Madonna con Bambino fra i santi Giuseppe e Antonio abate
dipinto scomparto di polittico
Ferrari Gaudenzio (1475 Ca./ 1546)
1475 ca./ 1546
Il dipinto è inquadrato da una cornice dorata del XIX secolo. Al centro si trova la Madonna, col Bambino fra le sue braccia, entrambi con lo sguardo rivolto verso l'osservatore. La Madonna è vestita di un mantello blu scuro bordato d'oro con risvolti verdi, su un vestito rosso; il figlio, con gesto affettuoso, sembra sfilare il velo dalla testa della madre. Alle spalle della Vergine si trovano, a sinistra, un canuto san Giuseppe (appoggiato al suo bastone, avvolto nel suo manto marrone) e sant'Antonio abate, dalla lunga barba bianca, le mani in posizione di preghiera. I santi poggiano i piedi su un prato fiorito riccamente descritto mentre il fondo è trapuntato da una rigogliosa vegetazione a fogliame, da cui spuntano coppie di melograni
- OGGETTO dipinto scomparto di polittico
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Ferrari Gaudenzio (1475 Ca./ 1546)
- LOCALIZZAZIONE Villa Borromeo
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavola è lo scomparto centrale del registro inferiore del polittico già nella chiesa abbaziale di San Silano (o Silvano) a Romagnano Sesia. Facevano parte del complesso anche i due laterali coi santi Rocco e Sebastiano (anch'essi in collezione Borromeo all'Isola Bella) e, nel registro superiore, due tavole coi santi Silano e Giovanni Battista a mezzo busto (entrambe in collezioni private). Al centro del registro superiore si trovavano uno scomparto con Angeli che adorano il Santissimo Sacramento (oggi a Budapest, Szépmuvészeti Muzeum, inv. 9028) e un Dio Padre, perduto, così come la predella. La critica attribuisce concordemente l'opera a Gaudenzio Ferrari (sebbene negli scomparti laterali sia da rilevare l'intervento della bottega), con una datazione oscillante. Bordiga (1821) la considerò prodotta in età giovanile; lo stesso autore (1835) riconsiderò la sua datazione spostandola più avanti, tra 1515 e ‘20 (così anche G. Colombo, 1881 e G. Frizzoni, 1890). Alla mostra del 1956 Anna Maria Brizio la ritenne di poco posteriore al 1514-16 (polittico di San Gaudenzio a Novara), mentre, nella stessa occasione, Testori indicò una prudente datazione al terzo decennio. Luigi Mallè (1969) propose una datazione più avanzata, intorno al 1527-28, mentre Vittorio Viale tornò a proporre il 1525 ca. Concorde pare essere Giovanni Romano (1970) che indicò un più prudente post quem al 1520. La datazione intorno alla metà del terzo decennio si conferma la più accreditata dalla critica recente, a partire da F. M. Ferro, 1983, agganciando la commissione del polittico alla pestilenza che investì Romagnano nel 1524; confermano tale datazione anche altri studiosi, da ultimi E. Villata, 2006 (come ante quem) e M. Caldera, 2006. Una datazione più avanzata, intorno al 1530-31 è ancora proposta da C. Debiaggi, 1977. Alla luce del dibattito critico, il dipinto si deve collocare in un momento successivo alla conclusione del polittico di San Gaudenzio a Novara (i cui pagamenti terminano nel 1521) e sicuramente entro il 1530, prossimo alla metà del decennio. L'opera venne segnalata sull'altare del Santissimo Sacramento e dell'Annunciazione nella visita pastorale del vescovo Taverna (1618), che segnala anche la presenza del perduto Dio Padre. (G. B. Ferro, F. M. Ferro, 1979) Lo smembramento del complesso risale, probabilmente, alla fine del secolo, poiché già nel 1675 il vescovo Maraviglia ne ordinava la scomposizione, per ragioni di conservazione ("se ne facciano quadri distinti e separati conformi con le sue cornici decenti e proporzionati, collocandoli poscia in miglior sito"). Le tavole del registro superiore seguirono una tortuosa vicenda patrimoniale, mentre quelle del registro inferiore ebbero un destino comune: con la soppressione dell'abbazia nel 1801 enrarono nella collezione milanese di Giovanni Battista Monti, collaboratore fiduciario dei Borromeo, strettamente coinvolto nella realizzazione della quadreria dell'Isola Bella. Alla morte di Monti, nel 1830, la sua collezione (circa 400 pezzi) venne ceduta proprio ai Borromeo, venendo ospitata nel palazzo cittadino della famiglia; da qui si sposterà soltanto nel decennio fra 1849 e 1859, quando i Borromeo, banditi da Milano dopo i fatti delle Cinque Giornate, riparano a Genova insieme alla loro quadreria, ospiti a palazzo Durazzo, e durante la Prima Guerra Mondiale, quando la collezione venne trasferita alla Rocca di Angera per ragioni di sicurezza. Al ritorno delle opere a Milano, le tavole di Gaudenzio sono allestite nella Sala da Ballo (secondo l’Inventario fatto redigere del conte Giberto Borromeo nel 1920). Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale il dipinto, con le tavole gemelle, venne ricoverato nella villa dell'Isola Bella, assieme alle altre opere di Palazzo Borromeo
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100106959
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
- DATA DI COMPILAZIONE 1993
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2023
2015
- ISCRIZIONI sul retro della traversa - 12 - corsivo - a penna - italiano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0