altare maggiore, opera isolata - bottega lombarda (secondo quarto sec. XVIII)

altare maggiore,

L'altare è impostato su tre gradini in legno; è realizzato in legno rivestito da una preparazione in gesso marmorizzato. Mensa a parallelepipedo; alzata con tre gradini decorati lateralmente da volute e teste di cherubini. Al centro tabernacolo architettonico con colonnine laterali terminanti con capitello fogliacel. Sportello centinato con Agnus Dei

  • OGGETTO altare maggiore
  • MATERIA E TECNICA LEGNO
    Marmo
    stucco/ marmorizzazione
  • AMBITO CULTURALE Bottega Lombarda
  • LOCALIZZAZIONE Andezeno (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Originariamente l'altare laterale della chiesa doveva esser vicino al muro perimetrale dell'abside se il Beggiamo nel 1671 lo descrive (Visita pastorale, f.67 v.) "altare maius plenum lateritium portatili et reliquis et ornatum" con l'icona "retro dicto altare". Le descrizioni fornite sia dal Roero che dal Rorengo di Rorà concordano nella indicazione del materiale "Vidit illud esse ligneum cum portatili rite aptato et habere omnia requisita ad eiusdem ornatum (Visita Pastorale 1750, f.153). Scrive il Roero e il Rorengo di Rorà: "confectum esse ligneum iuxta urna marmorea colore fractum" (Visita pastorale, 1774 f. 197 v.). Della stessa materia il tabernacolo: "visitavit ipsum tabernaculum, quod est ligneum, interius circumstitum panno serico diversi coloris, viditque in illo stratum corporale satis nudum exterius vero colatum et inauratum, cum ostiuolo clauditur sera, et clavi ferea quam inaurari mandavit (Visita pastorale del Roero, f. 153). La descrizione fornita dal Vescovo Roero è confermata dal Rorengo di Rorà ventiquattro anni dopo "praeter lignum similiter efformatum tabernaculum holoserico albo interius vestitum, et clavi ferrea clausum SS. Sacramentum quantoque per anni reponi dicitur" (Visita Pastorale del 1774, f. 197 v.). Nel 1837 il Franzoni ne dà una descrizione sostanzialmente simile "altare ligneo pieto cum tabernacolo pariter ligneo" (Visita Pastorale, f.112 v.). La conferma che l'attuale altare è ancora quello descritto dal Roero nel 1750 viene dal fatto che il Vescovo specifica esservi a tergo, sul retro un piccolo armadio ove venivano riposte le suppellettili sacre (F.155 v.) e che conserva ancora oggi alcuni oggetti liturgici. Ne deriva che l'altare fu costruito ante l'anno 1750, ma a giudicare dai dati stilistici, non molto tempo prima, con una iniziativa che anticipava il riassestamento dello spazio presbiteriale avvenuto poi,dopo il 1774. Il tabernacolo che possiamo identificare con quello originale, presenta una tipologia decorativa nell'intaglio a volute e racemi vegetali tipica del pieno settecento. L'altare attuale corrisponde però solo in parte alla struttura originaria perché il Rorengo di Rorà menziona, nella sua descrizione, anche una "urna marmorea colore formatam" che non esiste più e l'attuale croce lignea che lo conclude in alto è di chiara fattura ottocentesca. Indicativa della volontà di rinnovamento dello spazio ecclesiale da parte della Confraternita è la menzione da parte del Rorengo di Rorà di una "nova convenienti icona" collocata sull'altare, che non può essere identificata con la pala oggi nel coro, datata 1663. Di questo dipinto non si ha più alcun accenno nelle successive visite pastorali, né alcuna altra notizia; non è improbabile sia stato rimosso in occasione dei massicci restauri del 1844 (ricordati dalla lapide sulla facciata della chiesa) per essere sostituito dal Crocefisso. Il 30 marzo 1733 Giovanni Vittorio Villa, lo stesso protagonista della ricostruzione della parrocchiale, sacerdote e rettore della parrocchia di Avuglione, dota l'altare maggiore di un beneficio semplice sotto l'invocazione dell'Immacolata Concezione (notaio e cancelliere della Curia, Grosso, Visita pastorale 1750,f.157 v.) che il Rorengo di Rorà fa risalire al 13 giugno 1760 (Visita Pastorale, f.200) dotandolo dell'enorme rendita di beni stabili, prati terreni di lire 200 (quanto quella di tutta la Confraternita). Il 3 febbraio 1743 Giuseppe Antonio Ormea, vi fonda una cappellania (notaio Sesso, Visita Pastorale 1750, f.157 v.). Giuseppe Antonio Ormea del ramo di Andezeno, (morto il 29 dicembre 1761) teologo della Collegiata del Duomo di Torino, II assistente della Basilica Reale, appartiene alla nobiltà legata alla Corte (Manno, La nobiltà subalpina, dattiloscritto presso la Biblioteca Civica di Torino,p.109). Egli stesso farà edificare la cappella di famiglia in parrocchiale. Non si hanno elementi per proporre i Villa o l'Ormea quali fautori in prima persona di iniziativa di tale portata da stravolgere l'assetto interno della chiesa e l'immagine del fulcro liturgico. Né è pensabile che una simile strategia non abbia interessato "in primis" la Confraternita stessa, se, come specifica il Roero, viene anche demolita la Sacrestia "sacrestia huius ecclesiae sive Oratorii fuit etiam destructa pro nova e eiusdem constructione, quae adhuc desideratur cui quidem operi de manum de proximo admovendam esse intellexit" (Visita pastorale del 1750, f. 155 v.)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100055851
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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