Leda e il Cigno

dipinto, ca 1555 - ante 1599
Vecellio Tiziano (bottega)
1488-1490/ 1576

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  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Vecellio Tiziano (bottega)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI TIZIANO VECELLIO
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto proviene dalla collezione d’arte di Riccardo Gualino. Fu pubblicato da Lionello Venturi come autografo di Tiziano e ascritto al periodo successivo al soggiorno romano o alla fase tarda del pittore. Il prototipo di riferimento sembra essere la Venere allo specchio della National Gallery di Washington, che si trovava ancora nella bottega del maestro alla sua morte e fu venduta dagli eredi nel 1581 a Cristoforo Barbarigo, nota anche nella versione dell’Hermitage di San Pietroburgo. E’ possibile infatti che il maestro l’avesse conservata presso di sé per avvalersene in vista di repliche successive (Pedrocco, 2000, p. 261 n. 218). Poglayen – Neuwall (1934) datava il dipinto Gualino al 1600 circa, ritenendo la composizione “too naive” e considerando sia i panneggi che il cielo “wholly un-titianesque”. In effetti non solo rispetto ai prototipi della Venere allo specchio della National Gallery di Washington e dell’Hermitage di San Pietroburgo, di cui è replica con variazione iconografica (cfr. Venturi, 1928 e Gabrielli, 1971), ma anche in rapporto alla copia antica del Museo di Magdeburg e di Gilles Coignet del Museo di Kassel, il dipinto torinese presenta un’evidente inflessione qualitativa. Si coglie inoltre una significativa semplificazione iconografica dell’abbigliamento smesso dalla figura femminile, solitamente costituito da una veste infilata al braccio destro e invece restituito sotto forma di un semplice drappo appoggiato sulla spalla. Invece sull’esempio di molte Belle tizianesche e della Maddalena Pitti anche la Leda torinese mutua la posa della Venus Pudica di collezione Medici (Pallucchini, 1969). Con tutta probabilità appartiene al nutrito numero di copie, repliche e varianti, fuoriuscite dalla bottega del Cadorino con gradi di qualità e autografia variabili, che venivano preparate in serie e solo successivamente vendute agli acquirenti interessati dopo essere state trasformate a richiesta anche dal punto di vista iconografico. Non si spiega altrimenti la presenza del tutto incongrua dell’amorino con ali e faretra deposta, che regge il cigno anziché lo specchio. Tale produzione sfruttava a pieno il formulario di bottega per variare composizioni e aumentare la tipologia e i prodotti smerciabili, con inevitabile impoverimento nell’elaborazione dei testi pittorici, a discapito della profondità semantica e spesso persino della coerenza del soggetto rappresentato (cfr. Tagliaferro, in Le botteghe di Tiziano, 2009, p. 250). Occorre senz’altro sottolineare però che mentre il viso di Leda non sembra troppo discosto dalla produzione tizianesca, quello di Eros pare decisamente più approssimativo e i colori eccessivamente aciduli
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350755
  • NUMERO D'INVENTARIO 369
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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