Annunciazione con San Bovo, San Bernardino da Siena e San Marco

dipinto,

Profilo superiore mistilineo; raffigura nella parte alta l'arcangelo Gabriele; in basso, la Madonna annunciata tra San Bovo, San Bernardino da Siena e San Marco. Cornice in legno con fascia modanata

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Prelasca Amanzio (notizie 1660-1668)
  • LOCALIZZAZIONE Andezeno (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel 1671 il Card. Beggiamo, nella relazione della Visita pastorale (f.67 v°) cita l'icona dietro l'altare maggiore: "ad icon ornat. et S.S. Bove... Marci, et Bernardini retro dicto altare, alter apparet parvam claram". Al contrario non è citata né da Roero, che pure lascia una dettagliatissima descrizione della chiesa, nè dal Rorengo di Rora. Quest' ultimo anzi menziona nel 1734 " nova convenienti icona" sull'altare maggiore (F. 197 v.) dove il termine "nova" non può essere riferito ad una tela eseguita cent'anni prima. Non è citata neppure dal Franzoni nel 1837. La tela seicentesca è stata ad evidenza adattata al nuovo spazio settecentesco (v. scheda relativa al coro) poiché appare sul lato inferiore una striscia di tela dipinta che prima doveva essere celata dalla cornice originaria, inoltre il taglio modanato e centinato della tela non corrisponde a quella di esecuzione del dipinto. L'iconografia della pala appare piuttosto inconsueta accorpando due soggetti: l'Annunciazione, che potrebbe essere riferita alla devozione verso l'Immacolata Concezione, cui viene dedicato nel 1743 un beneficio dal sacerdote G. Antonio Ormea (v. scheda relativa all'altar maggiore n.) ed i Santi protettori. A S. Marco è dedicata la chiesa, S. Bernardino è legato per eccellenza alla devozione del Sacro Cuore di Gesù, come pure S. Bovo. Questi muore penitente a Voghera il 22 maggio 986, mentre era in pellegrinaggio verso Roma. E raffigurato spesso con uno stendardo sul quale è il monogramma IHS. Viene santificato nel 1469 (Kaftal, Iconography of the Saints in the painting of North west Italy, Firenze 1985 pp.176,178). Il Santo è raffigurato con un libro in mano nella statua ora al museo di Santo Stefano a Bologna, datata al XIV sec. (voce G.D. Gordini, Biblioteca Sanctorum, Roma 1963, III, pp.379,380), ma nel XVII la devozione nei suoi confronti sembra particolarmente diffusa nell'area acquese, sull'Appennino ligure. E' infatti raffigurato nel 1600 da Michele Beccaria, nel Matrimonio mistico di S. Caterina, per la parrocchiale di Melozzo nel 1675 con la Vergine, S. Antonio Abate e S. Carlo nella parrocchiale di Morsasco ad opera di un Monevi di Visone, e forse dallo stesso autore, nella parrocchiale di Visone con la Madonna. (V. Natale, Vicende di un'iconografia pittorica: la Madonna del Rosario in Provincia di Alessandria tra fine Cinque ed inizio Seicento, in Pio V e Santa Croce di Bosco Marengo, catalogo a cura di C.E. Spantigati, Boscomarengo 1985, pp.425, nota 187,p.421 (v. scheda OA relativa alla catalogazione della parrocchia di Visone di V. Natale, SBAS di Toino). La firma Amantius Pranget e la data 1663 permettono di indicare in Amanzio Prelasca l'autore dell'opera. Il Prelasca fu attivo in Palazzo Reale a Torino nella prima metà degli anni'60 del Seicento "pittore di cultura lombarda trascinato dalle spericolate iconografie del Dauphin" (M. di Macco, Quadreria di palazzo e pittori di corte; le scelte ducali dal 1630 al 1684 in Figure del Barocco in Piemonte, a cura di G. Romano, Torino 1989,p.64; idem la pittura del Seicento nel Piemonte sabaudo, in La pittura in Italia. II Seicento, Milano 1989, Schede Vesme III, Torino 1978, p.811-871) giocando un ruolo di comprimario con lo stesso Dauphin, con il lorenese Dameret, i Recchi, il Caravoglia, negli anni dal 1660 al 1663. A ridosso del 1663 è presente nel cantiere decorativo delle appartamento verso il cortile riservato alla duchessa Francesca di Valois Orleans, allestito in occasione delle nozze con Carlo Emanuele II. I pagamenti rivelano la presenza contemporanea di P. e L. Douphur, Caravoglia, Dameret, Giacomo e Giovani Casella, J. Miel. Nello stesso anno è impegnato a dipingere la storia di Beatrice, per una serie ideata da E. Tesauro sui fatti eroici delle principesse di Savoia. Quest'opera del Prelasca è dunque la prima conosciuta all'infuori del cantiere di corte, presente sul territorio torinese (si conosce solo un pagamento a Giaveno). I grandi panneggi rigonfi, la conce ariosa dello spazio, gia tipici del pittore, si veda la Virtù incatenata da Pallade nella sala degli staffieri a Palazzo Reale, datata 1660, dove Pallade appare sotto fama di un grande angelo che plana dal cielo, qui s'illumina di una luce più contrastata. Pare di cogliere un adeguamento del pittore alla pittura barocca nella sua accezione più squisitamente parigina di Dauphin, espressa nella Comunione di S. Onorato in duomo a Torino e nella pala per l'altar maggiore della chiesa di S. Francesco da Paola"omaggio pittorico alla linea filofrancese adottata dalla Cristina di Francia nella definizione del gusto di corte (Di Macco, op. cit. 1989). Forse non è neppure estranea al Prelasca l'Annuncizione dipinta dal lorenes, che si conosce attraverso un'incisione del Thourneysen. Ben diversa è la stesura della Isicratea Regina del Ponto, dipinta nello stesso anno per Palazzo Reale, dove invece si scelgono torialità più facili,luminose. [Continua in OSSERVAZIONI]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100055857
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • ISCRIZIONI Sul libro retto da San Bovo - Et ego mitto angelorum meritum (?) ante faciem tuam -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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