portantina, opera isolata - ambito cinese (prima metà sec. XIX)
Corpo a sezione trapezoidale con quattro aperture coperte da tendine a rotolo in tela e canne; porta scorrevole. Interno rivestito in tessuto e carta dipinta con uccelli, fiori e alberi. Traversa fissata tramite staffe in metallo. Revisione 2022: La portantina presenta un abitacolo di forma rettangolare munito di tre finestre e chiuso da un tetto in parte apribile, sorretto da una lunga stanga adoperata per il trasporto a cui erano addetti sei uomini, tre davanti e tre dietro. È ornata esternamente con decori in lacca oro su fondo nero ottenuti con l’impiego di una sottile foglia d’oro. Un motivo ricorrente è rappresentato dallo stemma (mon) con fiore di pruno (ume) entro un cerchio disposto su vari registri e intervallato da crisantemi ed elementi vegetali a volute. L’interno della portantina presenta differenti dipinti a colore su carta oro dal repertorio iconografico di genere "fiori e uccell" (kachō). Nella parte anteriore è raffigurato un albero con rami fioriti di pruno, uno steccato e un uccello in volo sullo sfondo di montagne e acque. Nella parte posteriore troneggia un albero di pino e compaiono due gru in volo, mentre in basso il dipinto è completato da peonie, rocce e un corso d’acqua in cui nuota una tartaruga; la decorazione è parzialmente coperta dal poggia-schiena di velluto nero. Sui lati compaiono due braccioli, anch’essi in velluto nero, mentre le pareti interne sono ornate, da una parte, con crisantemi, steccato e acqua e, dall’altra, con peonie, rocce, steccato e acqua. Sempre all’interno, sul soffitto sono presenti trentadue riquadri ornati con vari elementi floreali dipinti a colore su fondo oro (peonie, pruni, fiori di pesco, crisantemi, ciliegi, ecc.) disposti in otto file di quattro riquadri ciascuna. Il pavimento dell’abitacolo è ricoperto da una stuoia tatami con motivo a scacchiera. Le tendine delle finestrelle, di forma diversa, sono costituite internamente da fini bacchette di fibre vegetali di colore arancio e incorniciate da un telaio ottenuto con listelli di legno imbottiti e rivestiti in garza di seta del medesimo colore. Attraverso l’intreccio di trama e ordito si realizza un decoro delineato in nero, derivato da un repertorio denominato takaramono, ‘tesori’, una raccolta di oggetti dai significati augurali, tra cui si possono identificare i due corni di rinoceronte, la perla e la coppia di libri. Su tutta la portantina, infine, si osserva la presenza di ganci e occhielli atti a sorreggere elementi decorativi e insegne, che venivano applicati durante il corteo
- OGGETTO portantina
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MATERIA E TECNICA
metallo/ agemina
CARTA
FERRO
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MISURE
Profondità: 93.5 cm
Altezza: 103 cm
Larghezza: 134 cm
- AMBITO CULTURALE Ambito Cinese
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
- INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Secondo le indicazioni fornite dalle guide del castello e, in parte, dalle iscrizioni presenti sull'oggetto, la portantina fu donata ai Savoia nel 1828. Revisione 2022: La portantina giapponese conservata presso il Castello di Racconigi presenta sull’esterno decori in lacca oro su fondo nero: l’elemento ripetuto con regolarità sulla superficie è costituito da un fiore di pruno stilizzato e racchiuso all’interno di un cerchio. In Giappone, elementi stilizzati – vegetali, geometrici e animali - come questo sono tradizionalmente utilizzati come mon (emblema, stemma) o kamon (emblema familiare o di un clan), espressioni di prestigio e autorità e al contempo eleganti decorazioni per oggetti laccati, tessuti e portantine. Nel Giappone feudale i daimyō, che nella gerarchia del potere ricoprivano la carica più importante dopo lo shōgun, ricorrevano al proprio kamon per identificare i beni appartenenti al loro clan. Esisteva, tuttavia, una concreta difficoltà nell’associare con precisione i sempre più numerosi kamon ai singoli clan, perciò nei primi decenni del periodo Edo (1603-1868) vennero in soccorso pubblicazioni chiamate “Bukan” (Libro dell’araldica). Tali annuari registravano il nome, il rango, il valore fiscale dei terreni posseduti, il salario, l’emblema familiare e altre informazioni identificative dei daimyō e dei funzionari dello shogunato Tokugawa. Ogni kamon è identificato da un nome: quello presente sulla portantina del Castello di Racconigi è chiamato maru ni mukou ume (“pruno racchiuso in un cerchio”). Cercandolo sui Bukan lo si trova associato al clan Hori (Hori-shi), in particolare a uno dei tre rami in cui il clan era diviso, ovvero quello di Iida, una città dell’allora provincia di Shinano, attuale prefettura di Nagano. L’avvio ufficiale del dominio di Iida avvenne nel 1672, con il trasferimento in quella città del daimyō Hori Chikamasa (1606-1673). Chikamasa e i suoi successori erano classificati come tozama, ovvero come daimyō esterni e, in quanto tali, erano sottomessi al sistema della “residenza alterna”, che li obbligava a risiedere per lunghi periodi e cadenze fisse a Edo, l’attuale Tokyo. Tra i successori di Hori Chikamasa, si distinse in modo particolare il decimo daimyō di Iida: Hori Chikashige (1786-1848). Questi fu un accanito sostenitore del grande riformatore Mizuno Tadakuni (1794-1851) e ricoprì importanti incarichi all’interno del governo shogunale, come quello di Rōjū (Anziano) – una delle più alte cariche dello shogunato Tokugawa - dal 1843 al 1845. Sotto Hori Chikashige, il dominio di Iida arrivò ad essere valutato ben 27.000 koku e a godere di una discreta ricchezza. Tuttavia, in seguito al fallimento delle Riforme Tenpō intraprese tra il 1841 e il 1843 da quel Mizuno Tadakuni che Chikashige aveva appoggiato, e al conseguente contraccolpo socio-economico, il dominio di Iida subì un drastico crollo, e Chikashige morì lasciandolo a 17.000 koku. Questa fu la storia. Tornando al presente e alla nostra portantina, si può affermare che, tra tutti i daimyō del clan Hori del ramo di Iida, Hori Chikashige è l’unico che avrebbe potuto permettersi di commissionare un oggetto di tale pregio, “veicolo” per ostentare il proprio prestigio. Dopo la sua morte, il dominio scese a 15.000 koku; un’ipotesi sulla movimentazione della portantina potrebbe implicare che questo oggetto di raffinata fattura sia stato venduto oltreoceano per far fronte alla crisi economica del clan Hori, sull’onda dell’entusiasmo commerciale per la riapertura del Giappone ai rapporti con l’estero che inaugurò, nel 1868, il periodo Meiji. Un'ulteriore ipotesi, in accordo con la presunta datazione di ingresso nella collezione del Castello "1828", potrebbe vedere la portantina uscire dal Giappone ai tempi del daimyō Hori Chikashige (1786-1848), forse proprio nel 1828, attraverso il porto di Nagasaki
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100208588
- NUMERO D'INVENTARIO R 5976
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
- ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
- DATA DI COMPILAZIONE 2004
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2007
2016
2022
- ISCRIZIONI all'interno, in giallo - R 5976 - numeri arabi - a penna -
- STEMMI a decorazione della parte esterna - gentilizio - Emblema - maru ni mukou ume (“pruno racchiuso in un cerchio”) - pruno stilizzato racchiuso in un cerchio
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0