San Girolamo traduce la Bibbia
dipinto,
Gentileschi Orazio (maniera)
1563/ 1639
Il santo è raffigurato seduto, a mezza figura e nella penombra. Un panneggio rosso poggia sulla spalla sinistra e lascia il torso nudo. La mano destra tiene una penna mentre la sinistra è levata a sorreggere le pagine della bibbia poggiata s'una pietra con un teschio affianco
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Gentileschi Orazio (maniera): pittore
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Merisi Michelangelo detto il Caravaggio
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE San Gerolamo è qui mostrato nel suo eremo deserto, intento al lavoro di traduzione della Bibbia in latino. Nell'inventario dei quadri di pittura redatto dal Della Cornia nel 1635 sono registrati molti dipinti raffiguranti il padre della chiesa: un "S. Gerolamo in rame" del cav.r Bassano (n. 11), un "S. Gerolamo, che contempla una testa di morto in un deserto, 1/2 figura in tavola" di Cesare da Sesto, allievo di Leonardo (n. 53), un "S. Gerolamo Mezo nudo con la testa che posa sopra la mano in tavola" dello Schidone (n. 113), un "S. Gerolamo avanti al crocifisso con un libro rosso sotto i gomiti fig. int. in tavola" che viene da Durer (n. 116), il "S. Gerolamo co'la penna in mano, libri, e testa di morte" figura" del Valentino francese (n. 233), un "S. Gerolamo con un libro aperto, et una testa di morto" di Sinibaldo Scorza (n. 256), un "S. Gerolamo, che tien la mano sopra un libro aperto, fig. int." che viene da Tiziano (n. 277), un "S. Gerolamo avanti à un Christo, con le mani al petto" che viene da Cesare da Sesto (n. 296), un "S. Gerolamo, ch'accenna ad una testa di morto, 1/2 figura in tavola" che viene da Durer (n. 346), un "S. Gerol.o col capello sotto al crocifisso, in tavola fig. int." da Dosso Dossi (n. 364), un "S. Gerolamo, che scrive fig. intiera in tavola" di maniera fiorentina (n. 428), un "S. Gerol. co'libro al seno, 1/2 fig.a" di Benvenuto Garofalo (n. 574), un "S. Gerolamo picciolo con sasso al petto avanti al crocifissi, 1/2 fig.a in tav. "che viene da Tiziano (n. 576), un "S. Girolamo mezo ignudo con le mani al petto nati al crocifisso, co'libro aperto", et una testa di morto" (n. 726), senza contare tutte le opere in cui il santo compare assieme alla Madonna e ad altri personaggi (Musei d'arte, fasc. I). Il soggetto godeva infatti di grande popolarità, almeno dal XV secolo in avanti, e in particolare - dopo la consacrazione dovuta al Caravaggio con l'esemplare oggi conservato nella Galleria Borghese di Roma - fu caro agli artisti caravaggeschi, che vi si cimentarono di frequente. L'Inventario mobili del 1682 registra nella "picciola Galleria attigua" al gabinetto piccolo un quadro con un'iconografia che potrebbe quasi corrispondere al nostro: "San Girolamo nel deserto con La mano dritta sopra un Libro aperto tenendo nella sinistra un Teschio di morte in atto di Contemplarlo" (Musei d'arte, fasc. II, p. 5, n. 57). Questa tela, che attualmente si conserva nei depositi, non è identificabile con certezza in nessuno degli esemplari citati nell'inventario seicentesco e viene registrata nei cataloghi manoscritti della Galleria Sabauda a partire dal 1871: potrebbe quindi essere frutto di un'acquisizione ottocentesca. Nel 1871 era assegnata al Caravaggio in persona e tale attribuzione viene riportata nuovamente nell'inventario manoscritto del 1952. In occasione della mostra su La Tour e il caravaggismo nordico in Piemonte (2002, p. 54) è stata avanzata la proposta che questa tela si possa assimilare a quella di medesimo soggetto conservata presso il Museo Civico d'Arte Antica e Palazzo Madama di Torino dipinta da Orazio Gentileschi intorno al 1610-1611 (inv. 469; Zuccari 2001, pp. 94-96). La datazione dell'opera, (forse la seconda versione del dipinto conservato in collezione Koelliker a Milano, Corberi 2005) è giustificata, oltre che dall'analisi stilistica, dalla proposta di metterla in relazione con un'interessante testimonianza archivistica (Longhi 1943, p. 22; Bissel 1981, pp. 151-152; Simonetti 2005, pp. 7-14) sul modo di operare del pittore che in quel periodo lavorava su modelli in posa: il signor Giovan Pietro Molli, pellegrino di Palermo, fu al servizio del pittore durante la Quaresima del 1610 o 1611 per la realizzazione di un quadro con San Gerolamo. Secondo la descrizione di un contemporaneo, Molli, che all'epoca aveva 73 anni, era "huomo di bello aspetto d'una faccia che pare un San Paolo testa calva tutto canuto con una bella barba tonda grande cioè tanto nelle guancie quanto nella barba istessa". La posa adottata nel quadro, particolarmente manierata poiché adatta al soggetto biblico, sembrerebbe confermare questa proposta identificativa. Secondo Chiara Lanzi, che nel 2005 per la Soprintendenza BSAE di Torino ha redatto la scheda OA relativa alla tela, la testa dello stesso personaggio sembrerebbe essere stata utilizzata anche per il profilo di Sant'Antonio Abate negli affreschi della cattedrale di San Venanzo a Fabriano e per il Sacrificio di Isacco della Galleria di Palazzo Spinola a Genova, anche se in questo caso (continua in OSS)
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350881
- NUMERO D'INVENTARIO 793
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0