San Giacomo il Maggiore

dipinto, 1600 - 1624

Rappresenta San Giacomo a mezza figura, volto verso sinistra; porta una mano al petto e con l'altra regge il bastone da pellegrino. Cornice a listelli in legno dorato con fogliette agli angoli

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Crosio Giovanni (bottega)
  • LOCALIZZAZIONE Andezeno (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Non si hanno notizie documentarie della tela. Per quanto di fattura rozza nella definizione del corpo e delle fattezza, non è priva d'interesse per l'attenzione alla fisionomia del santo, il cui volto appare segnato dal tempo e dalla fatica (quasi un'identificazione con la popolazione locale per lo più dedita al lavoro dei campi), L'opera presenta un'iconografia tipica del primo Seicento, secondo una messa in posa che si attiene scrupolosamente ad un piccolo numero di moduli compositivi abituali. Il confronto con il San Giacomo ai piedi della Vergine nella pala del Rosario di San Michele ed i Santi Pietro e Paolo nell'Annunciazione della chiesa dell'Annunciata a Moncalvo attribuita al periodo giovanile di Guglielmo Caccia (G. Romano, Casalesi del Cinquecento, Torino 1977, pp. 76-77, tavv. 73-75). In particolare, si può avvicinare alla produzione del Crosio; può costituire un segnale della diffusione dei modelli protomoncalviani in area torinese per l'attenzione all'umanità affaticata e patetica dei personaggi "senza ricorrere al repertorio mimico dei manieristi" (Ibidem). Indizio della devozione nei confronti del santo sono un ex voto oggi in Confraternita (scheda cartacea n. 45) ed il San Giacomo raffigurato nella pala della Madonna e santi nell'Oratorio di San Carlo a Balbiano. Non va dimenticato che il convento di S. Antonio della vicina Chieri, appartenente all'ordine degli Antoniani, costituiva una delle tappe dell'itinerario che dall'Europa sud orientale portava a Santiago di Conpostela. Il decoro della cornice, che pare coeva alla tela, non è tipologicamente lontano dagli ornati della cassetta reliquiario conservata in parrocchiale; questi dati portano a datare l'opera ai primi trent'anni del Seicento. Il dipinto costituisce insieme al ritratto di S. Ignazio, alla pala di Amanzio Prelasca in coro ed a quella di S. Elisabetta sull'altare omonimo, uno dei pochi reperti superstiti dell'originale arredo seicentesco, in gran parte rimosso a partire dalla seconda metà del XVIII secolo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100055838
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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