Venere, Eros e Anteros
dipinto
ca 1662 - ca 1662
Dameret Luca (notizie 1656-1665)
notizie 1656-1665
Cornice di legno intagliato, dorato
- OGGETTO dipinto
-
MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
-
MISURE
Altezza: 173
Larghezza: 159
-
ATTRIBUZIONI
Dameret Luca (notizie 1656-1665)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
- INDIRIZZO Piazzetta Reale, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'attuale collocazione del dipinto è da considerarsi di deposito, esso infatti ha subito nel tempo una serie di spostamenti che lo portarono in diverse sale all'interno della residenza e anche all'esterno, in particolare nelle sale del Castello di Moncalieri. Andando a ritroso nel tempo, seguendo le indicazioni storiche riportate negli inventari, sappiamo che nel 1966 il dipinto attribuito a "Scuola napoletana" si trovava al " Piano secondo, Foresteria - Magazzino (locale 36)" e che al momento della ricognizione del 1911 non era presente a Palazzo Reale, poichè figura in un bollettino di carico del 6 ottobre 1925 come "proveniente dal Castello di Moncalieri". La data è confermata dal corrispondente scarico avvenuto nell'inventario della residenza suburbana, dove si trovava conservato - nel 1909 e fino al 1925 - nel "Magazzino Quadri situato nel Padiglione N-E". In una fase precedente, prossima alla ricognizione del 1880, la "Venere e due amorini di cui uno bendato" era collocata al Piano primo, nella Galleria n. 7. Un'indicazione utile per andare ancora indietro nel tempo è stata riscontrata nelle carte dell'Archivio Alfieri, dove la tela compare in un'aggiunta del 7 gennaio 1834 (con data in calce al documento del 22 marzo 1834) alla "Nota di Quadri trasportati dal R. l Castello di Moncalieri alla R. le Galleria del Pallazzo Madama Li 10 xbe 1833", descritta come "Psiche condotto da un Putto con fiaccola, mentre Amore colla benda sta avvinto ad un albero". Il dipinto è citato nell'elenco in quanto fu spostato da una sua precedente collocazione (probabilmente da Palazzo Reale) e collocato nella "camera di Udienza di S.M. la Regina" a Moncalieri. Nel documento citato infatti si accenna a "Quattro Gran Quadri di prospettive che erano nella camera di Udienza di S.M. la Regina e furono rimpiazzati li 18 del Corrente mese di marzo colli seguenti. . . 1° L'incendio di Troja ove Enea porta sulli Omeri suo figlio Anchise/ 2° Psiche condotto da un Putto con fiaccola, mentre Amore colla benda, sta avvinto ad un albero/ 3° S. Tomaso che si conferma nella risurrezione del Salvatore, toccandole la piaga del costato/4° Apollo che colla Melodia della sua cetra raduna a se gli animali". Si tratta di un indizio importante per datare esattamente quest'ulteriore spostamento del dipinto, che sarebbe giunto a Moncalieri proprio nel 1834, quando cominciarono le grandi trasformazioni della sede palatina dovute alla volontà di Carlo Alberto. Originariamente infatti il dipinto era collocato nell'antica Sala delle Virtù, corrispondente all'attuale Sala degli staffieri, la cui facies seicentesca fu mutata nel corso del riallestimento ottocentesco. L'opera quindi si trovava "nell'appartamento di Madama Reale. . . nella Camera detta delle Virtu" come sovrapporta, come si legge nell'inventario del 1682, insieme ad altre tele che decoravano la stanza: " Primo un quadro di figura ottangolare nel Soffitto, rappresentante una donna, che tiene un drago incattenato con altre figure [riconosciuta come la Virtù incoronata da Pallade che sottomette una Chimera, ovvero i Vizi]. Più Nel friso 12: quadri bislonghi con diverse altre figure,ed Inscrizioni [allegorie delle Virtù regie e fatti storici che le attestano]. Più tre quadri sovra le porte di detta stanza rappresentanti uno quinto cursio nella Voragine di fuocho a cavallo [Marco Curzio], altro un Sacrificio, ed il terzo [il nostro, rappresentante] Venere con due Amori in piedi alti piedi 4: circa con luoro cornici intagliate, ed Indorate". Tutte le sovrapporte dunque furono smantellate durante i lavori di ammodernamento condotti in epoca carlo-albertina, sostituite con altre, e trasportate in altro luogo; del nucleo originario questa parrebbe essere l'unica attualmente conservata. Il dipinto è stato riconosciuto da Michela Di Macco come opera di Luca Dameret, pittore lorenese impegnato per alcuni interventi nel Palazzo, realizzati in particolare nell'ambito del grande cantiere decorativo organizzato dalla corte in occasione del matrimonio di Carlo Emanuele II con Francesca di Valois-Orléans. Le originarie sovrapporte citate nell'inventario sono state attribuite a Dameret (Venere) e a Recchi (Marco Curzio); nel Catalogo della Mostra del Barocco piemontese Andreina Griseri citava anche Giovanni Miel tra gli autori delle tre tele. Già Rovere, nel riportare la descrizione de "I vecchi soprapporti", affermò "che erano dipinti da Giovanni Miele, da Luca Demaret e da Paolo Recchi, e che furono tolti prima delle riforme fatte dal Palagi, avevano soggetti analoghi a quelli del soffitto e del fregio, e rappresentavano: 1° L'amore della Virtù non bendato, ma libero, in atto di salire per un erto sentiero; 2° Un Sacrifizio di Numa Pompilio, in cui a vece di vittime offriva agli Dei dei frutti e delle biade; 3° Quinto Curzio che per la salvezza della patria si getta nella voragine. Un quarto dipinto era poscia stato aggiunto, rappresentante Tideo e Polinice". Prosegue in Osservazioni
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100200718
- NUMERO D'INVENTARIO 5152
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2000
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2007
- ISCRIZIONI cornice, lato destro - R. PALAZZO - MONCALIERI/ 171/ D.C. su etichetta ovale prestampata in nero con corona - a penna/ nero -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0