CANDELIERE, serie - bottega piemontese (?) (terzo quarto sec. XVIII)
CANDELIERE
post 1750 - ante 1774
Piede a sezione sagomata con bombatura nella fascia interna e modanature digradanti in quella esterna. Fusto con anello nella parte inferiore e nodo ovoidale in quella superiore. Bocciolo reggicandela con profilo superiore modinato; gocciolatoio a piattello sagomato. L'intero oggetto è percorso da profonde nervature che formano un motivo ornamentale continuo. Il candeliere si compone di tre parti assemblate: piede, fusto e bocciolo reggicandela
- OGGETTO CANDELIERE
-
MATERIA E TECNICA
argento/ cesellatura
argento/ fusione
argento/ punzonatura
argento/ sbalzo
METALLO
-
MISURE
Diametro: 14 cm
Altezza: 24 cm
- AMBITO CULTURALE Bottega Piemontese
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
- INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La serie di candelieri è riconoscibile, per la prima volta, nell'inventario del patrimonio di suppellettili della Cappella della SS. Sindone del 1821, con specifica di essere "stati dati in prestito da S.M. alla R.a Cappella"; parimenti sono ricordati in quello del 1880. Tuttavia, il punzone con aquila dalle ali spiegate e una croce nel petto, sormontata da corona aperta, rinvenuto su alcuni dei componenti, non risulta essere mai stato rintracciato sull'argenteria sabauda, né essere documentato nei relativi regolamenti. Esso, pur con dimensione diversa da altri casi noti, appare assai vicino al marchio per l'argento in uso nel ducato di Modena e Reggio, a partire dal XVIII secolo, ovvero l'aquila estense coronata con le ali rivolte, come nel caso in esame, verso il basso, cfr. G. Boccolari, L'«Arte degli orefici» a Modena (secc. XV-XIX), Modena, 1991, pp. 39-41, 64-65; E. Barbolini Ferrari-G. Boccolari (a cura di), Argenti estensi l'arte orafa nel ducato di Modena e Reggio, Correggio, 1994, pp. 10, 25. In mancanza di ulteriori riferimenti, data la vicinanza con le armi del duca del Chiablese, presenti su un servizio da toeletta, realizzato da Giovanni Fino (notizie dal 1762 al 1791), in occasione delle nozze tra Benedetto Maurizio (1741-1808) e la nipote Maria Anna (1757-1827), avvenute nel 1775, si potrebbe ipotizzare che si riferisca, comunque, ad una commissione da parte di un ramo cadetto della dinastia regnante, cfr. G. Fina, L'argenteria torinese del Settecento, Chieri, 2002, pp. 55-57. Infatti, su alcuni esemplari, si sono riscontrati anche il punzone con iniziali CM entro ovale perlinato disposto orizzontalmente, che potrebbe identificarsi, sulla base della regolamentazione vigente nello stato sabaudo dal 1678 al 1793, del marchio di controassaggio di Carlo Micha (?-1787), nominato assaggiatore della Zecca di Torino nel 1759 e destinato alle funzioni di controassaggiatore a partire dal 1778, e, quello analogo con le iniziali BG o BC, non identificabile. Ad essi si aggiunge anche il punzone con stemma di Savoia semplice, coronato con iniziale P sulla destra del riguardante che dovrebbe corrispondere all'assaggiatore Bartolomeo Pagliani, nominato alla Zecca di Torino nel 1753 e sostituito nel 1775 dal figlio Francesco Pagliani, dal 1768 assaggiatore in Sardegna, ripetutamente presente negli ultimi decenni del XVIII secolo e messo a riposo nel 1816 (cfr. A. Bargoni, Mastri orafi e argentieri in Piemonte dal XVII al XIX secolo, Torino, 1976, pp. 6-8, 27, 28, tav. II). Infine, su un solo esemplare, è stato rintracciato un altro marchio di assaggio con iniziali G G B, non identificato nei repertori noti. Tale compresenza, unitamente ad un marchio di argentiere non chiaramente leggibile, forse una testa d'uomo, potrebbe far pensare che si sia trattato di un prodotto d'importazione, soggetto a verifica da parte della Zecca di Torino. Da un punto di vista stilistico la serie di esemplari in esame, accuratamente rifinita, risponde nella scelta, espressione di un gusto internazionale, quale unico partito decorativo, delle eleganti costolonature, a modelli documentati nel XVIII secolo. Non mancano attestazioni di esemplari analoghi a quelli in esame prodotti con certezza proprio in area modenese, si vedano una serie di candelieri di provenienza ducale che presentano, oltre al movimento impresso dalle costolonature, anche il movimento a "torchon" molto apprezzato e diffuso in Francia, Italia e Germania, condiviso da un'altra muta di produzione estense, realizzata da Silvestro Paltrinieri (notizie nel 1776 e nel 1780), mentre assai vicina agli esemplari in esame appare la coppia prodotta da Giacomo Ferrari (notizie dal 1748 al 1761), E. Barbolini Ferrari-G. Boccolari (a cura di), op. cit., pp. 10, 25, 44, 49, 54, nn. 7, 13, 17. La stessa tipologia è riscontrabile anche in ambito fiorentino, si vedano due candelieri, appartenenti al Museo dell'Opera di Prato, datati all'ottavo decennio del XVIII secolo, opera di Domenico Marranini (notizie dal 1759 al 1775), cfr. D. Liscia Bemporad, Argenti fiorentini, Firenze, 1992, vol. III, p. 609, n. 470
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100087965-0
- NUMERO D'INVENTARIO 2089-2094
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1993
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2005
2016
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0