Grande mercato. Mercato

dipinto, ca 1580 - ca 1585

Cornice del XVII secolo

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Da Ponte Jacopo Detto Jacopo Bassano (1510 Ca./ 1592)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Da Ponte Francesco detto Bassanino
    Da Ponte Francesco Detto Bassanino (bottega Di)
    Da Ponte Francesco Detto Bassanino (collaboratori Di)
    Da Ponte Jacopo Detto Jacopo Bassano (e Collaboratori)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto proviene dalle collezioni sabaude di Carlo Emanuele I, può essere ipoteticamente associato alla “fiera” del Bassano ricordata in un elenco manoscritto compilato dallo stesso duca a cavallo tra il XVI e XVII secolo (Bava, 1995). È in ogni caso citato in modo inequivocabile nell’inventario del 1631 e attribuito per la prima volta a Francesco Bassano nel 1635 da Antonio dalla Cornia. Tuttavia Venturi (1929) e la Weisz (1955) lo ritenevano di Jacopo, Arslan (1931; 1960) copia di buona qualità ascrivibile alla bottega dal Mercato firmato da Francesco oggi a Vienna. La Gabrielli (1971) proponeva di assegnarlo a Jacopo con l’aiuto di collaboratori e Ballarin (1995) soltanto al maestro all’inizio degli anni ottanta del Cinquecento, ipotesi poi confermata da una recente campagna di analisi diagnostiche (Bava, Radelet, 2009). Per contro Rearick (1982), Aikema (1996), la Mason (1999) e la Guida del Museo (1991) sostenevano la paternità di Francesco. La composizione è assemblaggio di vari modelli ricorrenti nelle opere di Jacopo e della bottega, come prova per esempio la figura del mendicante semi sdraiato in primo piano, che è spesso utilizzata anche per il personaggio di Lazzaro nella parabola del Ricco Epulone, o il bue squartato che compare anche nelle redazioni del Figliol Prodigo o in quelle dell’Inverno. Il ragazzo di spalle in primo piano torna simile nell’Adorazione dei Pastori di Jacopo della Galleria Corsini di Roma e nel Viaggio di Giacobbe di Hampton Court, la donna matura che siede a destra ricorda invece la venditrice di uova della Presentazione della Vergine al Tempio di Tiziano (Aikema, 1996). Certamente la presenza nell’inventario della bottega di Jacopo del 1592 di un dipinto anonimo descritto semplicemente come “Mercato” (cfr. Aikema, 1996) attesta che a quella data il genere poteva già ritenersi codificato e svincolato dall’episodio religioso solitamente rappresentato nello sfondo dei cicli delle Stagioni, degli Elementi e delle Cucine dei Bassano (Mason, 1999, part. p. 560). Caratteristica della composizione così intesa pare invece il sovraffollamento di personaggi, oggetti e merci, associato per contro a una prospettiva a imbuto piuttosto semplice, nella quale le baracche lignee dei venditori ambulanti sono disposte ai lati di due corridoi diagonali che aumentano il senso di profondità spaziale, come nella parallela produzione fiamminga della seconda metà del Cinquecento. Il soggetto fu per l’appunto introdotto nella pittura europea da Pieter Aertsen e riscosse particolare successo in Spagna e in Italia, influenzando tra l’altro la pittura di Vincenzo Campi e di Bartolomeo Passarotti, ma non sono ancora del tutto chiari i veicoli di trasmissione in Veneto (Mason, 1999). Sono ritenuti precedenti significativi le Fiere di Joachim Beuckelaer, note in Italia negli esemplari di provenienza Farnese oggi a Capodimonte, e i Mercati Annuali di Gillis Mostaert (Aikema, 1996). Del resto già Lomazzo, nel Trattato dell’arte della pittura del 1584, equiparava la produzione del maestro bassanese a quella di Beuckelaer, che per giunta in un inventario farnesiano tardo seicentesco era citato come “Gioachino Bassano Fiamengo”, a segno che la familiarità tra i due era già pienamente recepita (Mason, 1999). In rapporto alla produzione pittorica nordica si colgono inoltre parallelismi eloquenti anche sotto il profilo del messaggio iconologico sotteso che, soprattutto in epoca contestuale al Concilio tridentino, investe il cibo di una componente morale e per suo tramite visualizza i piaceri vani e illeciti in genere connessi al Carnevale o viceversa i rigori penitenziali della Quaresima. I mercati godevano allora di dubbia reputazione e pare plausibile che nella profusione di dettagli inserita nella composizione da Jacopo sia illustrato il contrasto tra l’abbondanza e la sobrietà predicata dal messaggio cristiano (Aikema, 1996; Accornero, 2013 con bibliografia di confronto)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350797
  • NUMERO D'INVENTARIO 432
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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