reliquiario a teca a cassa,

L'urna è collocata sotto la mensa dell'altar maggiore ed è visibile attraverso un vetro. Vi si accede attraverso una porta aperta sul retro dello stesso altare. E'realizzata in legno intagliato con motivi fitomorfi, volute e girali. Sul retro sono incorniciate tre iscrizioni relative alla cassa ed al corpo di Santa Giustina

  • OGGETTO reliquiario a teca a cassa
  • MATERIA E TECNICA VETRO
  • AMBITO CULTURALE Bottega Torinese
  • LOCALIZZAZIONE Andezeno (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE S. Giustina Martire è venerata a Padova, ove se ne conserva il corpo dal 1627, sotto l'altar maggiore della chiesa omonima (Biblioteca Sanctorum, Roma 1965, Vol. V, pp. 134-135). La bibliografia non dà notizia della reliquia di Andezeno che risulta essere il secondo corpo di Santa Giustina. L'acquisizione si colloca in un momento storico di particolare venerazione per i santi protomartiri. Il corpo della santa, come quello di S. Teodoro a Chieri nella chiesa di S. Guglielmo, è circondato da un'intelaiatura di bacchette in ferro e legno per distendere i vestiti di seta in modo tale da prefigurare la rotondità delle carni, allusione simbolica sulla quale deve meditare il fedele, all'incorruttibilità della carne dei santi. Lo sfarzoso vestito si accompagna ad un corpetto bordato di pizzo e decorazioni a sfere colorate, da immaginare oggi, originariamente in seta. La veste attuale pare un rifacimento di quello originario settecentesco, ma, essendo impossibile aprire la teca per esaminarne la fattura, la considerazione vale come ipotesi. Anche l'ornamento a roselline posto sul capo corrisponde all'oleografia devozionale ottocentesca. L'urna viene donata nel 1764 dal sacerdote Giovanni Villa come esprimono le iscrizioni poste sull'enorme teca collocata sotto la mensa dell'altare maggiore. Nello stesso anno la donazione viene ratificata dal Consiglio Comunale che decide che l'oggetto venga solennemente trasportato in parrocchiale il giorno dell'inaugurazione della chiesa, il 18 ottobre, festa di S. Giustina. In questa occasione si ha il solenne riconoscimento del ruolo svolto dai fratelli Giovanni e Giacomo Domenico Villa nell'edificazione del tempio (AST, Insinuazioni, v. 21 pp.445-458; il documento è stato trascritto dalla Marzano, L. Marzano, la storia della parrocchiale di Andezeno, sd. ma 1923, p. 38, da una copia conservata nell'archivio canonicale, per ora inconsultabile). Nel 1774 la teca viene descritta dal Rorengo di Rorà "sacrum Corpus Santae Giustinae Martyris splendida veste copertum ita ut caput, manus et pedes tantumodo conspiciantur repositum intus grandiorem urnam ligneam eleganter insculptam et undique deaurari duplici sera et clavi clausam et vialla serica rubri coloris colligatam cum appositis sigillis EM. et Rev.mo Cardinalis Rotarii Archiepiscopi Praedecessoris, cuius authenticum documentum a posteriori parte appensum est sub dati diei 15 aprilis 1764, subscrip. rursus cancellarius atque huiusmodi Sanctum corpus et urna proditur sub mensa majoris ara armarii formam referente... " Rorengo di Rorà, 1774,v.7.1.48, f.187). Non si è potuto verificare l'esistenza o meno del documento d'autentica per difficoltà tecniche di apertura della cassa. La teca, che dobbiamo immaginare chiusa, col fastigio dorato del coperchio s'innalzantesi al centro, si presenta splendida nell'intaglio pienamente rococò, risplendente e fastosa nella copertura a foglia d'oro. Essa è probabilmente opera di un bottega torinese di indiscusso prestigio. Lo sfarzoso modello denuncia al contempo un timido aggiornamento all'ambiente romano, alla bottega dei Valadier di cui è esempio il disegno per sarcofago, datato 1765-1770, opera di Giovanni Bettati, collaboratore di Luigi Valadier (Cat. cit. Scheda 42,pp.57,744). Dal confronto con esempi immediatamente precedenti provenienti dalla stessa bottega, come è il caso dei due cherubini posti sulla lampada disegnata intorno al decennio 1740-1750 per la cappella Borghese in S. Maria Maggiore (Cat. cit. scheda 4, pp.24,25), emerge una realizzazione del rococò più irrigidita e controllata, rispetto all'ariosa sontuosità degli esempi citati. Fra i modelli di gusto, che in quegli anni fanno scuola, è il salotto degli specchi, nel nuovo arredo del palazzo del Marchese di Caraglio, "assoluto capolavoro di grazia rococò" lo definisce P. Astrua (P. Astrua, Le scelte programmatiche del Duca di Savoia e Re di Sardegna, in Arte di corte a Torino, a cura di S. Pinto, Torino 1987,pp.79,80). Collocando il corpo della Santa sotto la mensa dell'altare maggiore Giovanni Villa associa simbolicamente la chiesa ai grandi cemeteria romani. Questa attenzione al culto dei martiri è confermata da una seconda acquisizione: nel 1758 fa giungere dalle catacombe romane di S. Calepodio il corpo di S. Optato martire, collocandolo in un'urna dalle dimensioni non molto diverse da questa (once 35 di lunghezza e 15 di larghezza) autenticata nel 1769 dal vescovo Rorengo di Rorà. [Continua in OSSERVAZIONI]
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100055749
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1991
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI Sul retro - JOANNES BAPTISTA/ Miseratione divina tituli S. Chrysogoni S.R.E. Presbiter Cardinalis/ ROTARIUS/ Archiepiscopus Taurienensis Eques Torquatus Supremi Ordinis Sanctissimae Annunciationis - a penna - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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