testa di carattere

dipinto, ca 1739 - ante 1742

cornice in legno intagliato e dorato

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Nogari Giuseppe (1699/ 1763)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto (inv. 427) fu a rigor di logica eseguito insieme alle altre Teste di carattere conservate nella Galleria Sabauda (invv. 428, 435 e 438), probabilmente a ridosso del soggiorno torinese di Giuseppe Nogari presso la corte di Carlo Emanuele III, intercorso tra il 1740 e il 1742 (cfr. Vesme, 1899, 1909; Mossetti, 1987). In quell’occasione il pittore veneziano risultava infatti attivo al fianco dell’architetto Benedetto Alfieri nella decorazione del Gabinetto degli Specchi (oggi Gabinetto delle Miniature), ove inseriva nelle boiseries rococò una serie di 18 miniature - dette “teste di carattere all’olandese” per la minuzia fiamminga dei particolari - e alcune figurazioni allegoriche nella volta, realizzando a seguire delle sopraporte con Allegorie delle Arti, poi trasferite nei locali della Biblioteca e dell’Antibiblioteca della Palazzina di Caccia di Stupinigi (Griseri, 1963). La committenza dei Savoia lo coinvolgeva ancora nel 1747, all’indomani del suo rientro in laguna, commissionandogli la sopraporta con Giuseppe che spiega i sogni per la Sala degli Staffieri di Palazzo Reale. L’anno successivo il conte d’Ormea, allora Ministro di Sardegna a Venezia, gli ordinava invece un ciclo con quattro grandi quadri istoriati, andato completamente perduto (Mossetti, 1987). Secondo quanto sosteneva Honour (1957), le quattro Teste della Galleria Sabauda furono probabilmente spedite da Venezia a Torino e incluse nel compenso di 2280 lire versato dalla corte sabauda al pittore tra il maggio 1739 e il 26 settembre 1740 per alcuni lavori, non meglio identificati, da lui nel frattempo eseguiti. La serie non è menzionata nella Descrizione delle pitture, sculture et altre cose piu notabili del Real Palazzo e Castello di Torino del 1754 (Pinto,1994, fasc. III) e nemmeno nel Catalogue des Tableaux des plus excellens Peintres Italiens Flamands et hollandois Existans dans les Galleries Appartamens & Cabinets de S. M. le Roi de Sardaigne di Pietro Paolo Wehrlin del 1777 (Pinto, 1994, fasc. IV). Erano invece esposte alla mostra allestita al primo piano del Palazzo dell'Università di Torino nel 1820 (Arte di corte a Torino, 1987, p. 312; Villano, 2007) e segnalate sulla parete meridionale della Camera delle Porcellane nello Stato Descrittivo de' Quadri Esistenti negli Appartamenti del Reale Palazzo di Torino fatto compilare da Carlo Felice nel 1822 (Conoscere la Galleria Sabauda, 1982, pagine non numerate, nn. 7, 8, 16, 17). Con l’apertura della Galleria Reale furono spostate a Palazzo Madama e lì registrate dagli inventari del 1851, 1853, nel catalogo del Benna (1857) e del Callery (1859). Infine esposte nel 1866 nel Palazzo dell’Accademia delle Scienze, dove si era trasferito il Museo nel corso dell’anno precedente (Inventario R.le Pinacoteca - 1866, fol. 11v; Gamba, 1884). Baudi di Vesme (1899) suggeriva d’interpretare la serie come una rappresentazione dei quattro temperamenti umani. L’ipotesi non trovava seguito nel parere di Honour (1957), nè in quello della Gabrielli (1971), incline piuttosto a rileggerle come Allegorie delle Quattro Stagioni, e neppure presso Pallucchini (1994), invece propenso a ritenerle le Quattro età dell’Uomo. Sebbene sia difficile dubitare del fatto ch’esse formino un unico ciclo decorativo, occorre però tuttavia sottolineare che le misure delle quattro tele non sono perfettamente coincidenti. Honour (1953) e Griseri (1963) sottolineavano il costante riferimento allo stile veneziano, riscontrabile nel giorgionismo della Testa d’uomo anziano, nel forte debito di quella del Giovane con la mela e della Fanciulla nei confronti delle mezze figure del Piazzetta (Honour, 1957) e rilevando invece in quella dell’Uomo con la pipa l’influsso di Gerard Dou e più in generale della Scuola tedesca (Honour, 1957; Griseri, 1963) e olandese del XVII secolo (Pallucchini, 1994). Di quest’ultima Rodolfo Pallucchini (1933) pubblicava due copie inedite di collezione privata milanese e presso il Museo di Hanover, mentre più di recente è stata resa nota un’altra serie di Allegorie delle Quattro Stagioni di collezione privata veneziana, rappresentata interamente al femminile, caratterizzata da un taglio compositivo leggermente più ampio rispetto a quella torinese e successiva di circa un lustro (cfr. De Rossi, 2009, pp. 311-317). L’indiscutibile influenza del modello rembrandtiano, già popolare a Venezia nel corso del XVII secolo e imposto nel corso di quello successivo dalle pressanti richieste del mercato collezionistico cittadino, pare tuttavia interpretato dal pittore in chiave decorativa, stemperandone cioè la componente esistenziale e psicologica più drammatica ad esso sottesa (Pallucchini, 1994)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350781
  • NUMERO D'INVENTARIO 427
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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