matrimonio mistico di Santa Caterina d'Alessandria
dipinto
ca 1487 - ante 1499
Badile Antonio Detto Antonio Badile Ii (bottega)
1424-1425/ 1507-1512
Il dipinto è stato probabilmente rifilato lateralmente, quanto meno sul margine destro ove appare un'iscrizione mutila. Sul retro della tavola è presente la scritta in gesso "Carpaccio"
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a tempera
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ATTRIBUZIONI
Badile Antonio Detto Antonio Badile Ii (bottega)
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Dai Libri Francesco
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto fu acquisito dalla Galleria Sabauda nel settembre 2005 dalla collezione Ercole Santi e Maria Bianca Panza di Novara, con l’attribuzione a Francesco Dai Libri sostenuta da una perizia di Luigi Armondi, in una nota dattiloscritta di Marco Rosci e successivamente avvallata dal comitato scientifico del Museo. Era infatti stato pubblicato e associato al maestro veronese da Bernard Berenson (1968), che lo inseriva nei suoi elenchi pur ignorandone la sua collocazione. Veniva poi completamente dimenticato dalla critica sino a quando Sergio Marinelli (1990) non lo inseriva tra la produzione spettante al cosiddetto Maestro del Cespo di Garofano (Marinelli, 1990), nella quale gli studi hanno fatto defluire un nucleo compatto di opere fuoriuscite dalla bottega di Antonio Badile II, ove si riscontrano gli elementi più tipici della cultura pittorica veronese dell’ultimo ventennio del Quattrocento. Parrebbe infatti soltanto frutto della locale storiografia ottocentesca arrivata sino agli elenchi berensoniani, l’ipotesi di un’attività pittorica svolta dal Dai Libri parallelamente a quella miniatoria ma che però non sembra trovare alcuna conferma convincente né dal punto di vista documentario, nè attributivo (Molteni, 2006, pp. 108 e 130-132 note 32-34). Nella tavola torinese si colgono piuttosto le cifre stilistiche della bottega badilesca, ancora curiosamente legata alle cadenze tardive del gotico internazionale nell’utilizzo delle doratura stesa a missione e nella originale restituzione iconografica della Madonna con il Bambino nel roseto, che per giunta si avvale di un'erudita citazione pisanelliana nell’uccello che si confonde fra le siepi del viridario. Anche lo scorcio del trono protorinascimentale e l’alternarsi delle mattonelle bicrome sul pavimento si ritrovano in alcuni polittici del Museo di Castelvecchio, così come l’angelo di destra con il cartiglio e i tre musicanti in primo piano rispondono a quelli della cosiddetta Madonna dei Cherubini datata al 1487, che pertanto sembrerebbe fornire un valido estremo cronologico (cfr. Museo di Castelvecchio, nn. 103-104, 106-107). L’inclinazione della santa in direzione della cultura pacheriana tirolese (Rosci, nota dattiloscritta) potrebbe trovare una motivazione plausibile nelle ramificazioni della bottega del Maestro del cespo di garofano oltre i confini cittadini, più specificamente nei territori di cultura alpina, come ricevere motivazione dalla documentata presenza di maestranze tedesche al suo interno (cfr. Guzzo, 1993, pp. 199-210; Weber, 1933, pp. 12, 24, 279). Per converso la figura del Bambino sembra mostrare un timido aggiornamento sulla cultura mantegnesca proposta localmente da Francesco Benaglio, replicando la posizione di quella della Pala di San Bernardino del 1462. Lo stato conservativo non ottimale, da cui conseguono le indubbie disomogeneità stilistiche, mostra alcune lacune della pellicola pittorica e spuliture sul cartiglio dell’angelo a lato del trono, su cui a stento si legge ancora la parola “PAX”. Rilevanti sono pure le tracce delle ridipinture subite dal viso della Vergine e dal cielo, al di sotto del quale s’intravedono a destra in prossimità della linea dell’orizzonte le lettere “D E C”, forse troncatura della parola latina “DEO”, che in ogni caso confermano il ridimensionamento subito dalla tavola in epoca imprecisata. Proprio sulla base del confronto con le altre opere realizzate dalla bottega veronese, non è da escludere dunque che si trattasse ab origine dello scomparto centrale di un polittico
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350750
- NUMERO D'INVENTARIO 1161
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- ISCRIZIONI Sulla destra del dipinto nello sfondo del cielo - D E C - pittore - capitale - a pennello - italiano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0