San Giovanni Evangelista

dipinto, ca 1565 - ca 1571

Il dipinto presenta un santo barbuto a figura intera entro una nicchia, col volto chinato sul libro del Vangelo che reca nella sinistra, e la destra alzata con la penna. Ai piedi della figura, alla sua sinistra, l'aquila ne permette l'identificazione con San Giovanni Evangelista

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Manzuoli Tommaso Detto Maso Da San Friano (attribuito)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Giovanni Da Imola
    Daniele Da Volterra
  • LOCALIZZAZIONE Abitazione Funaro
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto, originariamente nella Collezione Inghirami di Volterra, proviene dalla Collezione Carlo De Carlo di Firenze. Già attribuito a Giovanni da Imola, il dipinto è stato pubblicato per la prima volta dal Ciardi (R.P.Ciardi, Daniele da Volterra: esordio e ritorni, in Dopo il Rosso. Artisti a Volterra e a Pomarance, catalogo della mostra di Volterra, Venezia 1997, pp. 48-50, 60, nota 15, figg. 11-12), che lo ha attribuito a Daniele da Volterra, seguendo il riferimento proposto da Fiorella Sricchia Santoro (F.C.Sricchia Santoro, Daniele da Volterra, in "Paragone", 213, 1967, p. 14, tav. 10) per il suo 'pendant' raffigurante San Paolo, ancora nella Collezione Inghirami di Volterra e tutelato dalla legge con provvedimento di notifica a cura della Soprintendenza di Pisa. L'attribuzione al Ricciarelli del San Paolo, accolta dalla Pugliatti (T.Pugliatti, Giulio Mazzoni e la decorazione a Roma nella cerchia di Daniele da Volterra, Roma 1984, pp. 34-35 nota 65, fig. 47), è stata poi giustamente respinta dal Barolsky (P.Barolsky, Daniele da Volterra. A Catalogue Raisonné, New York 1979, p. 142) e dal De Marchi (in R.P.Ciardi (a cura di), La tribuna del duomo di Pisa. Capolavori di due secoli, catalogo della mostra, Milano 1995, p. 105) che però ha proposto un'attribuzione insostenibile a Giovan Paolo Rossetti. Il San Giovanni Evangelista in questione, da identificare, con ogni probabilità con il San Pietro che il Ricci (C.Ricci, Volterra, Bergamo 1905, p. 119) ricorda col San Paolo in Casa Inghirami a Volterra, non ha infatti niente a che vedere col Ricciarelli, appartenendo ad una generazione artistica ben posteriore, e collocandosi indubitabilmente in area fiorentina, nell'ambiente dell'ultima 'maniera' fiorentina di cui sono eloquenti testimonianze le pitture bizzarre e capricciose dello 'Studiolo' di Francesco de' Medici in Palazzo Vecchio. La tipologia della figura si richiama invero dappresso a quella del vecchio barbuto fra gli astanti della Miniera dei diamanti di Tommaso Manzuoli detto Maso da San Friano nello 'Studiolo', di cui presenta le mani larghe e nerborute e i grandi piedi 'prensili', dalle dita allargate. Anche il panneggio a larghe falde dall'apparenza raggelata trova significativi confronti nella stessa tavola dello 'Studiolo', con reminescenze rossesche e beccafumiane, evocate anche dalla tavolozza fredda e smaltata. L'opera, di alta qualità, riveste dunque un'eccezionale importanza, sia come documento di una probabile committenza volterrana per Maso, sia perchè aggiunge un altro numero al catalogo, ben lungi dall'essere esaustivo, di questo protagonista dell'ultimo Cinquecento fiorentino, prematuramente scomparso all'età di quarant'anni
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100211700
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • DATA DI COMPILAZIONE 2007
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
    2020
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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