CALICE, opera isolata - bottega piemontese (primo quarto sec. XIX)

CALICE, post 1814 - ante 1824

Piede a sezione circolare; bordo ornato da foglie lanceolare. Tre ampie volute, terminanti a ricciolo, sormontato da testina angelica alata a tutto tondo suddividono il piede in tre specchiature triangolari nelle quali, su fondo puntinato, è posto ornato floreale con nastro annodato. Collarino di raccordo con il fusto a corona di foglie di alloro; grosso nodo a forma di vaso. La fascia inferiore presenta decoro a foglie analogo al piede; parte centrale scanellata; settore superiore puntinato con tre teste di angeli alati a tutto tondo; fascia superiore a corolle floreali stilizzate. Sottocoppa ornato da doppio strato di foglie lanceolate sovrapposte; profilo filettato; coppa interamente dorata

  • OGGETTO CALICE
  • MATERIA E TECNICA argento/ sbalzo
    argento/ fusione
    argento/ doratura
    argento/ cesellatura
    argento/ punzonatura
  • MISURE Altezza: 28 cm
    Larghezza: 15.4 cm
  • AMBITO CULTURALE Bottega Piemontese
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO piazza San Giovanni, 2, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il calice, con la relativa patena e custodia, è descritto negli inventari otto-novecenteschi del patrimonio della Cappella della SS. Sindone reperiti sin dal 1880. Benché manchi il punzone dell'argentiere, il marchio di assaggio di Giuseppe Vernoni (1754-notizie fino al 1824), analogo, nella forma, a quello di controassaggio usato nel Sei e Settecento, ed il punzone relativo al primo titolo dell'argento in uso presso la zecca di Torino tra il 1814 ed il 1824, frutto della nuova regolamentazione imposta al ritorno dei Savoia in Piemonte, che comportò il rifiuto del ripristino del sistema metrico decimale utilizzato dal governo francese e il parziale ripristino della normativa precedente, chiaramente riconoscibili nel labbro e nel piede del calice, confermerebbero una datazione tra il terzo e la prima metà del quarto decennio dell'Ottocento e la produzione da parte di un artista attivo nella capitale (cfr. A. Bargoni, Mastri orafi e argentieri in Piemonte dal XVII al XIX secolo, Torino, 1976, pp. 14-15, 28, 29, tavv. III, X). Il marchio di Giuseppe Vernoni compare assai di frequente sulle argenterie piemontesi, data anche la lunga carriera del personaggio: nominato assaggiatore della Regia Zecca nel 1779, primo assaggiatore durante il periodo dell'occupazione napoleonica, carica mantenuta anche al ritorno della corte sabauda, nel 1817 ottenne la nomina di Controllore dell'Ufficio del Controllo Generale delle R. Finanze. Tale datazione è confermata anche ad un'analisi stilistica dell'oggetto che presenta un'elevata qualità del modellato e un lavoro di cesello estremamente fine: la soluzione delle fasce ornate da foglie lanceolate nel sottocoppa e nel piede e il nodo a vaso, di chiara matrice classicista, nonché le aggettanti testine angeliche sono elementi che ricorrono frequentemente nell'oreficeria sacra piemontese della prima metà del XIX secolo. Si vedano, per un confronto, un ostensorio ed un calice conservati nella cattedrale di S. Lorenzo di Alba: il primo, opera di argentiere torinese con la medesima datazione dell'esemplare in esame, presenta una soluzione nel piede con testine angeliche addossate a volute che si ritrova anche nel secondo, opera dell'argentiere di corte Carlo Agostino Balbino (1777/ notizie fino al 1858), datato al secondo quarto dell'Ottocento, cfr. S. Gallarato, schede 10-11, in W. Accigliaro-S. Gallarato (a cura di), Sacri argenti della cattedrale di Alba Oggetti liturgici e oreficeria devozionale nel "Tesoro del Duomo" (dal XIV al XIX secolo), catalogo della mostra (Alba, chiesa di S. Caterina, 1-30 ottobre 2005) Alba, 2005, pp. 78-81. Per la diffusione internazionale di tali repertori si veda un calice presente a Forlì, opera dell'argentiere romano Pietro Paolo Spagna (notizie dal 1793 al 1861) e datato al 1818, che presenta forti analogie nell'utilizzo del decoro a foglie lanceolate nel piede e nel sottocoppa, nonché del motivo plastico delle testine angeliche a tutto tondo, cfr. F. Faranda, Argentieri e argenteria sacra in Romagna dal Medioevo al XVIII secolo, Rimini, 1990, pp. 239-241, n. 214. Tali stilemi in ambito romano avevano raggiunto un particolare livello di eccellenza nell'ambito della produzione della bottega di Giuseppe Valadier (Roma, 1762-1839), discendente da una celeberrima dinastia di artisti, nei cui taccuini di disegni e nei pochi esemplari conservatisi, si possono ritrovare soluzioni riprese dall'esemplare in esame, specialmente per la tipologia del piede, cfr. E. Thompson, Two chalices by Giuseppe Valadier, in "Antologia di Belle Arti. Il Neoclassicismo III", Torino, 1992, pp. 102-106. Un'altro importante polo di riferimento per l'aggiornamento della cultura figurativa e delle arti applicate per tutta la seconda metà del XVIII secolo e i primi decenni del XIX secolo, fu Parma e, a titolo di esempio, interessanti confronti si possono rintracciare con i motivi decorativi presenti nel piede e nel fusto di un ostensorio appartenente alla diocesi di Parma opera di Francesco Capitassi (Parma, 1748-notizie fino al 1811), ove il motivo a testine angeliche, già presente nella produzione sei-settecentesca, subisce un forte irrigidimento ed assume una disposizione simmetrica giocata sulla figura del triangolo, pur nella cura alla qualità del modellato, cfr. A. Mordacci, Argenti e argentieri a Parma tra '700 e '800, catalogo della mostra (Parma,12 ottobre 1997-17 gennaio 1998), Parma, 1997, p. 21, n. 15
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100087805
  • NUMERO D'INVENTARIO 2023/ 73 S.M
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2016
  • ISCRIZIONI piede/ interno/ su etichetta rettangolare adesiva - 2023 - lettere capitali -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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