paesaggio con torrente, castello e pastori
dipinto
post 1630 - ante 1670
Pasero Stefano (1602 Ca./ 1677)
1602 ca./ 1677
Cornice in legno intagliato e dorato con battuta decorata da fiorellini e volute e fascia esterna ornata da volute, motivi vegetali e floreali e perline lungo il profilo
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Pasero Stefano (1602 Ca./ 1677)
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Pasero Giovanni Antonio
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto non risulta menzionato nella Descrizione delle pitture, sculture et altre cose piu notabili del Real Palazzo e Castello di Torino del 1754 né nel Catalogue des Tableaux des plus excellens Peintres Italiens Flama nds et hollandois Existans Dans les Galleries Appartamens & Cabinets de S. M. le Roi de Sardaigne redatto nel 1777 da Pietro Paolo Wehrlin. Non compare nemmeno nei due inventari delle collezioni d'arte del Palazzo Reale fatti redigere dal re Carlo Felice negli anni di prima Restaurazione. Ciò peraltro non esclude la provenienza da altre Residenze sabaude: l'inventario del Palazzo dei Principi di Carignano redatto nel 1710 segnala, ad esempio, un numero consistente di quadri di paesaggio, ma le indicazioni fornite sono troppo generiche per poter tentare un'identificazione precisa (Pinto, a cura di, 1994, fascicolo VI, pp. 20, 21, 30, 70-75). Negli inventari della Reale Galleria del 1853 e del 1851 sono registrati un "Paese su rame di Gio Pazzero" (n. d'ordine 165), di cm 18 x 25, esposto nella Sala n. 6 nella Torre a Levante verso il R.o Teatro, un "Paese, su tavola di Gioanni Pazzero", di cm 24 x 25, nel Gabinetto n. 15 detto del Salaert, che guarda a Levante (n. d'ordine 458), un "Paese su rame di Gio Pazzero" (n. d'ordine 545), di cm 25 x 24,2, e un "Paese su rame di Gio Pazzero" (n. d'ordine 547), di cm 17 x 25, collocati nella Sala n. 17 Lucernario, detta dei Paesi verso strada nuova, di Palazzo Madama, prima sede del museo (vengono segnalati con gli stessi numeri anche nel catalogo di Benna 1857, pp. 33, 77, 89-90 e nel catalogo di Callery 1859, pp. 165, 255, 269-270), ma la genericità della descrizione non consente un sicuro riconoscimento dell'opera. Nel catalogo redatto da Vico (1866, p. 67, n. 489) è indicato nella Sala Quindicesima dedicata ai pittori di scuola francese nel Palazzo dell'Accademia delle Scienze, dal 1865 nuova sede della pinacoteca, un paesaggio su rame attribuito a "Giovanni Pazzero", le cui misure corrispondono a quelle del quadro in questione. Medesime collocazione, attribuzione e materia compaiono nel catalogo a cura di Francesco Gamba (1884, p. 110, n. 489). Baudi di Vesme (1899, p. 48 n. 98) ne segnala correttamente l'esecuzione su supporto ligneo, mettendo in dubbio l'esistenza del pittore Pazero cui il quadro era stato attribuito a causa dell'iscrizione posta sul retro. Noemi Gabrielli nel catalogo del 1971 (p. 186, n. 98, fig. 364), riferendosi alla nota manoscritta sul verso di questo dipinto e del suo pendant inv. 712, pubblicava le due tavole come opere di Giovanni Antonio Pasero, pittore di Racconigi, attivo tra il 1619 e il 1632 per la corte sabauda: la studiosa, rilevandone la buona qualità e il tocco vivace e attento ai particolari, vi riconosceva influssi stilistici derivati dalla pittura di paesaggio di Matteo Bril e di Cesare Arbasia. L'attribuzione veniva accolta, seppur con riserva, da Carla Enrica Spantigati (1982, p. non numerata) che ravvisava nei due quadretti legami culturali con l'area fiamminga. Cottino (1988, pp. 177-181), invece, respingendo ogni rapporto con i Bril e la pittura di paesaggio anteriore a Lorrain, metteva in evidenza come le opere della Sabauda non mostrassero caratteri affini ai fiamminghi attivi a Roma nella prima metà del Seicento o ad artisti piemontesi di tardo Cinquecento, ma derivassero da moduli diffusisi nella città pontificia a partire dalla metà del XVII secolo soprattutto attraverso la pittura di Gaspard Dughet. Le due tavole della Sabauda presentano quella composizione scenografica "a imbuto" elaborata da Claude Lorrain intorno agli anni Trenta poi seguita dal Dughet e presto divenuta una convenzione per i paesaggisti presenti nella capitale: la struttura generale è costituita da quinte laterali date dalle masse scure delle rocce e degli alberi, le quali inquadrano un paesaggio che si sviluppa in profondità verso destra o verso sinistra, e da tre zone orizzontali che costruiscono proporzionalmente i rapporti tra il primo e il secondo piano e il cielo. (continua in OSS)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100373242
- NUMERO D'INVENTARIO 712
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2014
- ISCRIZIONI sul retro - n. 155 Del Pazero - corsivo - a matita - italiano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0