paramento liturgico, insieme - manifattura genovese (?), manifattura lucchese (?) (seconda metà sec. XVII)
paramento liturgico,
1650 - 1699
Il paramento, formato da una pianeta, una stola, un manipolo e una borsa di corporale, è confeziomato con damasco color verde decorato con un motivo a enormi "tronchetti fioriti" in due varianti disposti a scacchiera, alternandosi verticalmente: una grande foglia dai bordi arricciati sembra celare un tronchetto dal quali si diramano una foglia, un'infiorescenza impreziosirta da un giglio e una palmetta stilizzata. I pezzi sono rifiniti con galloni coordinati, in due altezze, in argento filato e seta bianca, la fascia ha entrambi i bordi rifiniti con un motivo "a giorno" ed è decorata con un sinuoso nastro entro le cui anse sono inseriti trifogli
- OGGETTO paramento liturgico
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MATERIA E TECNICA
altri
- AMBITO CULTURALE Manifattura Genovese Manifattura Lucchese
- LOCALIZZAZIONE Mondovì (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il decoro del tessuto si ricollega al motivo ornamentale definito dalla storiografia "a mazze", introdotto negli ultimi decenni del Cinquecento: il motivo, allo scorcio del XVII secolo, è caratterizzato da forme fortemente geometrizzate e stilizzate; ma, fin dal terzo decennio del Seicento, si esprime in disegni sempre più articolati e complessi, in cui gli elementi vegetali, rappresentati in modo naturalistico, si espandono sullo sfondo in composizioni sempre più ampie ed ariose (P. Thornton, Baroque and Rococo Silks, Londra 1965, pp. 88-94; D. Devoti, L'arte del tessuto in Europa, Milano 1974, pp. 26-27; E. Bazzani, Continuità e innovazione nei tessuti d'abbigliamento del Seicento, in D. Devoti e M. Cuoghi Costantini (a cura di), La Collezione Gandini. Tessuti dal XVII al XIX secolo, Modena 1993, pp. 57-78; R. Orsi Landini, Il velluto da abbigliamento. Il rinnovarsi del disegno, in Velluti e moda tra XV e XVII secolo, catalogo della mostra di Milano, Milano-Ginevra 1999, pp. 57-60; R. Orsi Landini, Apparire, non essere: l'imperativo del risparmio, in Velluti e moda tra XV e XVII secolo, catalogo della mostra di Milano, Milano-Ginevra 1999, pp. 91-93 ). Ed è proprio a questa fase, che ha inizio nel terzo decennio del Seicento, che si può ricondurre il manufatto preso in esame. La vivacità della composizione, il complesso articolarsi del tronchetto, con i grandi fiori e frutti che piegano i gambi, sono elementi che ritornano in un frammento datato dalla Devoti dopo il primo quarto del secolo (D. Devoti (a cura di), La seta. Tesori di un'antica arte lucchese. Produzione tessile a Lucca dal XIII al XVIII secolo, catalogo della mostra, Lucca 1989, p. 68, scheda n. 37). Il decoro dovette essere particolarmente apprezzato in ambito ecclesiastico, come testimoniano i numerosi paramenti giunti fino ai nostri giorni, anche in territori piemontesi o legati ai Savoia (si veda, ad esempio, A. M. Colombo, damaschi tra Cinquecento e Seicento: un'indagine territoriale, in P. Venturoli (a cura di), I tessili nell'età di Carlo Bascapè vescovo di Novara (1593-1615), catalogo della mostra, Novara 1994, p. 62; Textilia sacra. Tessuti di pregio dalle chiese valdostane dal XV al XIX secolo, catalogo della mostra di Aosta, Quart 2000, pp. 90-91, scheda n. 24 di M. P. Ruffino; A. M. Colombo, "Fleurage develours et broderies d'or". I paramenti liturgici nei secoli XVI e XVII, in B. Orlandoni e E. Rossetti Brezzi (a cura di), Sant'Orso di Aosta. Il complesso monumentale,Aosta 2001, vol. I, pp. 337, 339, fig. 373; E. Ragusa e A. Torre (a cura di), Tra Belbo e Bormida: luoghi e itinerari di un patrimonio culturale, Torino 2003, pp. 386-387, scheda n. 25 di M. P. Ruffino; G. L. Bovenzi, Il patrimonio tessile della Valle Grana: XVII e XVIII secolo, in Valle Grana. Una Comunità tra arte e storia, Peveragno 2004, p. 164; E. Brunod, L. Garino. Arte sacra in Valle d'Aosta. Vol. III, Cintura sud orientale della città, valli di Cogne, del Gran San Bernardo e Valpelline, Aosta 1993, p. 80, fig. 82, p. 397, fig. 16; E. Brunod, L. Garino. Arte sacra in Valle d'Aosta. Vol. IX, Alte Valle e Valli laterali, Aosta 1995, p. 260, figg. 60-61; si segnala la presenza di un manipolo in damasco verde anche presso il Duomo di Vercelli). L'apprezzamento in ambito religioso rende particolarmente ardua la datazione del manufatto, dal momento che uno stesso decoro poteva essere replicato, senza variazioni, per decenni, se non per secoli: la storiografia ha infatti sottolineato come questa tipologia tessile venne realizzata dalla seconda metà del Seicento fino alla prima metà del secolo successivo. Rimane, altresì, irisolto il problema attributivo: se la Devoti ascrive il disegno a manifatture toscane, in particolare lucchesi (D. DEVOTI (a cura di), La seta. Tesori di un'antica arte lucchese. Produzione tessile a Lucca dal XIII al XVIII secolo, catalogo della mostra, Lucca 1989, pp. 28, 64-70, schede nn. 34-39); la presenza di tessuti identici in territorio ligure, uno fra i centri più noti per la realizzazione di damaschi, ha fatto ipotizzare che anche a Genova fossero eseguiti tessuti con tali decori (C. Chilosi, E. Mattiauda (a cura di), I tesori delle confraternite, catalogo della mostra di Savona, Albenga 1999, p. 140, scheda n. 58 di M. Tassinari . Si deve infatti ricordare che un disegno particolarmente ricercato veniva realizzato da più manifatture, rendendo perciò impossibile attribuire un disegno solo su base stilistica. Si ipotizza perciò una datazione alla seconda metà del Seicento e lo si attribuisce, dubitativamente, alla Toscana o a Genova. Si segnala che nella Cattedrale di Mondovì si conserva un parato eseguito con un damasco identico, ma eseguito con filati rossi
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100208833-0
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2004
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2007
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0