figura maschile africana

statua 1650 - 1690

Statua di giovane africano moro con la gamba destra arretrata e appoggiata ad un tronco e quella sinistra sollevata su una roccia. Indossa un gonnellino e un copricapo di piume

  • OGGETTO statua
  • MATERIA E TECNICA marmo bianco/ scultura
  • MISURE Profondità: 40
    Altezza: 167
    Larghezza: 75
  • AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Villa della Regina
  • INDIRIZZO Strada Comunale Santa Margherita, 79, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La scultura è collocata su un alto basamento nella quarta nicchia del settore nord dell'Esedra, comprendente venti nicchie trattate alla rustica, entro cui sono collocate altre nove statue (M. Bernardi, Tre Palazzi a Torino, Milano 1963, pp. 130-131, 137; C. Roggero Bardelli, in I giardini del "Principe", a cura di M. Macera, 1994, I, p. 16; V. Defabiani, Torino. Grotte di villa della Regina, in V. Cazzato, M. Fagiolo, M.A. Giusti, Atlante delle grotte e dei ninfei in Italia. Italia settentrionale, Umbria e Marche, Milano 2002, p. 121). E. Olivero nel 1942 (La Villa della Regina a Torino, Torino, p. 39) ricorda la statua di "nudo selvaggio moro o americano con perizoma di penne" nelle nicchie che accoglievano statue alternate a vasi (questi ultimi mancanti già a quella data): le statue di marmo erano già allora "tutte sconciamente mutilate" e senza alcun valore artistico, "prodotti secondari delle botteghe di scultori nostrani; talune si ispirano a modelli classici; altre hanno senso umoristico e grottesco; comunque esse sono documenti caratteristici della volgare scultura piemontese dell'epoca". Secondo una recente ipotesi di P. Cornaglia (SBAS TO, Scheda 00168591, 1998) le statue potrebbero provenire dal parco scultoreo seicentesco di Venaria Reale: sulla base di una Relazione a Sua Maestà del 1776 che attesta il trasporto delle migliori statue provenienti dallo smantellato giardino di Venaria alla Villa della Regina, senza però fornire specifiche indicazioni (Id., Giardini di marmo ritrovati, Torino 1994, p. 161), lo studioso suggerisce un legame fra l'opera in questione e le 63 sculture realizzate da Bernardo Falconi negli anni 1670-77 per la Fontana d'Ercole nel giardino di Venaria Reale (le statue richieste erano in parte in piedi ed in parte sedute in marmo di Roccavione, poi registrate alla consegna in marmo di Carrara e Frabosa). Non sono finora emersi altri dati per confermare tale ipotesi, mentre l'iconografia del complesso, varia e incerta, non sembra indicare un programma organico e coerente, indizio del fatto che l'attuale allestimento possa essere il risultato di vari rimaneggiamenti. La statua in questione, di buona qualità e chiaramente ispirata a modelli classici, databile alla seconda metà del XVII secolo, in rapporto alla produzione dell'atelier dei luganesi Casella e di Bernardo Falcone (si confronti, ad esempio, con i "mori" scolpiti da quest'ultimo: P. Cornaglia 1994, p. 128), fa infatti piuttosto gruppo con il "re selvaggio" ora nella grotta sottostante il Belvedere, non risultando consentanea alle restanti statue dell'esedra (si veda anche il differente piedistallo e appoggio della figura sulla destra). È da notare che la realizzazione di "teatri" alla vigna è segnalata nel 1677 tra i "miglioramenti rilevanti" attuati dall'architetto Pietro Tosetto (A.S.T., Corte, Principi Morizio e Ludovica di Savoia, mazzo 3, Novo Inventaro dell'heredità del Ser. mo del Principe Maurizio, Inventaro legale dé beni mobili lasciati nell'eredità del principe Morizio di Savoia, 30 ottobre- 22 novembre 1677, ff. n.n.). Dalla veduta del 1665-1666 per il Theatrum Sabaudiae (edito nel 1682) appare l'esedra aperta al centro (probabilmente già nel primo Seicento: V. Defabiani 2002, p. 121) priva di nicchie e statue. L'apertura delle nicchie e l'allestimento scultoreo può quindi collocarsi nel XVIII secolo, probabilmente da connettere alle trasformazioni attuate da Giovanni Pietro Baroni di Tavigliano o da Paolo Antonio Masazza di Valdandona, con riutilizzo di statue realizzate per il giardino o prelevate, secondo l'ipotesi di Cornaglia, da Venaria (la vasca quadrilobata con mascheroni segnati sul bordo, nel mezzo del teatro, potrebbe invece essere seicentesca per il rapporto con il bacino del rondò raffigurata nella veduta del Theatrum Sabaudiae). Il Testimoniale di Stato del 1864 (AST, Corte, Genio civile di Torino, versamento 1936, mazzo 17, n. 49) registra così lo stato del complesso, del tutto simile all'attuale: "Cortile civile a semicircolo inghiaijato con corsia in mattoni lungh'esso il fabbricato, ivi aperture orizzontali, munite di inferriata a parte descritta ai cui capi havvi passaggio sotto volta che dal primo piano della palazzina comunica mediante terrazzo e gradinate in sarizzo alli giardini segnati coi N. 44. Il muro semicircolare racchiude venti nicchie tutte in egual stile incrostato alla mosaica ed a cadauna delle dette nicchie vedesi un piedestallo in muratura ed alternativamente statue in numero 10 mutilate queste, parte in marmo. Termina a coronamento di questo muro semicircolare e passaggi ballaustrata in marmo con base, cimasa e pilastrini in mediocre essere appoggiata su zoccolo in sarizzo e lateralmente alt. 23, tale balaustrata è sormontata da due piramidi in marmo. Sul centro del cortile bacino in muratura con bordo in marmo di finimento in cui evvi zampillo d'acqua con tubi in piombo provenienti dalle superiori vasche"
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100168591
  • NUMERO D'INVENTARIO s.n
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1998
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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