ritratto d'uomo in nero

dipinto,

Entro una cornice intagliata e dorata a guazzo in oro zecchino e con una decorazione a volute di foglie d'acanto, il dipinto mostra un uomo ritratto di tre quarti e a mezzo busto, su uno sfondo blu scuro. L'uomo, non identificato, probabilmente un magistrato, indossa un abito scuro e un manto nero. Sotto la veste si intravede il bordo bianco della camicia. Il capo è coperto da una berretta nera e l'uomo porta capelli lunghi fin sopra le spalle. In contrapposizione al colore scuro dello sfondo e delle vesti dell'uomo, il volto è rappresentato in piena luce e se ne possono cogliere tutti i dettagli

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Boltraffio Giovanni Antonio (1466-1467/ 1516)
  • LOCALIZZAZIONE Villa Borromeo
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Prima di entrare nella collezione Borromeo, il dipinto apparteneva a Bartolomeo III Arese: le nozze tra Giulia Arese e Renato II Borromeo furono celebrate nel 1652, ma il passaggio del dipinto ai Borromeo risale probabilmente ad un momento successivo, dopo la morte di Bartolomeo. L'opera è da collocarsi accanto al Ritratto di dama in grigio presente nella stessa collezione, per le misure pressoché coincidenti e la comune storia collezionistica, che li vede collegati fin dal Seicento, nonostante i due dipinti non siano da considerarsi una coppia. L'opera è menzionata in un taccuino ottocentesco di G. Frizzoni e per la prima volta in un testo a stampa nel 1869, da J. Burckhardt. L'opera era nota a S. Reinach (1905) e successivamente (1907) l'attribuzione a Boltraffio è confermata da B. Berenson. A. Venturi (1915) avvicinava il dipinto al ritratto di Gerolamo Casio conservato presso la Pinacoteca di Brera. Anche F. Malaguzzi Valeri (1917) citava il dipinto, avvicinandolo al Gerolamo Casio e proponendo per entrambi una datazione successiva al 1500 della Pala Casio. O. Magnabosco Ricciardi (1985) e il P. C. Marani (1987) vi hanno colto un'anticipazione del naturalismo del Savoldo e di alcuni artisti veneti. Inoltre, sempre la Magnabosco Ricciardi (1990) ha inserito il dipinto in un momento di svolta della ritrattistica di Boltraffio, lettura accettata poi da M. T. Fiorio (2000; 2006), che ha sottolineato come l'opera testimoni la svolta di Boltraffio da una visione idealizzante del ritratto ad un'impostazione più naturalistica. Ancora la Fiorio ha riscontrato nel dipinto un'influenza della pittura dell'Italia Centrale e ha affrontato la questione di un possibile soggiorno veneto dell'artista
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100106952
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ISCRIZIONI in basso al centro della cornice, su targhetta di cartone dipinto a imitazione del bronzo - G. A. BOLTRAFFIO / (1467-1516) / Ritratto virile in nero -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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