Cristo deposto dalla croce

dipinto post 1599 - ante 1699

Cornice del 1720/ 1730 ca., documentata dal 1891

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Da Ponte Jacopo Detto Jacopo Bassano (maniera)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tela proviene da Palazzo Reale e a parere tanto di Arslan (1931; 1960) che della Gabrielli (1971) si tratta di una copia scadente, fuoriuscita dalla bottega bassanesca. Tale attribuzione viene confermata anche nella guida della Galleria Sabauda del 1991. Come per la Coronazione di spine (inv. 437), anche per la Deposizione vale il discorso del grande successo ottenuto dai notturni religiosi della tarda attività di Jacopo Basssano, peraltro documentato anche dalle fonti storiche dell’epoca (Marucini, 1577; Van Mander [1604]). Più specificamente si può considerare che la meditazione notturna sul corpo nudo di Cristo si faccia strada nella produzione tarda e ufficiale di Jacopo a partire dal Trasporto di Santa Maria in Vanzo del 1574 e prosegua nel ciclo dedicato alla Passione di Cristo realizzato da tutta la bottega per la Chiesa di Sant’Antonio a Brescia verso il 1580-82, mentre non si contano le variazioni, le copie e le derivazioni sul tema associabili alla devozione privata. Il dipinto torinese si può dunque in generale ritenere una replica desunta da un originale di Jacopo Bassano, identificato per lo più con il dipinto di grande formato appartenuto agli eredi di Mazarino e a Luigi XIV e oggi al Louvre di Parigi (cfr. Habert, 1998, pp. 45, 74-74 scheda 9 con bibliografia e relativamente alla querelle attributiva; Samadelli-Scardellato, 2009, p. 51), in rapporto al quale la composizione è stata adattata al formato verticale, mantenendo dunque le stesse figure ma facendone arretrare due nel fondo in ombra a destra e serrando ancor più le altre attorno al Cristo morto. Jean Habert ritiene che siano tre i filoni di varianti discesi direttamente dall’idea compositiva che ruota attorno a un unico lume centrale, ma sulla base degli esemplari pubblicati pare indicativamente più corretto dividerli almeno in quattro, sebbene – come a giusto titolo rammenta lo studioso – manchi ancora uno studio organico sui rispettivi ambiti culturali e geografici di provenienza. Il primo della serie è senz’altro uno schizzo realizzato a olio, attualmente al Museo de Arte Antigua di Lisbona, ritenuto una prima idea della composizione (Habert, 1998) e compatibile al dettaglio tanto con il dipinto Sabaudo che con quello su ardesia già di collezione Lansdowne di Londra, assegnato da Zampetti per lo più alla mano di Jacopo con l’aiuto della bottega (cfr. Id., 1957, pp. 174-175 n. 70) e di dimensioni conformi a quello torinese. In questo primo gruppo la composizione è resa più efficace dalla mancanza di una terza figura femminile a destra, sostituita però dalla coppia di personaggi nello sfondo, tra i quali si riconosce l’apostolo Giovanni. Il secondo filone è costituito dall’esemplare del Louvre e il terzo da una stampa dell’artista fiammingo Pieter de Jode (1570-1634), che sposta due personaggi dietro le due donne prossime al centro della scena ma avanza sino al primissimo piano a destra Giovanni, che spalanca le braccia in segno di contrizione (Habert, 1998). Infine al quarto potrebbe corrispondere la versione dell’Hermitage, ritenuta da Smirnova una composizione a tutti gli effetti indipendente, essendo impostata su un formato verticale ancor più spinto, nella quale la croce è posta proprio al centro dietro la torcia ignea con l’incrocio dei bracci in vista. La posizione dalla Vergine e della Maddalena è invece invertita e i due dolenti sono lasciati nello sfondo a destra (Artemieva, 2001, pp. 118-119 n. 35 ma anche Smirnova, 1976, p. 140). Nel caso del dipinto torinese occorre però precisare che la luce letteralmente irradiata dal centro della composizione sino ai lati, la violenta accensione luminosa che colpisce i due dolenti nello sfondo e il corpo della pennellata pastosa inducono a crederlo una copia seicentesca
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350798
  • NUMERO D'INVENTARIO 437
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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