San Girolamo

dipinto,

La figura del santo è realizzata a mezzo busto, nell'atto di volgere lo sguardo al cielo. Nella mano sinistra tiene un teschio, con la destra impugna un sasso con il quale si percuote il petto. La spalla destra è nuda, mentre il resto del corpo è coperto da un panneggio rosso

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI De Ribera Jusepe Detto Spagnoletto (bottega): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Insieme ad altre opere il dipinto proveniva dalla collezione del professor Angelo Boucheron. Fu acquistato dalla Pinacoteca nel 1842 dopo esser stato valutato da una commissione nominata appositamente da S. M. e riunitasi in casa Birago a Torino per visionare i dipinti. Un "S. Girolamo, mezza figura" attribuito al Ribera e con provenienza da Casa Boromeo compare infatti per la prima volta come ottava opera delle 34 citate nel primo elenco del Boucheron. La vendita peraltro si rivelò caratterizzata da curiose dinamiche, recentemente ricostruite nelle singole fasi da Stefania De Blasi (De Blasi 2007 pp. 327-347). Il dipinto viene citato dal Callery che mantiene il riferimento al Ribera, probabilmente poiché aveva consultato gli inventari delle opere del Boucheron e si trovò d'accordo con l'attribuzione. Nell'inventario del 1899 redatto da Baudi di Vesme viene indicato inoltre che prima della cessione a S.A.R. il Boucheron l'avrebbe "acquistato dal generale Pino, di Milano, e questi l'aveva avuto dalle monache di Saragozza" (Baudi di Vesme 1899, p. 97-98 n. 322). Successivamente il dipinto è stato citato dallo Jacobsen che lo indica con la medesima paternità come farà nel 1932 il Pacchioni. Nel testo monografico redatto da Elisabeth Traipier nel 1952 il dipinto è menzionato come buona copia del 'San Paolo eremita', identificato in passato come San Girolamo, di Ragusa (Traipier 1952). Successivamente Nicola Spinosa, nella monografia dedicata allo Spagnoletto del 1978, ritenne l'opera non autografa pertanto la fece comparire nella paragrafo dedicato alle 'Copie da presunti originali del Ribera' (Spinosa 1978, p. 142 n. 447). Nella successiva mografia del 2003 lo studioso cita l'opera torinese tra le varianti di bottega di un dipinto firmato e datato al 1648 presente in collezione privata di Città del Messico. Con tale composizione il dipinto di Torino condivide accenni alla resa naturale di luci e di colori, l'evidenza della qualità dei panni e di epidermidi, l'intensità di stato d'animo e di emozioni (Spinoza 2003 p. 339; II ed. p. 375, n. A322). Tali componenti caratterizzano la più genuina produzione degli ultimi anni del Ribera, quando cioè la malattia che lo portò alla cessazione della sua attività iniziava a prendere piede. L'esecuzione di Torino coincide quindi con un ritorno al 'vigoroso tenebrismo' dell'arte del Ribera, indagato soprattutto durante la sua produzione giovanile ed a questi anni ripreso dal maestro e dalla sua cerchia. L'opera può collocarsi pertanto negli anni '40 del XVII secolo
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350817
  • NUMERO D'INVENTARIO 101
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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