David con la testa di Golia
dipinto,
Riminaldi Orazio (cerchia)
Pisa 1593 - ivi 1630
Il giovane David è realizzato a mezza figura, con il torso nudo in torsione rappresentato di scorcio. Con la mano destra indica la testa di Golia, che regge con la mano sinistra; l'inguine è coperto da una pelle legata sul fianco e poggiata sulla spalla opposta. Sulla fronte del gigante è rappresentata la pietra fatale mentre dal fianco del giovinetto pende la fionda. Un bastone o una spada si confonde sul fondo scuro, in secondo piano
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Riminaldi Orazio (cerchia): pittore
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Furini Francesco
Manfredi Bartolomeo
Lionello Spada
Mattia Preti
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto ha avuto vicende attributive complesse. Negli inventari ottocenteschi della Galleria Sabauda (del 1851, 1853 e 1866) viene identificata come opera di Leonello Spada; mentre l'inventario del 1871, pur non fugando del tutto l'attribuzione allo Spada, instaura per la prima volta una relazione tra il dipinto e l'opera pittorica di Mattia Preti. Fu Baudi di Vesme che nel 1899 passò ad attribuire definitivamente il dipinto al Preti, riportando in calce la passata attribuzione. La stessa paternità viene riproposta nell'inventario del 1952 redatto da Noemi Gabrielli. Successivamente il dipinto fu attribuito dal Posner per la prima volta ad un maestro la cui arte ha avuto spesso tangenze con il fare venato dal classicismo di matrice bolognese del Manfredi ed una vicinanza artistica certificata dalle fonti: il pisano Orazio Riminaldi. Pubblicando l'opera nel 1967 il Moir riprese tale attribuzione ( Moir 1967, p. 220, nota 40, fig. 283). La proposta a favore del Riminaldi non fu accolta dalla Gabrielli che nel catalogo del 1971 (pp. 165-166, fig. 315), giunse ad identificare il dipinto con quello registrato da Antonio della Cornia nell'Inventaro de'Quadri di Pittura di S.A.R. nel 1635, dove al numero 260 si indica "David con la spalla nuda, e la testa del gigante, Del Manfredi, ma la testa è d'altra mano, Mediocre" riportando l'attribuzione al pittore mantovano (Gabrielli 1971, pp. 165-166 n. 558). Lo stesso dipinto potrebbe essere quello citato nell'inventario del 1631", dove nell' "Anticamera nova in testa del Sallone" ( Bava 1995, p. 55) figura un "Quadro di Davide con la testa di Golia, di bona mano"; l'"Inventaro mobili" del 1682 cita il dipinto al numero 169 con attribuzione al Manfredi (la trascrizione contenuta nella prescheda SBAS TO n. 00000275 che non rende percorribile l'identificazione con il dipinto descritto ed il nostro, andrebbe verificata poichè si ritiene che 'spada' vada sostituito con 'spalla'). Successivamente il dipinto è generalemente sempre stato assegnato al Riminaldi; sono su questa linea i contributi della Gregori 1972 (p. 49), del Nicolson 1979 e 1990, I, (rispettivamente p. 82 e p. 163), del Papi (1992), della Morselli (1993, pp. 33-34), dell'Arena (1999, pp. 90-91, n. 32) ed anche La Guida breve alla Galleria (1991, p. 52) riporta l'attribuzione al pittore di origini pisane, seppur con qualche ombra di dubbio, una proposta presentata invece con convinzione in occasione della mostra sul caravaggismo nordico in Piemonte tenutasi nella Galleria Sabauda nel 2002 (p. 57). Gianni Papi, nella sua recentissima monografia sul mantovano Bartolomeo Manfredi, torna sull'argomento trattato nel 1992, per il quale in verità in quella stessa sede si poteva cogliere un adombrato dubbio circa la paternità del David di Torino nella descrizione del soggetto "che evidenzia la 'tensione rotatoria tipica delle composizioni del Riminaldi' ma anche una 'ambiguità elegante' che cozza con la schiettezza delle figure virili solite del pittore pisano", ed espunge di fatto il quadro dal catalogo del pisano, rompendo l'effetto di quella 'forza d'inerzia' polarizzatrice dell'attribuzione ad Orazio, in virtù dei 'caratteri [...] addolciti e svirilizzati' del David, per i quali lo studioso suggerisce debolmente il riferimento ad un allievo del Riminaldi, Francesco Furini, nella sua fase giovanile
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350814
- NUMERO D'INVENTARIO 98
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0