Madonna con Bambino
dipinto
post 1512 - ante 1520
Ambrogio Da Fossano Detto Bergognone (1451-1456/ 1523 Ca)
1451-1456/ 1523 ca
DIPINTO: 1 asse verticale scheggiato in alto a dx e mancante dell'angolo inferiore dx; spaccatura in basso a sin. fino a circa metà della tavola. Listello inchiodato lungo i bordi e 2 orizzontali a sezione rettangolare (spessore cm 0.5) incollati sul retro. CORNICE: dorata e intagliata con motivi floreali. Telaio con incastro angolare a 45° con rinforzi ortogonali; inserimento del dipinto con elementi metallici e spessori lignei
- OGGETTO dipinto
-
MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a tempera
-
ATTRIBUZIONI
Ambrogio Da Fossano Detto Bergognone (1451-1456/ 1523 Ca): pittore
-
ALTRE ATTRIBUZIONI
Ambrogio Da Fossano Detto Bergognone/ Bottega Di
Ambrogio Da Fossano Detto Bergognone/ Copia Da
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera pervenne nelle collezioni della Reale Galleria, già con l'attribuzione ad Ambrogio Bergognone, nel 1842 donata dal cavalier Michele Bisi, incisore genovese, come è ricordato dalla scritta sul fronte della cornice. Il riferimento all'artista lombardo è stata accolta da tutta la critica successiva, sia pure con diverse modulazioni. Il dipinto è assegnato al Bergognone negli inventari del 1851 e del 1853, compilati durante la direzione di Roberto d'Azeglio, ed anche in quello del 1866, quando il quadro era esposto nella sala dei Pittori Piemontesi. Benna (1857), sulla base del soprannome Bergognone, ha creduto trattarsi di un'opera di Jean Cortois detto il Borgognone, attivo nel XVII secolo. Gamba (1884) è stato restio a riferire la tavola ad Ambrogio da Fossano ritenendo che potesse trattarsi di una copia antica. Così hanno dubitato dell'autografia Beltrami (1895) e Cavalcaselle (1897). Baudi de Vesme (1899; 1909) invece è tornato a attribuire la tavola a Bergognone, seguito da Pacchioni (1932; 1938; 1951) e in un primo tempo Gabrielli (1959; 1965), che però poi (1971, con bibliografia) l'ha assegnata alla bottega del pittore, in quanto "opera assai stanca, collocabile nel periodo della tarda attività del pittore". Invece Zeri (1973) non vede "ragione alcuna per respingere verso la bottega questo autografo del pittore". Secondo lo studioso il dipinto va collocato nel periodo della maturità artistica di Bergognone, che fra il 1495 e il 1515 abbandona "definitivamente ogni traccia della 'maniera grigia' dei suoi inizi in favore di effetti cromatici più brillanti". Favorevole alla piena autografia dell'opera è infine la critica più recente. Si può ipotizzare una datazione non anteriore al 1512, cioè al secondo periodo certosino del pittore, quando l'artista assolve a numerose richieste di tavolette destinate alla devozione privata spesso ripetendo schemi compositivi e motivi. Il dipinto della Sabauda risulta in particolare prossimo al'affresco della 'Madonna che allatta il Bambino e angeli' nel refettorio della Certosa di Pavia databile probabilmente al 1514 e alla tavola con la 'Madonna del velo' nella Pinacoteca di Brera pressoché coeva. A favore di una datazione nel secondo decennio, quando le opere di Ambrogio non lasciano più percepire il leonardismo accentuato dei primi esperimenti, spinge inoltre il confronto con opere come la "Madonna col Bambino" del Poldi Pezzoli di Milano (inv. 4063) e quelle in collezione privata, esposte alla mostra nel 1998 a Pavia, a cura di Gianni Carlo Sciolla (Casavecchia Barbara, in 'Ambrogio da Fossano detto il Bergognone. Un pittore per la Certosa', schede nn. 77 e 78), collocabili negli anni 1512-15 circa, datazione che si attaglia anche al dipinto della Sabauda. La fisionomia della Madonna e la sua acconciatura, con i capelli raccolti ai lati delle tempie coperti da un lieve velo trasparente, rimandano altresì alle opere di Perugino presenti in Lombardia dalla fine del Quattrocento. In seguito al restauro condotto nel 2004 è stata confermata l'ipotesi di una riduzione di dimensioni della tavola, ridipinta "ai lati per assimilare l'opera alle dimensioni dei dipinti per devozione privata anch'essi caratteristici della produzione del pittore. La presenza dei due frammenti di maniche sui due lati alludono probabilmente ad un aspetto originario come 'Sacra Conversazione' con uno sfondo su un più ampio paesaggio" (Lucarelli Linda, cfr. RST- RESTAURI 2004)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350893
- NUMERO D'INVENTARIO 174
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- ISCRIZIONI retro tavola, in basso a destra - R. GALLERIA SABAVDA - stampatello maiuscolo - a matita blu -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0