altare,
Altare con mensa a parallelepipedo; ancona definita da due lesene marmorizzate terminanti con capitello fogliaceo. Timpano triangolare
- OGGETTO altare
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MATERIA E TECNICA
MURATURA
- AMBITO CULTURALE Bottega Piemontese
- LOCALIZZAZIONE Andezeno (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La vicenda della cappella è strettamente collegata alla querelle che vede contrapporsi il conte Giulio Cesare Balbiano e la comunità di Andezeno, rappresentati rispettivarnente dall'ing. Blanchery e l'arch. Prunotto. Il Balbiano, che dapprima aveva negato il terreno necessario alla costruzione della chiesa, nel 1751 si risolve a venderlo. In un primo momento infatti è menzionato nel preventivo dell'ing. Casasopra dell'11.8.1751 come contribuente con £ 2000 alla costruzione della prima cappella della navata sinistra, accanto all'altare maggiore (Archivio Comunale di Andezeno, cartella Culto, Testimoniali di attestazione, foglio sparso; L. Marzano, La storia della chiesa parrocchiale di Andezeno, s.d. ma 1923, p.25) anche perché la famiglia possedeva già un altare nella vecchia parrocchiale presso la cappella del Rosario, con l'apposizione della propria arma (ibidem, fasc. 11). Nel 1755 però rifiuta di pagare le spese (Marzano) e nel 1762 si trasferisce a Biella (AST, Insinuazioni, v. 21, 1760/1764,f.285). Finalmente il 17 agosto 1767 firma l'atto di rinuncia al diritto di patronato della cappella (Marzano, op. cit. p.46). Fin dal 1743 Giuseppe Antonio Ormea aveva eretto una cappellania laicale nella vecchia parrocchiale, che nel 1762 viene convertita in legato di £ 6000 per costruire la cappella di famiglia. Gli Ormea appaiono presenti nel preventivo del Casasopra del 1751 con un lascito di £ 1000 (Archivio Comunale di Andezeno, cartella Culto, fase. 11, Testimoniali di attestazione, foglio sparso). Nel 1762 gli eredi di Giuseppe Antonio Ormea precisano di aver già anche fatto dipingere l'ancona (idem, legato Ormea). La famiglia spera di poter avere la cappella di destra (nel documento è intesa come a destra dell'altare maggiore per chi si ponga di fronte al presbiterio) ma la costruzione non può cominciare che all'atto di rinunzia del Balbiano, nel 1767, a chiesa già consacrata. Nel 1774 la cappella viene cosi descritta dal Rorengo di Rorà: "Altare primum in cornu epistolae extractum est ex lateritio suppellectilibus decenter ornatum cum eleganti icone Sancti Josephi Patrarchae altari titularis, aliorumque Sanctarum imagines referente" (Archivio Curia Arcivescovile di Torino, Visita pastorale 1774,v.7.1.48, f.189v., 190). Il vescovo cita il testamento di Giuseppe Antonio Ormea (idem, f.161,161v.) che lascia tutti i suoi beni ai poveri stabilendo una quota da destinarsi alla dote di fanciulle povere affinché possano sposarsi. La rendita dell'eredità ammontava a 130 lire annue circa, una somma notevole se confrontata alla rendita annuale della Compagnia del Rosario, una delle maggiori del paese, di lire 150 annue. Subito dopo vengono messe le balaustre di marmo, opera dei fratelli Rossi (Archivio Comunale di Andezeno, cartella Culto, fascicolo 11). Ma nel 1811, in seguito all'estinzione della casata, l'altare passa a Don Gabriele Valimberti, forse il medesimo che già nel 1774 è segnalato dal Rorengo di Rorà come rettore della cappellania fondata presso l'altare (Visita Rorengo di Rorà cit. f. 190). Egli ricostruisce l'altare "e quello fatto ornare ed abbellire con finti marmi", cosi come viene descritto dal prevosto Craveri che in quell'anno chiede l'autorizzazione alla sua consacrazione (L. Marzano, La storia della chiesa parrocchiale di Andezeno, s.d. ma 1923,p.47). Viene mantenuta l'icona. Giuseppe Antonio Ormea sembra appartenere alla nobiltà di provincia legata alla corte, ma non è chiaro, per mancanza di documenti, quale sia la sua collocazione all'interno della genealogia di famiglia, che conta, fra gli altri, il potentissimo e coltissimo Marchese, ministro delle finanze di Carlo Emanuele III di Savoia. Un Giuseppe Antonio è teologo collegiato, canonico del Duomo di Torino, nel 1757 è nominato secondo assistente alla Reale Biblioteca; muore il 29 dicembre 1761 (A. Manno, La nobiltà subalpina, dattiloscritto presso la Biblioteca Civica di Torino, f.108,109). Suo fratello Filippo, nel 1741 è aiutante di camera di Carlo Emanuele III, carica già ricoperta dal padre Filippo Benedetto. Nel 1777 è nominato capitano di palazzo di Stupinigi ed infeudato di Montpascal nel 1784 (A. Manno, op. cit. p.108,109)
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100055763
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1991
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0