Ritratto di vecchio gentiluomo. Ritratto di vecchio gentiluomo

dipinto,
Reni Guido (scuola)
1575/ 1642

Il soggetto si staglia sullo sfondo grigio, vestito da un ampio abito nero da cui spuntano i polsini ed il colletto bianchi, è realizzato a mezza figura. Il suo volto è caratterizzato da lunghi baffi bianchi e barba curata. Da sotto il gomito sinistro del braccio piegato spunta un'elsa di stana, mentre la mano regge un paio di guanti marroni. Sulla sinistra è un tavolo coperto da una stoffa rossa sul quale sono adagiati un orologio da taschino ed un libro sul quale il personaggio poggia la mano destra

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Reni Guido (scuola): pittore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Barbieri Giovanni Francesco Detto Guercino (imitazione)
    Cantarini Simone detto Pesarese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto inv. 145 pervenne al Museo nel 1864 dal lascito dei marchesi Falletti di Barolo che avevano raccolto nel corso della loro vita una cospicua quadreria per arredare il loro palazzo. Nell'inventario relativo ai quarantacinque quadri scelti da Massimo d'Azeglio, Luigi Gandolfi e Carlo Arpesani per entrare a far parte delle collezioni della Regia Pinacoteca di Torino allegato al verbale di consegna del 28 aprile 1864 il dipinto in questione è menzionato come opera autografa di Guido Reni e il soggetto viene identificato come ritratto del cardinale Bentivoglio (F. Corrado, La Quadreria Tancredi Falletti di Barolo, in "Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti", n. 47, 1995, pp. 151, 152 e 160). Anche il registro inventariale relativo alle collezioni del museo datato 1866 riporta la stessa attribuzione al Reni. In una nota presente sull'inventario manoscritto compilato da Francesco Gamba a partire dal 1871 si legge, invece, "Pare piuttosto un Guercino" (p. 26). Nel 1884 il quadro risulta esposto, come imitazione del Guercino, nella settima sala - dedicata ai pittori delle scuole regionali italiane dei secoli XVI, XVII e XVIII - al secondo piano del Palazzo dell'Accademia delle Scienze, dove il museo, da Palazzo Madama, era stato trasferito nel 1865 (F. Gamba, Guida od indicazione sommaria dei quadri e capi d'arte della R. Pinacoteca di Torino, Torino 1884, p. 47, n. 169). Alessandro Baudi di Vesme (Catalogo della Regia Pinacoteca di Torino, Torino 1899, p. 144, n. 535) lo ritiene opera della scuola di Guido Reni, attribuzione condivisa anche da Guglielmo Pacchioni (La Regia Pinacoteca di Torino, Roma 1932, p. 21) e da Noemi Gabrielli (Galleria Sabauda. Maestri Italiani, Torino 1971, p. 214, fig. 269). Nel 1899 risulta esposto nella sala dodicesima insieme ad altre testimonianze di scuola bolognese, nel 1932 risulta collocato nelle sale di studio e di consultazione, nel 1971 nei depositi. Il quadro non compare nè come autografo nè come opera di scuola nello studio di E. Baccheschi, L'opera completa di Guido Reni, Milano 1971 e nella monografia più recente di S. Pepper, Guido Reni: l'opera completa, Novara 1988. Fabrizio Corrado nel suo saggio sulla quadreria Falletti di Barolo (1995, p. 160) ne sottolinea "la forza della pennellata, la sobria intensità della gamma dei grigi dall'intonazione argentata, la penetrante intensità dell'espressione" restituite dal restauro eseguito nel 1990 dalla ditta Nicola e diretto da Michela Di Macco; riferisce, inoltre, un parere orale di Stephen Pepper secondo cui il problema dell'autografia resta aperto tenendo anche conto di un suggerimento di Denis Mahon che, dopo il restauro, avanza il nome di Simone Cantarini; sostiene, infine, che il riconoscimento antico del soggetto come ritratto del cardinale Bentivoglio potrebbe indicare la famiglia dalla quale il quadro fu acquistato. Corrado (1995, p. 169) ha, inoltre, messo in evidenza come un nucleo consistente della raccolta dei marchesi Falletti di Barolo fosse costituito da opere sei e settecentesche caratterizzate da "misurato accademismo devozionale" all'interno del quale si possono annoverare, oltre alla tela inv. 145, anche altri dipinti passati nelle collezioni della Galleria Sabauda (inv. 556, inv. 566, inv. 560, inv. 135, inv. 582). La capacità di cogliere con precisione i tratti fisionomici del personaggio e di restituirne con essenzialità priva di orpelli l'integrità morale attraverso lo sguardo grave e l'atteggiamento al contempo dignitoso ed energico fanno propendere, tra i discepoli del Reni, per Simone Cantarini che, in opere come il Ritratto di un vecchio gentiluomo (ritenuto il probabile ritratto di Guido Reni in tarda età) in collezione privata a Pesaro, dimostra non comuni capacità di introspezione psicologica (per questo dipinto si veda A. Emiliani, scheda I.18, in A. Emiliani, a cura di, Simone Cantarini detto il Pesarese (1612-1648), catalogo della mostra a Bologna, Milano 1997, p. 107)
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350836
  • NUMERO D'INVENTARIO 145
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • ISCRIZIONI sulla cornice, entro targhetta in basso al centro - DONO PROVENIENTE DALLA SUCCESSIONE/ DEI MARCHESI TANCREDI E GIULIA COLBERT / CONIUGI FALLETTI DI BAROLO 1864 - a pennello - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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