso giustapposto, forse perché l’opera rientrava in un più ampio ciclo di tele di soggetto dinastico, si presenta compatibile con l’iconografia del principe, dal momento che include l’arme di Monferrato, territorio acquisito nel 1630 (a seguito dell’armistizio di Cherasco) e quelle delle pretensioni avanzate da Vittorio Amedeo I sul Regno di Cipro e Gerusalemme e sulla contea di Ginevra. Si tratta cioè di uno stemma in uso per tutto il XVII secolo. L’iscrizione presente sulla parte inferiore della tela, pur apposta successivamente e grossolanemente ridipinta, allude alla condizione di Maurizio di Savoia (Torino, 1593-1657), come già cardinale, facendo riferimento alla rinuncia della porpora che ebbe luogo nel 1642, a seguito degli accordi siglati tra la Prima Madama Reale e i due cognati, oltre al prelato, il principe Tommaso, che portarono alla conclusione della guerra civile nel ducato di Savoia. Tra le voci del patto concordato tra le due parti fu previsto il matrimonio tra Maurizio e la nipote Ludovica (Torino, 1629-1692), nata dal matrimonio tra Cristina di Francia e Vittorio Amedeo I. Questa unione avrebbe preservato la discendenza sabauda nel caso in cui il principe ereditario, Carlo Emanuele II, fosse deceduto prematuramente, come era già successo al fratello maggiore. Le nozze vennero celebrate a Sospel il 29 settembre del 1642, con dispensa concessa a Maurizio da parte di papa Urbano VIII. La coppia risiedette prevalentemente a Nizza, città della quale il principe divenne governatore. L’opera propone l’iconografia del figlio cadetto di Carlo Emanuele I e di Cristina di Francia come principe del sangue in abiti civili, con una ricca veste trapunta di perle. L’età matura di Maurizio è sottolineata dai caratteri del volto, pingue e solcato da rughe, e della capigliatura. L’artista non rinunciò, un po’ impietosamente, a porre in evidenza l’incipiente calvizie sulla nuca. Questi caratteri potrebbero suggerire l’esecuzione dell’opera da parte di un ritrattista di cultura nordica come fu, alle date in esame il pittore fiammingo Esprit Grandjean, detto anche Monsù Spirito, autore, tra l’altro di un ritratto del letterato Emanuele Tesauro che presenta una impostazione simile all’opera in esame. Lo stemma, fregiato del collare dell’ordine dell’Annunziata e sormontato da ricco cimiero, dipinto sulla tela in alto a sinistra, pur anch’esso giustapposto, forse perché l’opera rientrava in un più ampio ciclo di tele di soggetto dinastico, si presenta compatibile con l’iconografia del principe, dal momento che include l’arme di Monferrato, territorio acquisito nel 1630 (a seguito dell’armistizio di Cherasco) e quelle delle pretensioni avanzate da Vittorio Amedeo I sul Regno di Cipro e Gerusalemme e sulla contea di Ginevra. Si tratta cioè di uno stemma in uso per tutto il XVII secolo. Il dipinto è stato pubblicato nel volume monografico dedicato alla figura di Maurizio di Savoia di Matthias Oberli con una generica datazione alla metà del XVII secolo senza avanzare alcuna attribuzione in merito all’autore. Tuttavia, appare piuttosto stringente il rimando al ritratto inciso del principe nella tavola Omnis in unum, Iconomantia per la genealogia del cardinal Maurizio di Savoia, 1655, illustrazione volta a mettere in luce le sue parentele con gli Asburgo-Spagna. La tela è allestita all’interno di una ampia serie iconografica sabauda che include principalmente opere risalenti al XVII secolo, benché esse rappresentino esponenti del casato a partire dall’età medievale. La maggior parte dei dipinti pervennero in questa sede a seguito del dono del castello di Racconigi al principe di Piemonte Umberto di Savoia da parte di suo padre, Vittorio Emanuele III, nel 1929. Il primo volle collocare in questa residenza, analogamente a quanto dispose per i suoi appartamenti in Palazzo Reale a Torino, le sue raccolte di iconografia sabauda e dinastica, con attenzione anche alle famiglie regnanti che, nei secoli, avevano stretto alleanza con Casa Savoia. Queste opere, collezionate a partire almeno dal 1919, pervennero a Racconigi per selezione dall’arredo di altre residenze sabaude dei territori ereditari o acquisite dopo l’unità d’Italia, oppure furono donate o ancora acquistate sul mercato antiquario, o da famiglie dell’aristocrazia piemontese e del territorio nazionale. L’allestimento della Galleria cosiddetta dei ritratti, collocata nel padiglione di levante con prosecuzione nell’attigua galleria dei cardinali, è attestato nell’inventario stilato da Noemi Gabrielli all’inizio del sesto decennio del Novecento
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100399569
  • NUMERO D'INVENTARIO R 5632
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
  • ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • ISCRIZIONI verso, tela, in basso, a destra - R (giallo) - numeri arabi -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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