Salmacide abbraccia Ermafrodito

dipinto,

Presso le rive alberate della sorgente di Salmacide, in Caria, la ninfa abbraccia Ermafrodito costringendolo a cedere al suo amore. Egli la respinge. Attorno le due figure nude sono quattro amorini uno dei quali spinge Ermafrodito nelle braccia di Salmacide e tiene una torcia accesa. Un secondo sulla destra spezza l'arco mentre ai lati uno si strappa i capelli, a destra, e un altro sul fondo a sinistra si apposta per bisogno presso un albero. La cornice in legno dorato è caratterizzata da tre modanature di cui quella mediana lineare e quelle estreme decorate a perline

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Albani Francesco (attribuito): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Come riferisce tra gli altri Baudi di Vesme la piccola tela, assieme al dipinto n. 498, fu probabilmente realizzata dall'Albani per il cardinal Maurizio, intorno il 1633 (Baudi di Vesme 1899). Confluita presto nella collezione del duca di Savoia fu prelevata dai francesi nel 1799 per essere esposta al Museo del Louvre e poi essere riconsegnata ai Savoia grazie all'intenso lavoro diplomatico dell'avvocato Costa, delegato del re per il recupero delle opere d'arte incamerate in Francia (Rovere 1859; Baudi di Vesme 1899; Gabrielli 1971; Di Macco, Failla 2005). Raffigurante Salmacide che abbraccia Ermafrodito per desiderio, episodio narrato da Ovidio nel IV libro delle 'Metamorfosi', il dipinto in passato è stato ritenuto, contro il comune parere, di maniera dell'Albani che di questo soggetto eseguì numerose versioni (Schaack 1969). Opera autografa del maestro, che si avvalse della collaborazione di aiuti, la specifica composizione con la rappresentazione dell'abbraccio risentirebbe per il Wittkower delle immagini erotiche che il letterato Giambattista Marino riportò nella sua 'La Galleria', stampata a Venezia nel 1619, di cui risentirono anche le pitture di Annibale Carracci (Wittkower 1952; Puglisi 1999). Tra le versioni dell'Albani si ricordano quella di Parigi, della Dulwich di Londra e naturalmente quella di misure più grandi conservata in Sabauda. Per via della presenza degli aiuti il Volpe colloca i due esemplari di Torino ad una fase più tarda rispetto alla versione del Louvre (Volpe 1962), in linea con quanto ipotizzato dalle fonti più antiche, tuttavia Stéphane Loire reputa la versione qui trattata di migliore qualità rispetto al dipinto di più grandi dimensioni (Loire 1996)
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350856
  • NUMERO D'INVENTARIO 624
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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