San Girolamo in meditazione

dipinto, post 1600 - ante 1650

Il retro del dipinto non presenta traversature o sistemi di rinforzo. Si evidenzia solamente un sistema di ancoraggio alla cornice. La cornice è intagliata e dorata, con fitti decori

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veneto
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Tiziano Vecellio
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Fu acquistato per la Pinacoteca dal Ministero della Pubblica Istruzione nel 1891 dietro segnalazione di Cavalcaselle (1891) che lo riteneva opera di Tiziano. Proviene dalla collezione padovana del dottor Leandro Sotti e prima ancora dalla raccolta dei conti Burin, secondo Baudi di Vesme (1899) proprietari del dipinto almeno dalla fine del Settecento. La paternità è ritenuta certa da Cavalcaselle, che pur sottolineava la discrepanza dell’opera in rapporto alle varianti d’analogo soggetto a noi note e realizzate su tavola o su tela, ma concordi nel rappresentare il santo a figura intera e non a mezza come nel presente caso. A suo giudizio il dipinto era collocabile tra la cosiddetta seconda e terza maniera del maestro, cioè tra il 1550 e il 1560, quando cioè i suoi dipinti andarono acquisendo uno stile più mosso e vibrato e una materia poco finita (Cavalcaselle, 1891). Nonostante le riserve espresse in merito all’autografia e alla qualità del dipinto da Jacobsen (1897), disposto tuttavia ad ascriverlo a una fase creativa del maestro caratterizzata dalle “ombre opache e nerissime” e dalle “forme fluttuanti e indecise”, la critica non ha sinora saputo avanzare nomi alternativi pur dimostrandosi scettica ad avvallare con risolutezza l’autografia tizianesca. Cosicché Arslan in una comunicazione orale del dicembre 1969 (in Gabrielli, 1971) si limitava a rigettare l’altisonante attribuzione, Wethey (1969) a proporre una generica ascrizione alla scuola veneziana del XVI secolo, la Gabrielli (1971) a un anonimo imitatore del Cadorino, mentre nelle più recenti schede del Museo (Garavelli, 2005) si riporta l’attribuzione storica e si indica un parametro cronologico di riferimento attorno al 1544 circa. Per via del corpo della pennellata, che tuttavia infrange i contorni anatomici della figura, del colore corrusco e pastoso e in mancanza di dati risolutivi si crede invece più opportuno inserire il dipinto all’interno del cosiddetto revival tizianesco della prima metà del secolo successivo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350803
  • NUMERO D'INVENTARIO 622
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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