altare maggiore,
Basamento ligneo costituito da 4 gradini. L'altare contiene il corpo di S. Giustina entro una grande teca dorata a cui si accede per mezzo di una porta a doppio battente che si apre sul retro
- OGGETTO altare maggiore
-
MATERIA E TECNICA
MURATURA
VETRO
- AMBITO CULTURALE Bottega Piemontese
- LOCALIZZAZIONE Andezeno (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel documento del 18 ottobre 1764, in cui il Consiglio della Comunità di Andezeno ratifica l'accettazione del Corpo di Santa Giustina entro un'urna incagliata e dorata da parte di Don Giovanni Villa, residente nella "real città di Torino" sì specifica che il sacerdote ha fatto costruire, a sue spese anche l'altare maggiore, l'ancona, gli arredi sacri: "...ha il predetto Sig. Don Giovanni Villa fatto formare a sue proprie spese detto Altare Maggiore ornato con trono per l'Esposizione del SS. Scaramento, tavoletta del gloria, Evangelo e lavabo, con numero ventiquattro candelieri, cioè numero sei d'altezza oncie trentadue, la croce della medesima altezza, altri candelieri numero sei oncie diciotto, altri numero 6 d'oncie quattordici, ed altri numero 6 d'oncie dodici e tutto quanto dorato, con avere pure a proprie sue spese fatto dipingere e formare l'ancona di detto Altare Maggiore rappresentante in alto l'Immacolata Concezione della B.ma Vergine SS.ma indi li Santi Pietro Apostolo Titolare di detta chiesa, Giorgio protettore del luogo e Giustina martire (AST, Insinuazioni, v.21 1760/1764,pp. 445-458; dalla copia conservata in canonica, purtroppo oggi non consultabile, è la trascrizione della Marzano, L. Marzano, La storia della parrocchiale di Andezeno, s.d. ma 1923,pp.38-39). Ma è la Relazione della Visita Pastorale di Mons. Rorengo di Rorà a restituirci la prima immagine dell'altare nel 1774: "Ecelesia hoc titulum praeferens idest Sancti Georgi martiris positum est inter Presbyterium et chorum, ex ligno affabre e- laboratum insculptúìn atque albatum elegantibus ornamentis" Rorengo di Rorà, Visita Pastorale, V. 7.1.48, f.187-187 v.) che ci permette di visualizzare l'altare tutto bianco all'interno di uno spazio ecclesiale altrettanto luminoso, impreziosito dalla lucente policromia dei marmo delle balaustre e delle icone sugli altari. La descrizione fornita dal Franzoni nel 1837 è più sbrigativa: "Altare maius titulum refert parocia S. Georgi martiris, estque positum inter presbyterium et chorum ligneum apte ornatum, cancellis marmoreis septum eius sacratum lapis sepulerho et reliquis caret... "(Franzoni, Visita Pastorale, 1837, v.7.1.78 f.108). Originariamente era ornato da candelabri dorati e da quattro statue in legno argentato, conservate in loco sino a pochi anni fa, come denuncia la fotografia allegata. Contrasta con la descrizione del Rorengo di Rorà la dipintura a finto marmo e la doratura di alcune parti dell'altare. Alla luce dei documenti esistenti non è possibile precisare quando venne compiuto questo intervento. E' probabile sia collocabile all'interno del progetto di ridipintura ottocentesca eseguita dal Verulfo e dall'Aliberti nel 1856 (v. scheda 35 della presente campagna di catalogazione). Volendo ricostruire l'apparato sacro acquistato dal Villa, fra il ricco numero di candelabri conservati, sia in chiesa che nelle stanze superiori, quelli originari andrebbero identificati con quelli rimasti nell'armadio della stanza sopra il presbiterio, contraddistinti da un ricercato e sontuoso intaglio, di cui rimangono soltanto più due esemplari (V. scheda della presente campagna di catalogazione). L'attuale croce non è quella originaria mentre l'altare era chiuso da un paliotto in tela dipinta raffigurante il corpo della Santa entro l'urna ora collocato nelle stanze sopra la chiesa (V. scheda della presente campagna di catalogazione). Essendo numerosissime le carta gloria conservate nell'armadio sopra la chiesa non è possibile, fra esse, distinguere quelle donate dai Villa. L'altare, del tipo alla romana, ripropone un modello assai diffuso nel XVIII secolo, Andrebbe indagata la somiglianza non accidentale con la parte inferiore dell'altare della Madonna delle Grazie ed i Santi Giuseppe ed Andrea in S. Andrea a Savigliano, realizzato dall'arch. Pietro Casasopra su disegno di Giovanni Valle nei primi anni del Settecento. Dove il doc. riportato dalla Passanti (C. Passanti, Sulla decorazione architettonica in Juvarra, in "Filippo Juvarra a Torino, nuovi progetti per la città", a cura di A. Griseri, Torino 1989,pp.173, 178) attesta il marmoraio Sig. Architetto, originario della Val di Lugano ma residente a Savigliano. Le somiglianze si spingono fino alla presenza di due vasi marmorei ai lati dell'altare, previsti anche ad Andezeno, come dimostra la coppia di basamenti superstiti. Qui la povertà del materiale scelto per l'altare maggiore in legno dipinto, contrasta singolarmente col fasto della sontuosa policromia della balaustra, condotta da marmorai lombardi. Mancano troppi tasselli per creare un legame di parentela fra i due Casasopra. Indubbio tuttavia che le concordanze fra i due altari indichino per quello di Andezeno un modello arcaico, elaborato cinquant'anni prima, poco plausibile con l'attenzione sempre dimostrata ai dati di aggiornamento provenienti dalla corte torinese e più comprensibili se inseriti all'interno dell'utilizzo di disegni di una bottega famigliare. [Continua in OSSERVAZIONI]
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100055746
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1991
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI Sulla mensa, davanti al tabernacolo - Anno jub. Sac./ Prep. V. F. Theol. C. Burzio/ XXIII Sept MCMXVII - A GRAFFITO - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0