tre armati in preghiera davanti alla Vergine con il Bambino

dipinto post 1568 - ante 1585
Caracca Giovanni (attribuito)
notizie dal 1568/ 1607

Soggetti sacri: Madonna col bambino e devoti. Figure: guerrieri. Oggetti: rosario. Araldica: stemmi Alfieri di Sostegno

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Caracca Giovanni (attribuito)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Raffaello Sanzio
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavola, tagliata sul lato sinistro, rappresenta tre guerrieri con l’armatura che, deposti guanti ed elmo, si inginocchiano davanti ad un altare al di sopra del quale, entro una nuvola, appare la Vergine col bambino che porge loro un rosario in corallo rosso. I cavalieri dovevano forse essere identificati dai tre grandi tre cartigli vuoti ma i due stemmi con l’aquila spiegata in nero su campo d’oro forniscono comunque indicazione sulla loro appartenenza alla nobile famiglia astigiana Alfieri di Sostegno, attestata sin dalla fine del XII sec. L’opera sembrerebbe quindi costituire un ex-voto legato ad un’impresa militare ed è registrata nelle collezioni sabaude già nel 1635. Antonio Della Cornia nel suo inventario, tralasciandone l’attribuzione, descrive infatti il “Voto di tre armati” nel “Gabinetto dorato attiguo alla Camera Reale” dove era allestito sulla parete nell’”ordine di mezzo” al centro dei due scomparti di polittico di Gaudenzio Ferrari con S. Giovanni Battista e S. Pietro e il donatore ora in Galleria Sabauda, ma la composizione risulta già smembrata nell’inventario Allemandi del 1682 (Astrua 2005, pp. 19-21). Gli inventari della Reale Pinacoteca del 1851, 1853 e del 1871 riportano per la tavola un’attribuzione ad anonimo di scuola lombarda, mentre Baudi di Vesme (1899 e 1909) la riferisce a scuola vercellese del XVI secolo. L’ipotesi di Vesme viene inizialmente condivisa da Gabrielli (1959, p. 30) che però in seguito riconduce il dipinto alla cultura manierista nord-italiana proponendo una datazione alla metà del Cinquecento (Gabrielli 1971, p. 201). Nel 1985 Giovanni Romano ascrive l’opera al corpus del pittore olandese Giovanni Caracca e tale attribuzione viene accolta nella successiva letteratura critica (Guide brevi, 1991, p. 44; Bava 1995, p. 216, nota 21; Sluiter 2002, pp. 271-272; Piretta in Astrua, Bava, Spantigati 2005, a cura di, scheda 2 pp. 72-73; Damiano in Spantigati 2009, a cura di, scheda 3. 1 pp. 120-121; Meijer, Sluiter, Squellati Brizio 2011, p. 318, n. 497). La tavola è riconducibile alla fase giovanile del Caracca entro la quale si colloca anche la Sacra Famiglia della Galleria Sabauda (Piretta in Astrua, Bava, Spantigati 2005, a cura di, scheda 1 pp. 70-71) e la Sacra famiglia con Santa Elisabetta e San Giovannino della chiesa di Saint-Maurice ad Annecy, firmata e datata 1578 (Arnaldi di Balme in Astrua, Bava, Spantigati 2005, a cura di, scheda 3 pp. 74-75). Tali opere rientrano nel ristretto nucleo di dipinti a tema sacro dell’artista olandese il quale, più noto per la sua attività di ritrattista, nella pittura di storia mostra di prediligere temi devozionali mariani che saranno caratterizzanti della vita e della politica religiosa del ducato di Carlo Emanuele I di Savoia (Arnaldi di Balme 2005; Galante Garrone 2006, p. 53). I Tre armati in preghiera sembrano riferibili ad un momento posteriore rispetto alla Sacra Famiglia della Sabauda (1568 circa), vicini alla tavola con analogo soggetto di Annecy e sicuramente antecedenti al viaggio del pittore in Spagna, compiuto nel 1585. Ancora molto forte è il legame dell’artista con la sua cultura d’origine, evidente sia nella resa materica smaltata sia nel gioco degli effetti luministici che nell’iconografia chiaramente ispirata alla tradizione della ritrattistica fiamminga. Il pittore di Haarlem sembra aver guardato a Pierre Pourbus e in particolare al ritratto di Juan Lòpez Gallo e i suoi figli (1568), oggi al Groeningemuseum di Bruges, che presenta innegabili analogie compositive con i Tre armati dato che anche in questo caso sono rappresentati dei soldati in armatura, con elmo e guanti deposti a terra, genuflessi in preghiera di fronte all’inginocchiatoio con stemma araldico familiare (Astrua 2005 pp. 19-21). Al di là dell’influenza dell’arte nordica, la tavola della Sabauda dimostra anche la suggestione della coeva produzione sacra di ambito piemontese; sono state ravvisate infatti delle analogie tra la figura della Vergine e i volti femminili ritratti da Alessandro Ardente ne “La Sibilla Cumana predice ad Augusto la venuta del Salvatore” conservata al Museo Nazionale di Villa Guinigi di Lucca e datata 1576 (Piretta in Astrua, Bava, Spantigati 2005, a cura di, scheda 2 pp. 72-73; Damiano in Spantigati 2009, a cura di, scheda 3. 1 pp. 120-121). Una volta fissata una probabile cronologia agli anni Settanta del Cinquecento, è possibile tentare in via ipotetica un’identificazione dei tre soldati della famiglia Alfieri di Sostegno ritratti nell’opera. I cavalieri potrebbero infatti essere riconosciuti come i tre figli di Ludovico, consigliere del duca di Savoia, Gerolamo (1540-1610), Cesare, nato nel 1542, e Carlo (1543-1569), cavaliere gerosolimitano morto combattendo contro i Turchi (Piretta in Astrua, Bava, Spantigati 2005, a cura di, scheda 2 pp. 72-73). Clelia Arnaldi di Balme (2005, p. 45) sottolinea come nel dipinto di Caracca sia rintracciabile un’apertura verso la cultura controriformata e (continua in OSS)....
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100373302
  • NUMERO D'INVENTARIO 794
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2014
  • STEMMI altare/ baldacchino - gentilizio - Stemma - Alfieri di Sostegno - 2 - aquila spiegata in nero su campo d’oro
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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