Achille vestito da donna tra le figlie del Re Licomede è scoperto da Ulisse nell'atto di prendere e sfoderare una spada. Achille e le figlie di Licomede

sovrapporta, 1733 - 1736

Dipinto sovrapporta sagomato e privo di cornice

  • OGGETTO sovrapporta
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Crosato Giovanni Battista (1697/ 1758)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Villa della Regina
  • INDIRIZZO Strada Comunale Santa Margherita, 79, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La collocazione originaria del dipinto a Villa della Regina è documentata dal primo inventario noto risalente al 1755 (cfr. Angela Griseri, Un inventario per l'esotismo. Villa della Regina 1755, Torino 1988, p. 17). La tela era originariamente allestita ad uso di sovrapporta nella Camera verso Levante detta del Trucco, nell'Appartamento di Sua Maestà (stanza 30). L'opera è da leggere in serie con altre tre sovrapporte e due sovrafinestre nella stessa stanza e con gli otto dipinti che decoravano la camera attigua (Anticamera verso Levante (stanza27), ispirati tutti a temi tratti dalle "Metamorfosi" di Ovidio, rubate nel 1979 e non ancora recuperate (la documentazione relativa si trova in SBAS 67, Ufficio Furti, fasc. Torino, Villa della Regina, settembre 1979. Le fotografie delle tele rubate sono pubblicate in C. Mossetti, Affrontare una vicenda complessa: problemi e verifiche, in C. Mossetti, a cura di, Villa della Regina. Diario di un cantiere in corso, Torino 1997, figg. 12-19). I soggetti delle tele non sono sempre riconosciuti dall'estensore dell'inventario del 1755 ma in questo caso la lettura è corretta: "Achille vestito da donna tra le Figlie del Re Nicomede e scoperto da Ulisse nell'atto di prendere e sfoderare una spada". La stessa descrizione è ripetuta senza varianti negli inventari successivi del 1767 e 1777 (Biblioteca Reale, sc. 45, Inventarj Villeggiatura Reali presso Torino. Villa detta della Regina, dossier n. 16). La difficoltà a identificare i soggetti delle tele si ritrova nel Testimoniale di Stato del 1864, dove si fa generico riferimento alla raffigurazione di "fatti storici", senza alcuna attribuzione (ASTO, Corte, Genio Civile, Versamento 1936, 17). Nel 1891 V. E. Gianazzo di Pamparato (Il Principe Cardinale Maurizio di Savoia mecenate dei letterati e degli artisti, Torino 1891, p. 22) proponeva come possibile autore dei dipinti Francesco Solimena, attribuzione ripresa nel 1942 da Eugenio Olivero (La Villa della Regina in Torino, Torino 1942, p. 26), al quale le tele apparivano ormai "assai annerite e screpolate", tanto da non riuscire più a precisarne i soggetti (sono indicate come possibili fonti la Bibbia o "poemi epici"). Spetta ad Andreina Griseri (Il rococò a Torino e Giovanni Battista Crosato, in "Paragone", n. 135, marzo 1961, p. 59) il merito di aver riportato l'attenzione sui quattordici dipinti, inserendoli nel corpus delle opere del primo periodo torinese (1733-1736) dell'artista e di averne individuato correttamente l'iconografia. Nel 1965 Noemi Gabrielli ricordava le sovrapporte del Crosato "fra le opere più importanti del pittore veneto eseguite ad olio a Torino, insieme con le decorazioni esistenti a Palazzo Madama ed alle tele del Museo Civico di Biella". Un termine cronologico preciso per l'inizio della sua attività a Torino è fissato da un pagamento del 30 aprile 1733 relativo a lavori eseguiti in Palazzo Reale, da collegare, secondo la Griseri (1961), con le decorazioni a puttini allegorici e fiori eseguite per la stanza da lavoro della Regina. Allo stesso anno (aprile-ottobre) era riferita l'esecuzione di uno zoccolo a pannelli lignei, con rappresentazioni mitologiche, riconosciuto dalla stessa studiosa, originariamente a Palazzo Carignano e poi trasportato a Palazzo Madama dove nel 1927 fu rimpiegato nella Sala Verde: anche in questo caso di tratta di soggetti tratti dalle "Metamorfosi" di Ovidio: Diana e Endimione; Venere e Adone; Medea ringiovanisce Esone. Riconosciuti dalla critica come "chiara prova della sua maturità espressiva" (Rodolfo Pallucchini, La pittura nel Veneto. Il Settecento, Milano 1994, pp. 130-131), i pannelli sono stati recentemente documentati al 1740 da Cristina Mossetti, come dono di Carlo Emanuele III al principe Luigi di Savoia Carignano in occasione del matrimonio con Cristina Enrichetta d'Assia (C. Mossetti, Giovanni Battista Crosato, in Il Tesoro della Città, catalogo della mostra a cura di S. Pettenati. G. Romano, Torino 1996, p. 147, n. 307). Per la pittura densa e rapida e i tocchi di luce improvvisi. queste opere sembrano costituire il riferimento stilistico più immediato per le tele di Villa della Regina, dove a Crosato spetta anche la decorazione delle volte dei due vestiboli del salone rappresentante puttini allegorici dell'inverno e dell'estate.Nel 1965 le tele apparivano "molto indurite e il colore quasi ovunque sollevato e i telai indeboliti dal tarlo". Si poneva quindi la necessità di un restauro, sostenuto dalla Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici del Piemonte (per la documentazione relativa cfr. SBAS 67, Archivio Storico, Villa della Regina, cartella XII, Perizia di spesa n. 12 del 5 maggio 1965), consistente in una doppia foderatura, dopo il consolidamento del colore e la sostituzione dei telai. Nel 1995 la sovrapporta in esame è stata nuovamente restaurata ad opera di Kristine Doneux
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100197825
  • NUMERO D'INVENTARIO s.n
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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