L'Arcangelo Raffaele e Tobiolo. San Raffaele arcangelo accompagna Tobia con il pesce in mano e il cane
dipinto
ca 1465 - ca 1470
Benci Antonio Detto Antonio Pollaiolo (1431-1432/ 1498)
1431-1432/ 1498
Benci Piero Detto Piero Pollaiolo (1441-1443/ 1496)
1441-1443/ 1496
DIPINTO: 4 assi verticali rinforzate da 3 traverse orizzontali che scorrono tra tasselli incollati.; sul lato dx del dipinto è visibile una striscia non dipinta. CORNICE: dell'ultimo quarto del XIX secolo; dorata a cassetta con decorazioni intagliate.; telaio con incastri angolari a 45°; inserimento del dipinto in cornice con sbarrette metalliche
- OGGETTO dipinto
-
MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a tempera
-
ATTRIBUZIONI
Benci Antonio Detto Antonio Pollaiolo (1431-1432/ 1498): pittore
Benci Piero Detto Piero Pollaiolo (1441-1443/ 1496)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera è stata identificata con il dipinto raffigurante "un Angelo Raffaello con Tobia" che secondo Vasari (1568) Piero e Antonio del Pollaiolo fecero a Firenze "in un pilastro" della chiesa di Orsanmichele, posta sotto il patronato delle arti e corporazioni. Rispetto alla descrizione vasariana non corrisponderebbe la tecnica del dipinto che è a tempera su tavola, anziché "in tela a olio", come scrive il biografo, anche se è presumibile che i due artisti fossero soliti velare a olio i propri dipinti. Documentata nel XVIII secolo presso casa Tolomei di Siena, l'opera entrò a fare parte della collezione fiorentina del barone savoiardo Ettore Garriod, attraverso cui pervenne alla Regia Pinacoteca di Torino nel 1843 tramite un acquisto. Nel catalogo del 1866 l'opera risulta esposta, già con il riferimento ad Antonio del Pollaiolo, nella sala dedicata alle scuole italiane del Rinascimento (Vico 1866); nel catalogo del Gamba del 1884 è ricordata nella quinta sala delle scuole italiane del Rinascimento, con l'attribuzione a Piero del Pollaiolo (Gamba 1884, p. 33). Il Baudi di Vesme ricostruisce la vicenda storica del dipinto, che riferisce ad entrambi i fratelli, seguendo in questo Vasari (Baudi di Vesme 1899). Lo ritengono un'opera di collaborazione anche Berenson (1896), il Toesca (1949) e il Busignani (1970), che però vedono un maggiore contributo da parte di Antonio. Addirittura del tutto marginale sarebbe il ruolo avuto da Piero Pollaiolo nella realizzazione dell'opera secondo Sabatini (1944) e Ortolani (1948). Invece (Venturi 1911), Pope-Hennessy (1946) e Ettlinger (1978) ritengono che Piero abbia partecipato ampiamente all'esecuzione, opinione condivisa in generale dalla critica odierna. In particolare la descrizione minuta dell'abbigliamento e del paesaggio ha fatto pensare soprattutto alla figura di Piero, anche se il taglio della composizione presuppone l'esistenza di un progetto di Antonio, con una datazione intorno al 1470 (M. Di Macco, 1990, scheda "Opera del mese"). Nicoletta Pons (1994, con bibliografia) ritiene che carattere precipuo di Piero sia la staticità delle figure, i loro movimenti "impacciati e disarticolati", senza il dinamismo che è proprio invece di Antonio. Anche l'assenza di pathos nei volti dei protagonisti, quasi inespressivi, porterebbe a pensare a Piero come autore delle due figure. Del resto, all'interno della bottega Antonio risulta "maestro di disegno" e Piero soprattutto "dipintore" (Poletti 2001; Galli 2005). Il dipinto risulta databile intorno al 1465 in un'epoca prossima ad altre realizzazioni dei Pollaiolo, quali lo stendardo con 'San Michele arcangelo' del Museo Bardini di Firenze compiuto da Antonio per la compagnia di sant'Angelo di Arezzo e la pala con i 'Santi Vincenzo, Giacomo e Eustachio' dipinta nel 1466 dai Pollaiolo per la cappella del cardinale del Portogallo in San Miniato (ora Uffizi): accomuna le tre opere la stretta relazione fra figure e paesaggio. Secondo la Pons (1994) potrebbe aver commissionato il dipinto l'Arte di Mercanzia, che aveva un culto particolare verso san Raffaele, protettore dei figli dei mercanti mandati all'estero per iniziare ad esercitare la loro professione (sull'iconografia di Tobia e l'angelo e sul culto in ambito fiorentino: E. Gombrich 'Tobias and Angel', in 'Symbolic Images. Studies in the Art of the Renaissance', London 1972, ed. it Torino 1978, pp. 39-45). Nel 1469 tale Arte commissionò a Piero del Pollaiolo la serie delle 'Virtù' per la sala del Tribunale (oggi agli Uffizi)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350897
- NUMERO D'INVENTARIO 182
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- ISCRIZIONI retro tavola, in basso a destra, etichetta - stampatello/ corsivo - a stampa, a penna -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0