Cristo e l'adultera

dipinto,

Il dipinto raffigura Cristo, al centro, senza aureola, inginocchiato con l'indice destro rivolto verso terra mentre con l'indice sinistro indica la figura femminile posta in piedi alla sua sinistra, con lo sguardo rivolto a chi osserva l'opera; cioè verso l'esterno del quadro. Alle spalle delle due figure vi sono due uomini barbuti curvati ad osservare i segni del Cristo. La scena si svolge in uno spazio aperto, definito dal gradino in primo piano e da colonne che si intravedono sullo sfondo dove emergono, in lontananza, varie figure. Due robuste figure maschili sono riprese di spalle e di scorcio, in primo piano ai lati della composizione e fanno quasi da quinta alla scena. Prevalgono i colori ocra e grigio sui quali risalta il blu del mantello del Cristo

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Busca Antonio (1625/ 1686)
  • LOCALIZZAZIONE Oleggio (NO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto, insieme alla tela raffigurante "la cacciata dei mercanti dal tempio", inv. n. 139, è conservato nel Museo Religiso oleggese dal 1971,(rif. oral. da p. A. Mozzetti, 1977, MSC) e proviene dall'Oratorio della Santa Trinità di Oleggio, ubicato nei pressi della via provinciale Oleggio-Arona, in località "Santa Trinità". L'attuale oratorio venne costruito nel XVII secolo forse su un edificio preesistente, di cui non rimangono tracce. Si sa solo che in una pergamena del 1468 dell'Archivio della Cattedale di Novara è citato un oratorio oleggese intitolato alla Santa Trinità (C. Albera, Oratori e Confraternite, in "Oleggio memorie", Novara, 1924, p. 76). L'architettura dell'attuale edificio è modesta, mentre l'altare settecentesco, decorato con marmi policromi, è di discreta fattura. Nei documenti d'archivio consultati non sono state trovate notizie riguardanti le due opere analizzate, ma è per ora possibile collegare il nome dei patroni della cappellania a quello di eventuali committenti. La scena è riconoscibile nella "cacciata dei mercanti dal tempio". Per quanto riguarda la provenienza della tela, si potrebbe ipotizzare l'acquisizione ottocentesca, in seguito alle requisizioni napoleoniche e alla conseguente vendita da parte degli edifici religiosi. Si è potuto appurare che la maggior parte degli edifici oleggesi chiusi al culto durante la Repubblica Cisalpina venne scambiata con altri oggetti o venduta alle chiese oleggesi oppure a religiosi della zona (cfr. C. Bertinotti/ F. Fiori, Immagini dell'Immacolata Concezione nei secoli XVII-XVIII in Oleggio, in "Cittadino Oleggese", Novara, 4/12/1982, La Chiesa di San Rocco in Ghemme, Novara 1987). Le due opere però potrebbero provenire da uno degli edifici demoliti nel 1855 circa per ampliare il sagrato della antonelliana chiesa parrocchiale oleggese. (Per la costruzione di tale chiesa si rimanda a P. E. Lombardi, la Parrocchiale di Oleggio nel suo centanario, Omegna, 1958). E' comunque difficile indicare con esattezza l'edificio di provenienza del dipinto analizzato, ma si potrebbe ipotizzare la provenienza dalla Chiesa di San Carlo o da quella di San Rocco, edificate entrambe nella prima metà del XVII secolo (C. Albera, 1924, op. cit.). Soprattutto nella Chiesa di San Rocco dei Minori Riformati, L. A. Cotta (A.S.D.N., Fondo Frasconi, XI/II, L.A. Cotta, Giunta al Museo novarese) annota che vi sono opere di Andrea Lanzeno, Carlo Vimercate, Giuseppe Panfilo, Federico Bianco. I due dipinti conservati nel Museo religioso oleggese e cioè "la cacciata dei mercanti" e "l'adultera", sono da attribuire ad un unico autore, i personaggi sembrano descrivere animosamente, ma in modo retorico e superficiale, la rappresentazione del fatto evangelico. Mentre nella "cacciata dal tempio", l'atmosfera è concitata, nell'"adultera" emerge una certa tensione sottolineata dalla convergenza degli sguardi e dei gesti rivolti verso la testa e le mani del Cristo, al centro delle composizioni. Le due opere sono da riferirsi agli affreschi dell'oratorio delle beate Caterina e Giuliana nel Santuario del Sacro Monte sopra Varese e forse i dipinti della X cappella, della Crocifissione dello stesso Sacro Monte, e attribuiti al milanese Antonio Busca. (E. Tagliaferri, Il santuario del S. Monte di Varese, Varese, 1974, pp. 25, 110 e S. Colombo, L. Zanzi, Il Sacro Monte di Varese, Milano 1981). La caratterizzazione dei volti rimanda in particolare alla parete destra dell'oratorio citato di Varese, senza data, e ai dipinti della X cappella datata 1680. (E. Tagliaferro, 1974, op. cit., p. 110). Manca, purtruppo, una biografia completa dell'artista. Citato dall'Orlandi e dal Zanzi, "Antonio Busca (Milano 1625-1686), dal 1669 diresse con lo scultore Dionigi Bussola l'Accademia Ambrosiana, fondata nel 1621 da Federico Borromeo, e allievo di Ercole Procaccini e di Carlo Francesco Nuvolone, fu attento ai modelli delle scuole romane e bolognese, e nella gran macchina dell'arte lombarda del secondo seicento svolge una funzione ufficiale che Camillo Procaccini, per una stagione tuttavia più lunga, aveva rivestito cinquanta anni prima e ripropone dopo la metà del secolo, quel tipo di retorica enunciazione in superficie drammatica, che al tempo di Federico aveva accompagnato il rilancio delle istituzioni cattoliche a Milano..." (M. Bona Castellotti, scheda A. Busca in "Brera dispersa", Milano, 1984, p. 216). Rilevante è la sua attività a Varese dal 1670 e soprattutto al già citato sacro Monte, dove operò anche il pittore oleggese Bartolomeo Vandoni, che potrebbe essere il punto di collegamento, insieme alla presenza dei cappuccini sia a Varese, sia a Oleggio, per l'attività oleggese del Busca. (F. M. Ferro/ F. Fiori, Bartolomeo Vandoni, in corso di pubblicazione). E' una personalità di indubbia rilevanza nell'ambito lombardo e nell'area novarese del XVII secolo, la cui attività è ancora da indagare. (Continua al campo OSSERVAZIONI)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100042571
  • NUMERO D'INVENTARIO 141
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1987
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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