San Rocco

dipinto,

Sulla faccia anteriore è raffigurato San Rocco inginocchiato, con gli occhi rivolti al cielo, in atteggiamento di preghiera; sull'altro lato (non fotografato) San Sebastiano

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA metallo/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
  • LOCALIZZAZIONE Andezeno (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'ovale metallico appare dal documento fotografico come originariamente collocato nella cappella dedicata ai SS. Rocco e Sebastiano e Madonna della Neve. Appare sorretto da una lunga asta oggi conservata nei locali sopra la parrocchiale. Dalle visite pastorali non vi è cenno ad oggetti di questo tipo che appartenevano alla cappella, allora situata ai confini del paese verso Chieri. Il piccolo edificio sacro è citato per la prima volta dal vescovo Beggiamo nel 1681 (Torino, Archivio Curia Vescovile, Visita Pastorale Beggiamo, 1681, f.69) "Capella B. Mariae ad Nives et S.S. Rochi et Sebastiani ad usum caritatis eabit icona cum imaginibus sup. tor sien suppellectilia ad ornatum alt.et cilib. Et cum coleb. Differt parata ex prollis cilib. (...) Beneficium all. ili erectum A. D. Ioe Baptra Pinto D. (...)". A quella data l'arredo della cappella poteva già contare sulla bella icona dipinta da Antonino Parentani (A. Baudi di Vesme, Schede Vesme. L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, Vol. III, Torino 1978) di cui non rimane che una copia ottocentesca che serve tuttavia a documentare l'attività del pittore ad una data molto tarda ed in una zona finora non sospetta della sua presenza. Qui, nel 1648 viene fondato da Giovanni Battista Pinto di Andezeno un beneficio ecclesiastico semplice più volte ricordato nelle successive visite pastorali (Torino, Archivio Curia Vescovile, Visita Pastorale Roero, 1750, vol. 7.1.29, f.161v, 162; Torino, Archivio Curia Vescovile, Visita Pastorale Rorengo di Rorà, 1774, vol. 7.1.48, f. 202v-203). L'icona è citata per la prima volta dal Rorengo di Rorà sull'altare della cappella. A quella data lo stato della piccola costruzione doveva essere poco agibile se i paramenti ed alcuni arredi vengono portati nell'oratorio di San Marco dove sono conservati chiusi a chiave in un armadio. Il Franzoni, circa cinquant'anni dopo rileva che non vi è più nessuna suppellettile poiché quelle rimaste erano state portate in parrocchia (Torino, Archivio Curia Vescovile, Visita Pastorale Franzoni, 1837, vol. 7.1.78, f. 115). Nel 1932 il prevosto Borala scrive che il tetto è pericolante (Torino, Archivio Curia Vescovile, Relazione Borala (1932), vol. 8.2.48 f.4/71) ed oggi i muri perimetrali della cappella sono stati venduti dall'attuale parroco. Tornando al dipinto in oggetto, data la povertà e le disastrose condizioni che denunciano anche ridipinture, se ne può tentare una collocazione cronologica verso la fine del XVIII secolo, ad opera di un pittore locale, la cui presenza ritorna nella Pentecoste della chiesa dello Spirito Santo di Gassino
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100055870
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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