Santa Cecilia

dipinto, ca 1650 - ca 1650

Soggetti sacri: Santa Cecilia. Figure: angeli. Strumenti musicali: organo; liuto; violino; flauto; Paesaggio

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Caccia Orsola Maddalena (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è stato identificato nell'inventario dei beni del dottor Angelo Francesco Caccia, erede del pittore Guglielmo, redatto nel 1681: "Un Santa Cecilia che prova l’organo, angelo che accorda una Ghitarra, choro d’Angeli, lontananza e fiori, della Monaca Suor Orsola Caccia" (Ghirardi 1990, nota 29; Guide brevi 1991 p. 50; Magnetti 2012, scheda dell’opera, in Caretta, Magnetti 2012, a cura di, pp. 112-113). L’opera rappresenta infatti la santa patrona della musica, poco più che bambina, seduta all’organo con il volto rivolto verso l’osservatore, mentre un angelo accorda il liuto e altri quattro in cielo cantano e suonano il flauto traverso e il violino; sul tavolo sono poggiati un flauto a becco, un libro chiuso, un cornetto curvo, delle rose mentre sulla destra si apre un paesaggio con borgo fortificato (ibidem). La tela venne acquistata dal Sig. Bertinelli nel 1863 e registrata nei cataloghi della Galleria Sabauda con un’attribuzione a Guglielmo Caccia detto il Moncalvo non condivisa da Noemi Gabrielli (1971, p. 176) che sosteneva un più generico riferimento alla bottega del maestro. L'opera è stata restituita a suor Orsola Maddalena, figlia di Guglielmo Caccia, da Giovanni Romano che però non propose per la tela una possibile datazione (1972, p. 763). L’autrice del dipinto prese il velo nel monastero delle suore orsoline di Bianzè per poi trascorrere il resto della sua vita nel convento di Moncalvo, insieme alle sue cinque sorelle. Il monastero venne istituito nel 1625 grazie ai finanziamenti elargiti dallo stesso Caccia ed aveva un uscio comunicante con l’adiacente casa-studio di Guglielmo, intenzionato a fare del convento una scuola pittorica per le figlie. Il Caccia morì pochi mesi dopo lasciando in usufrutto all’istituzione religiosa i propri materiali di bottega. Orsola Maddalena continuò quindi il mestiere del padre organizzando un’efficiente comunità di monache pittrici che ottenne numerose commesse in tutti gli edifici sacri del Monferrato riprendendo le tematiche e i modelli pittorici del Moncalvo e riproponendoli in formule ingentilite e semplificate, in linea con la forte vocazione pedagogica delle orsoline (Magnetti 2012, pp. 16-25; Caretta 2012, pp. 19-20). Nella tela della Galleria Sabauda è pienamente riscontrabile la cifra stilistica di Orsola Maddalena (Magnetti 2012, scheda dell’opera, in Caretta, Magnetti 2012, a cura di, pp. 112-113) e in particolare il vivace cromatismo e l’inserzione nella composizione di brani di natura morta che connotano le sue opere differenziandole dai modelli paterni (Magnetti 2012, p. 26; Cottino 2012). Temi ricorrenti nella produzione della Caccia sono sia gli angeli musicanti, derivati dai prototipi di Guglielmo ma naturalmente interpretati secondo una sensibilità spiccatamente femminile (Caretta, Magnetti 2012, a cura di, pp. 116-117; 120-121), sia lo scorcio paesaggistico che occupa la parte destra della tela. Il paesaggio con borgo fortificato venne infatti più volte utilizzato da Orsola Maddalena nelle sue opere, come ad esempio nel Matrimonio mistico della beata Osanna Andreasi, della chiesa di Carbonarola, firmato e datato 1648 (Ghirardi 1990, fig. 8)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100373296
  • NUMERO D'INVENTARIO 141
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2014
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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