SERVIZIO CERIMONIALE DA BATTESIMO, opera isolata di Gallino, Giuseppe (attribuito), Borrani, Giuseppe Felice (attribuito), Gaia, Innocente (attribuito) (primo quarto sec. XIX)

SERVIZIO CERIMONIALE DA BATTESIMO, post 1819 - ante 1819
Gallino, Giuseppe (attribuito)
Notizie dal 1814 al 1820
Borrani, Giuseppe Felice (attribuito)
1766/ notizie fino al 1838
Gaia, Innocente (attribuito)
Notizie dal 1787 - 1853

Il servizio si compone di vasetto e di vassoio ovale. Vasetto con piede circolare decorato da fascia cesellata con motivo a U; corto fusto; base della coppa con motivo geometrizzante ad archi a sesto acuto. Coperchio a campana con ampia tesa profilata con doppio bordo, il più esterno analogo a quello del piede, quello più interno con motivo a fogliette lanceolate appaiate stilizzate. Parte superiore del coperchio con motivo decorativo analogo alla base della coppa e con fogliette stilizzate; alla sommità è posta un'aquila araldica accucciata con stemma di Savoia sul petto ed iniziali di Carlo Felice. Piatto ovale con tesa bordata da motivo a fogliette stilizzate

  • OGGETTO SERVIZIO CERIMONIALE DA BATTESIMO
  • MATERIA E TECNICA argento/ cesellatura
    argento/ doratura
    argento/ fusione
    argento/ punzonatura
  • MISURE Altezza: 18 cm
    Lunghezza: 29.5 cm
    Larghezza: 17.7 cm
  • ATTRIBUZIONI Gallino, Giuseppe (attribuito): argentiere
    Borrani, Giuseppe Felice (attribuito)
    Gaia, Innocente (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Dalla documentazione conservatasi, appare probabile che l'esemplare in esame possa identificarsi con il servizio di composto di "vaso ed una bacila d'argento" commissionato all'orefice della Real Casa, Innocente Gaya (notizie dal 1788 al 1853) nel 1819 e pagato L. 493.31. Nella nota di pagamento, presentata dall'orefice il 3 marzo 1820, sia il vasetto che il vassoio vengono precisamente descritti, sia nella forma che per il peso e le tecniche impiegate per la loro realizzazione e doratura. Il marchio di assaggio di Giuseppe Vernoni (1754-notizie fino al 1824), analogo nella forma a quello di controassaggio usato nel Sei e Settecento, ed il punzone relativo al primo titolo dell'argento in uso presso la zecca di Torino tra il 1814 ed il 1824, frutto della nuova regolamentazione imposta al ritorno dei Savoia in Piemonte, che comportò il rifiuto del ripristino del sistema metrico decimale utilizzato dal governo francese e il parziale ripristino della normativa precedente, chiaramente riconoscibili su entrambi i componenti, confermerebbero tale ipotesi (A. Bargoni, Mastri orafi e argentieri in Piemonte dal XVII al XIX secolo, Torino, 1976, pp. 14-15, 28,29, tavv. III, X). Il marchio di Giuseppe Vernoni compare assai di frequente sulle argenterie piemontesi, data anche la lunga carriera del personaggio: nominato assaggiatore della Regia Zecca nel 1779, primo assaggiatore durante il periodo dell'occupazione napoleonica, carica mantenuta anche al ritorno della corte sabauda, nel 1817 ottenne la nomina di Controllore dell'Ufficio del Controllo Generale delle R. Finanze. Il marchio dell'argentiere, scarsamente leggibile, era stato identificato, dubitativamente, con quello di Giuseppe Gallino (notizie dal 1814 al 1820) o di Giuseppe Borrani (Torino, 1766 ca.-notizie fino al 1838), cfr. P. Gaglia, scheda n. 659, in E. Castelnuovo, M. Rosci (a cura di), Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna/ 1773-1861, catalogo della mostra (Torino, maggio-luglio 1980), Torino, 1980, vol. II, p. 615. Tuttavia, pur in assenza di studi approfonditi sull'argomento, appare rilevante osservare, che, negli anni compresi tra il ritorno dei Savoia in Piemonte a tutto il quarto decennio i volumi dei conti di Casa Savoia registrano, per quanto attiene ai pagamenti per argenterie, sia di uso domestico che ecclesiastico, unicamente il nome di Innocente Gaya che, evidentemente, non dovette svolgere in proprio tutte le commissioni affidategli, ma fu a capo di uno studio nel quale collaboravano, a vario titolo, altri argentieri. Il profilo del punzone, male impresso, per quanto appare possibile osservare, per altro, potrebbe anche identificarsi con quello della lira suonata da Davide, insegna che corrisponde ad Innocente Gaya, ammesso mastro argentiere nel 1788; nel 1814 venne eletto consigliere della Corporazione torinese ed ottenne, con Regie Patenti, la nomina ad orefice della Real Casa con il permesso di tenere due botteghe, cfr. A. Bargoni, Maestri orafi e argentieri in Piemonte dal XVII al XIX secolo, Torino, 1976, pp. 126, 279, fig. G 10; A. Griseri, Argentieri piemontesi a Palazzo Reale, in A.Griseri-G. Romano (a cura di), Porcellane e argenti del Palazzo Reale di Torino, catalogo della mostra (Torino, Palazzo Reale, settembre-dicembre 1986), Milano, 1986, p. 145. Non sono noti, al momento, suoi lavori al di fuori della committenza di corte. Per un profilo biografico di Giuseppe Felice Borrani (1766 ca.-notizie fino al 1838), A. Griseri, Gli argenti di Torino: Palazzo Reale 1963-1986, in A. Griseri-G. Romano (a cura di), Porcellane e argenti del Palazzo Reale di Torino, catalogo della mostra (Torino, Palazzo Reale, settembre-dicembre 1986), Milano, 1986, pp. 144-145; G. Sambonet, Maestri Argentieri Italiani Tra Settecento e Ottocento, Padova, 1996, p. 75. Mastro argentiere dal 1787, fu ripetutamente attivo per la corte sabauda - con produzione sia di oggetti liturgici che di servizi da tavola, scrittoio e toeletta - dalla quale ricevette nel 1815 il Brevetto di Fornitore con Privilegio di Casa Savoia. Sindaco della corporazione degli orefici nel 1820 e consigliere nel 1822, è ricordato, unitamente ai nipoti - la cui attività, documentata sino al terzo quarto del XIX secolo, risulta ancora da indagare - nelle guide commerciali di Torino tra il 1815 ed il 1822. Fu premiato alle Esposizioni Torinesi del 1829, 1832 e 1839. Si caratterizzò per una produzione di estremo rigore qualitativo e tendente, da un punto di vista stilistico, ad un certo eclettismo, specialmente in date tarde. Tra le opere di soggetto sacro, su commissione dello stesso Carlo Felice (Torino,1765-1831) e della consorte, appare rilevante segnalare nel 1818, a ridosso della realizzazione dell'esemplare in esame, un calice con patena destinato al Santuario della Consolata di Torino, cfr. L. Borello, La Consolata: un Santuario, una città, Torino, 1988, pp. 77-78 [le Notizie storico-critiche continuano in Annotazioni]||
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100087895-0
  • NUMERO D'INVENTARIO 2011/ 91 S.M
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1993
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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