altare maggiore, opera isolata di Garove Michelangelo, Valle Giovanni, Aprile Francesco (fine/inizio secc. XVII/ XVIII)

altare maggiore,

Una predella di tre scalini è la base di appoggio dell'altare sovrastato da un grande ciborio, che definisce una pianta ottagonale delimitata da colonne corinzie. Sopra la cintura nella trabeazione si erge un tamburo a lati concavi con aperture ovali, coronato da una cupola, costituita da un intreccio di archi rampanti, culminanti in una croce infissa su un globo. Sulla parete del tamburo addossata al coro si apre un oculo tamponato da un cuscino, in parte occultato dall'arco del frontone decorato da una cartella. L'altare, composto da due ordini di specchiature ad intarsi marmorei, si apre al centro formando un alveo occupato dalla mensa e dal tabernacolo. Quest'ultima, a forma di tempietto, ha lesene decorate da cherubini, volute, ghirlande. Alla sommità dello sportello un triangolo raggiato è circondato da una corona di nuvole e cherubini

  • OGGETTO altare maggiore
  • MATERIA E TECNICA PIETRA
    marmo/ scultura
    stucco/ modellatura/ doratura
    ALABASTRO
    MARMO NERO
    marmo rosso di Francia
  • ATTRIBUZIONI Garove Michelangelo (1650/ 1713): progettista
    Valle Giovanni (notizie 1699-1703): disegnatore
    Aprile Francesco (1656/ Post 1710): esecutore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Morello Carlo
  • LOCALIZZAZIONE Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tradizione attribuisce il disegno all'ingegnere Carlo Morello, morto però nel 1665, termine cronologico che non si concilia con i dati stilistici più tardi dell'altare. La documentazione rinvenuta da Dardanello indica ora i tempi di esecuzione e gli autori, lasciando da definire il ruolo di Michelangelo Garove. Fotografie precedenti l'ultima guerra rivelano che l'altare era ornato da sculture a tutto rilievo in legno: quattro angioletti con festone sulla cimasa del cornicione, quattro statue dei Dottori della Chiesa nei due lati sotto il ciborio (descritte nella schedatura di Bertini) dello scultore Perrucca Ignazio (noto nel 1756 al 1780); vasi poggianti sul bordo aggettante della base della cupola. I vasi e gli angioletti con i festoni erano già previsti in un disegno attribuito a Juvarra (o a un suo stretto collaboratore), datato intorno al 1730, per l'allestimento delle quarantore sull'altare maggiore. Queste decorazioni, realizzate verosimilmente subito dopo aver concluso il rivestimento marmoreo del presbiterio, sotto la direzione di G.P. Baroni di Tavigliano (rigorosamente fedele ai dettami di Juvarra), divennero stabili. Furono distrutte, insieme alle statue di I. Perrucca, da un incendio verificatosi nel 1943.La Confraternita della SS. Trinità fu fondata nel 1577 nella chiesa di S. Pietro del Gallo, trasferita nel 1598 presso la chiesa di S. Agnese. In questi anni la moglie del pittore Carracha aveva donato alla chiesa di S. Pietro la tavola della Madonna del Popolo, poi rivendicata dalla parrocchia di S. Pietro e dalla Confraternita della SS. Trinità, e ora conservata presso l'altare sinistro della chiesa. In questa stessa epoca la Confraternita bandì un concorso per la costruzione della chiesa, ma non essendo rimasta soddisfatta dell'esito attribuì l'incarico ad Ascanio Vitozzi, già iscritto alla Confraternita e successivamente sepolto nella chiesa. Nel 1606 la chiesa fu aperta al culto, anche se mancante ancora della cupola. Nel 1627 furono immessi i Teatini, secondo il desiderio del Card. Maurizio, priore della compagnia, e tre anni dopo furono costretti ad andarsene. Nel 1635 si iniziò la sistemazione dell'altare della Madonna del Popolo, finanziata dal confratello Silvestro Monteoliveto, sepolto nella chiesa, che incaricò dei lavori Carlo Castellamonte. L'anno precedente la cappella antistante, dedicata ai SS. Stefano e Agnese, era stata concessa all'astigiano Marcantonio Gambetta. La cupola fu compiuta soltanto nel 1664. Nel 1699 fu iniziato l'altare maggiore, eseguito dal luganese Francesco Aprile sul modello di Giovanni Valle. Nel 1707 fu eseguito il pavimento, su disegno dell'ingegner Bertola, sostituito poi tra il 1848 e il 1850. Entro i primi due decenni del XVIII secolo venne eseguita la decorazione a stucco del coro, destinata a fungere da cornice ad una galleria di dipinti, con l'ovato della Trinità di Daniel Seiter e due sculture di Carlo Antonio Tantardini. (segue in OSS)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100142155
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • ISCRIZIONI all'interno della cartella sull'arco del frontone - ALTARE PRIVILEGIATUM -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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