Pala di Ternengo. Madonna col Bambino e i santi Antonio Abate, Sebastiano, Rocco e Giovanni Battista

dipinto, 1534 - 1534
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • MISURE Altezza: 139 cm
    Larghezza: 116 cm
  • ATTRIBUZIONI Lanino Bernardino (1509-1513/ 1582-1583)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Proviene dalla chiesa di Sant’Eusebio di Ternengo e fu acquistata dalla Galleria Sabauda nel 1868 dal signor Buscaglia (inventario Gamba,1871). La pala fu commissionata a Lanino il 24 aprile 1534 dalla comunità di Ternengo, come risulta dal contratto reso pubblico da Giorgio Colombo (1883) e ripubblicato da Cristina Mossetti in occasione della prima retrospettiva dedicata all’artista (1985). Nel contratto, stilato nella chiesa di Sant’Eusebio a Vercelli alla presenza del canonico Bernardino Cervola e del cappellano Antonio de Verdano, il sacerdote Francesco de Mortario, fratellastro del pittore e corista di Sant’Eusebio, prometteva a Giorgio Marchesi de Rechardino e a Giovanni de Cerruto, che agivano a nome della comunità di Ternengo, di far dipingere dal proprio fratello Bernardino una “anchonam quadram”, a unica tavola, simile per fattura e valore a una delle pale esistenti in Sant’Eusebio, nelle cappelle del defunto Giovanni Battista di Valdengo. Il contratto stabiliva che dovevano essere raffigurati la Vergine col Bambino in grembo, i santi Giovanni e Antonio e il ritratto di Giovanni de Cerruto, secondo quanto indicava il nobile Giovanni Gromo (Archivio Storico Civico, Vercelli). L’opera è tradizionalmente identificata con la tavola della Sabauda, nonostante qualche differenza rispetto al progetto documentato, poiché manca il ritratto del committente e sono stati aggiunti i santi Sebastiano e Rocco. Baudi di Vesme ipotizzò che il Cerruto fosse ritratto nelle sembianze di uno dei quattro santi e che l’inserimento dei due santi fosse da attribuire a ordini verbali successivi al documento. Nello studio di Astrua e D’Agostino pubblicato nel volume su Bernardino Lanino e il Cinquecento a Vercelli (1986), è stato rilevato come nel contratto si prescriveva espressamente che il dipinto dovesse essere eseguito conformemente alle indicazioni del nobile Gromo, figlio del generale delle finanze del Duca di Savoia e membro della famiglia dei feudatari di Ternengo, che potevano vantare una lunga tradizione di patrocinio artistico nel biellese. Secondo le studiose, il ritratto di un rappresentante della comunità sarebbe risultato eccessivamente in risalto nella chiesa di patronato dei feudatari locali, in un momento in cui la strategia della committenza, tradizionalmente non incline a fare riferimento alle botteghe pittoriche vercellesi, stava mutando. La pala di Ternengo sembra così aprire la strada a un flusso culturale nel biellese dal contesto vercellese. Dal contratto si desume, inoltre, che la tavola di Lanino doveva ispirarsi a un modello eseguito da Gerolamo Giovenone quindici anni prima, cioè la pala commessagli nel 1519 per il Duomo di Vercelli. Tuttavia, Lanino, anziché adeguarsi ai riferimenti del caposcuola garante della tradizione, si orienterà verso il nuovo linguaggio figurativo promosso da Gaudenzio Ferrari. La pala di Ternengo costituirà anzi il modello di riferimento per lo stesso Giovenone, che nel 1538 replicherà liberamente la composizione del giovane pittore nella pala Frichignono del 1538 in San Domenico a Biella (ora nel Duomo di Biella). Il dipinto della Sabauda rappresenta quindi un momento fondamentale nella definizione del linguaggio del pittore e intorno ad esso si articola gran parte della ricostruzione del suo primo periodo, che comprende la pala con Madonna e Santi del Museo Borgogna, in cui Lanino ripropone invariato il gruppo centrale della Madonna col Bambino sotto il baldacchino della pala di Ternengo, e la pala di Borgosesia del 1539. Di derivazione gaudenziana, la pala della Sabauda mostra l’avvio da parte del giovane Lanino di un linguaggio formale personale, riconoscibile nella dolcezza malinconica e assorta dei volti, resa con un chiaroscuro morbido e ravvivata dalle fitte lumeggiature dei capelli e delle barbe e nelle campiture cromatiche intense e a contrasto
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100373154
  • NUMERO D'INVENTARIO 829
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • ISCRIZIONI recto, su cartellino ai piedi della Madonna - l.brnardinus - a pennello - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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