ANGELI CHE REGGONO LA CROCE

RELIQUIARIO A CROCE, post 1800 - ante 1849

Base sagomata; bordo, dal profilo modinato, ornato da girali di acanto affrontate. Su essa piede formato da due girali di foglie di acanto terminanti a ricciolo, affrontate. All'interno delle volute laterali e nel punto d'incontro di esse, al centro, entro cornice mistilinea lobata, sono poste teche ovali ornate all'interno da cannutiglia dorata e argentata e perle, protette da vetro, con tre reliquie con i rispettivi cartigli rettangolari. Al centro del piede si innesta una croce latina con tre terminazioni trilobate dal profilo ornato da foglie di acanto che incorniciano cartelle con simboli della Passione di Cristo, presenti, sia sulla fronte che sul retro. Il braccio maggiore, alla cui estremità inferiore è collocata una reliquia entro teca ovale, con ornato analogo alle precedenti, è sostenuto da due figure angeliche a tutto tondo rappresentate in volo con veste e mantello dalle ricche pieghe, finemente cesellate con motivi a girali. Le ali degli angeli sono fissate con viti

  • OGGETTO RELIQUIARIO A CROCE
  • MATERIA E TECNICA ceralacca
    CARTA
    VETRO
  • AMBITO CULTURALE Bottega Parmense
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE [continuazione DESO] In corrispondenza del punto di incrocio dei bracci, entro una cornice di nubi e testine angeliche, teca sagomata, dal profilo decorato con gigli ed elementi a ricciolo, con reliquia ornata analogamente alle precedenti. Nello stesso punto, sul retro, è applicata una raggera. Il reliquiario è conservato entro custodia in raso di seta rossa cucita con filo giallo. Contiene una reliquia della Vera Croce e quattro altre reliquie. Il reliquiario venne acquisito nel patrimonio della Reale Cappella della SS. Sindone con bolletta di carico n. 3 del 25 maggio 1885. Lo stesso, tuttavia, è registrato, unitamente ad altri arredi liturgici, in una Bolletta di Carico relativa alla Cappella della SS. Sindone, datata al 25 maggio 1885, con provenienza dall'Ufficio degli Argenti, presso il quale giaceva in deposito, dopo essere stato trasferito da Parma. Con la legge del 24 giugno 1860, infatti, si assegnavano alla Real Casa i palazzi e le ville appartenute ai regnanti degli stati annesi al Regno d'Italia. Ben venti furono gli edifici del ducato a divenire di proprietà della Corona e il 16 marzo 1861 si dava inizio alla compilazione dell'inventario del palazzo ducale a Parma e di tutti i fabbricati annessi e la stessa operazione venne ripetuta per le residenze di Sala Baganza e di Colorno che risultarono estremamente ricche di arredi, dal momento che la partenza della famiglia ducale non aveva comportato l'asportazione degli stessi. Con legge del 10 agosto 1862, i Palazzi di Riserva e del Giardino di Parma, nonché Colorno, passavano al Demanio e da tale momento ebbe inizio una disastrosa spogliazione di tali sedi con una iniziale dispersione di mobili e suppellettili nei palazzi reali di Torino e di Genova, nella villa di S. Michele in Bosco e nella Residenza Reale di Alessandria, successivamente, in parte, ulteriormente trasferiti ad altre sedi della corte sabauda, cfr. G. Bertini, Le residenze ducali parmensi dal 1860 al 1870 e le vicende dei loro arredi, in G. Bertini-P. Ceschi-Lavagetto-M. Dall'Acqua-L. Fornari Schianchi-M. L. Hotz (a cura di), Le regge disperse. Colorno rintraccia gli arredi ducali presenti in collezioni pubbliche parmensi secoli XVIII-XIX, catalogo della mostra (Palazzo Ducale di Colorno, 5 settembre-8 dicembre 1981), Colorno, 1981, pp. 55-61; E. Colle, Ducato di Parma, in E. Colle (a cura di), Gli inventari delle corti. Le guardarobe reali in Italia dal XVI al XX secolo, Firenze, 2004, pp. 211-222. L'assenza di precedenti etichette inventariali, impedisce, purtroppo, di poter verificare con certezza la collocazione originale dell'esemplare; si noti, tuttavia, che nell'inventario della residenza di Colorno, ove aveva sede la celebre Cappella Reale di S. Liborio, rimodernata negli ultimi decenni del XVIII secolo e contraddistinta da una ricca dotazione di arredi e di reliquiari, compilato da Giovanni Nigra, per ordine del Ministro della Real Casa il 16 marzo 1861, sono descritti, presso l'Altare delle reliquie, due teche a forma di croce che potrebbero ricordare l'esemplare in esame, cfr. M. Pellegri, Colorno Villa Ducale, Parma, 1981, pp. 128-138. L'assenza di punzoni, non permette di meglio precisare la datazione dell'oggetto né la bottega che lo produsse, al di là dell'importante indicazione desunta dagli inventari circa la provenienza da una, non meglio precisata, "Residenza di Parma", nell'anno 1865. L'attività orafa nel ducato, nel corso della storia della produzione artistica parmense, raggiunse anche livelli ragguardevoli, come tra la seconda metà del XVIII secolo e i primi decenni del secolo successivo, momento in cui, sotto la direzione di alcune figure di rilievo, quali l'architetto Ennemonde Alexandre Petitot (1727-1801), giunto da Parigi nel 1753, dopo un soggiorno di studi presso l'Accademia di Francia a Roma, la cultura figurativa elaborata in Parma costituì un modello di riferimento per tutta l'Europa delle corti. Gli esemplari conservatisi risultano difficilmente marchiati, anche nel caso di manufatti eccellenti, per la difficoltà da parte della corporazione stessa di far applicare i regolamenti da essa emanati fino a tutto il Settecento e, solamente nel periodo dell'occupazione napoleonica e nei decenni di governo ducale precedenti all'unità d'Italia si assistette ad una relativamente maggiore regolarità nell'attività di controllo della bontà dei materiali e dell'attività degli orefici. Riguardo alla perdita della ricca dotazione di argenti da tavola, da toeletta e di uso liturgico, dispersa a seguito dell'acquisizione dellle residenze ducali da parte dello stato sabaudo, sino ad oggi, la bibliografia aveva reso noto solamente un nucleo di argenteria da tavola, rintracciata nel Palazzo del Quirinale a Roma, prodotta nei primi decenni dell'Ottocento da parte dell'argentiere di corte Luigi Vernazzi (Parma, 1771-1836), tra i più celebri artefici parmensi, [le Notizie storico-critiche continuano in Annotazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100087810
  • NUMERO D'INVENTARIO 1989/ 161 S.M
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2016
  • ISCRIZIONI teca/ interno/ su cartiglio - Ex Sudario D.ni N. I. C - a penna/ nero - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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