Venere e Cupido
dipinto,
Cignani Carlo (attribuito)
1628/ 1719
Le due figure sono rappresentate fino alle ginocchia, parzialmente coperte da panneggi. Venere è seduta e regge nella destra l'arco preso a Cupido. Questi posto tra le ginocchia di Venere guarda l'arco e tiene nelle mani due colombe. La cornice in legno intagliato e dorato presenta tre modanature riccamente decorate a motivi vegetali. Nelle congiunzioni dei quattro lati ci sono decorazioni a conchiglia
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Cignani Carlo (attribuito): pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Proveniente dalla raccolta del principe Eugenio Savoia Soissons il dipinto giunse in Galleria Sabauda, insieme al suo pendant raffigurante l'Adone, nel 1741 a seguito della vendita a Casa Savoia del 1737 avvenuta dopo la morte del principe Eugenio (Baudi di Vesme 1899; Gabrielli 1971; Spantigati 1982; Barbero 2012; Goria 2012). 'Une Venus et Cupidon à la manière Bolonnoise' è pertanto citata al numero 172 tra quelle "qui se trouvent au pallai en ville" nel catalogo viennese del 1737, fatto redigere dalla principessa ereditiera degli averi del principe Eugenio, la nipote Vittoria di Savoia Soissons (Spantigati 1982; Comoglio 2012). Prelevato dai francesi nel 1802 fu incamerato nella collezione privata del generale Jourdan assieme alla tela con Adone, da qui rientrò alla Corte Sabauda nel 1816 a seguito di fitti scambi diplomatici tra il Jourdan e l'avvocato Costa, delegato dai Savoia per il recupero delle opere di proprietà sabauda trasferite in Francia (Baudi di Vesme 1897; Astrua 2005; Di Macco, Failla 2005). Il dipinto compare nell'inventario del 1822 indicato nella Galleria del Daniel a Ponente, sopra dal Camino nel lato a destra con l'attribuzione al Cignani. Si tratta di un egregio esempio della pittura matura del Cignani - il tema iconografico ed il trattamento della materia anticipano il gusto che si affermerà nella pittura del '700 - nel quale il fare pittorico si caratterizza per la pennellata sfaldata e leggera, l'uso di colori morbidi ed una materia magra che compone delicati passaggi pittorici. Secondo un'emergenza documentaria ricuperata da Tibor Gerevich il dipinto sarebbe stato acquistato da Gabriele Sampieri a Roma e sarebbe pertanto databile entro gli anni 1662 ed il 1665 (Gerevich 1912, VI, p. 577). La cronologia del dipinto proposta dallo studioso si concilia con i caratteri di stile in cui si ritrova vivo l'esempio del classicista Carlo Maratta - per Buscaroli Fabbri evidente segnatamente nei lineamenti e nell'acconciatura dei Venere (Buscaroli Fabbri 1991)- che il Cignani conobbe proprio a Roma attorno il 1662. In questa tela il Roli ha rilevato alcune analogie con l'altra opera del Cignani conservata in Sabauda, un'opinione giustificata in parte dall'esito pittorico raggiunto nell'Adone che, benché opera giovanile, anticipa i caratteri della pittura matura del Cignani. Come questa tela anche il dipinto raffigurante Venere e Cupido fu ridimensionato durante i primi allestimenti della Galleria Sabauda per permettere l'accostamento delle due tele: posizionati a 'pendant' i due dipinti parevano infatti ben rappresentare il gusto della corte viennese del principe Eugenio. Tale operazione ha cagionato tuttavia le screpolature, in parte sanate dal restauro del '90, ancora visibili lungo i contorni
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350832
- NUMERO D'INVENTARIO 137
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0