ritratto di Alessandro Antonio Papacino d'Antoni

dipinto, 1840 - 1840

Dipinto con cornice di legno intagliato e dorato

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 75
    Larghezza: 65
  • ATTRIBUZIONI Marghinotti Giovanni (1798/ 1865): esecutore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO Piazzetta Reale, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto raffigura Alessandro Antonio Papacino d'Antoni, nato a Villafranca di Nizza nel 1714, direttore della scuola di artiglieria e scrittore di cose militari, "Tenente G.le del R. Corpo di Artiglieria..." [SBAS TO, Stato dei Quadri ultimamente collocati nella Galleria denominata del Daniel nel Real Palazzo Grande, fol. n. n. (ma n. 10)]. In questa relazione il dipinto è attribuito a Pietro Ayres mentre nel 1858 Rovere lo riferisce a Giovanni Marghinotti, attribuzione confermata anche dai tre inventari consultati (1881, 1911, 1966). Giovanni Marghinotti, nato a Cagliari nel 1798 e morto nel 1865, si formò a Roma, dove rimase per circa sette anni, dal 1822 al 1829, come documentano le lettere da lui inviate al suo benefattore, il marchese Stefano Manca di Villahermosa, gentiluomo di corte e amico personale di Carlo Felice. Giunto a Torino, ricevette numerose commissioni per la corte, a partire dal ritratto di Carlo Felice del 1833 ora al Castello di Agliè. Nel 1840 per la Galleria del Daniel eseguì oltre al ritratto di Papacino d'Antoni anche quello di Costantino Cao (Castelnuovo E./ Rosci M., Torino 1980, v. III, p. 1460; AA.VV., La pittura in Italia. L'Ottocento, tomo II, Milano 1991, p. 901). Il dipinto appartiene ad una serie di cinquantaquattro ritratti rappresentanti insigni personaggi dello Stato Sabaudo, che Carlo Alberto alla fine degli anni trenta volle commissionare ad artisti a lui contemporanei, proponendosi di arredare con una serie iconografica di piemontesi illustri, appositamente eseguita, la Galleria del Daniele che riacquistava così la sua primitiva funzione di quadreria (Pinto S., Torino 1988, p. 26). Nella descrizione di questo ambiente fatta da Rovere nel 1858 le pareti appaiono "...rivestite di tavolati di legno a compartimenti, divisi da lezzene con isfondi a specchi, ricche cornici ed ornamenti intagliati e dorati, e sopra caduna di tali lezzene sono collocati tre quadri dipinti ad olio da artisti contemporanei.." (p. 138). Il programma decorativo era stato concepito ed allestito intorno al 1840, come testimonia la relazione intitolata "Galleria di S. M. 1840. Personaggi illustri nazionali per Soggetti di quadri, busti, ritratti", redatta dal Conte Cesare di Saluzzo di Meneseglio (1778-1853), che allora ricopriva la carica, affidatagli nel 1830 da Carlo Felice, di governatore dei figli di Carlo Alberto. Conservato presso la Soprintendenza dei Beni Artistici e Storici del Piemonte, il manoscritto illustra i criteri di selezione dei personaggi, in cui appaiono privilegiati illustri uomini di chiesa e i nobili tradizionalmente al servizio dei sovrani nell'amministrazione e nell'esercito. I pittori chiamati a realizzare questi dipinti come Giovanni Battista Biscarra, Michele Bertrandi, Pietro Ayres, Michele Cusa, Amedeo Augero, Francesco Marabotti, Camilla Gandolfi Guiscardi, insieme a Ferdinando Cavalleri e a Luigi Gandolfi, rappresentavano i maggiori ritrattisti attivi all'epoca in Piemonte (cfr. Casassa A., La corte, l'aristocrazia, la borghesia nei ritratti e nelle scene d'interno, in Dalmasso F./ Maggio Serra R., Francesco Gonin 1808-1889, catalogo della mostra, Torino 1991, p. 88). Alcuni di questi ritratti risultano già sistemati nella galleria nell'aprile del 1840, come dimostrano alcuni documenti rinvenuti nell'Archivio di Stato di Torino (Sezione Camerale, Fondo Real Casa) da Silvia Ghisotti, dai quali risulta che fin dal 1837 Gabriele Capello lavorava al restauro di cinquantaquattro cornici "predisponendone la numerazione nello scudetto" (cfr. scheda documenti n. 121238), numeri che, nello stesso anno, gli indoratori S. Bonzanigo, P. Fagiani e F. Martini s'impegnavano a dipingere in nero (cfr. scheda documenti n. 121253). Nel 1840 è nuovamente G. Capello ad eseguire "delle cartelle da mettere sotto 43 quadri della Galleria del Daniel, tra i quali il ritratto di Emanuele Filiberto posto nel mezzo" (cfr. scheda documenti n. 121563), su ventisette delle quali Felice Spilmann esegue iscrizioni (cfr. scheda documenti n. 121574). Altri ventisette ritratti vengono trasportati dai laboratori dei rispettivi autori alla Galleria del Daniel nel 1841per opera di Capello, che "li sostituisce ai vecchi quadri e sistema le rispettive cartelle con i nomi" (cfr. scheda documenti n. 121319)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100201166
  • NUMERO D'INVENTARIO 610
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • ISCRIZIONI cornice, in basso al centro entro cartiglio - PAPACINO D'ANTONI - lettere capitali - a pennello nero -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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