ostensorio - a raggiera, opera isolata - bottega piemontese (primo quarto sec. XVIII)

ostensorio a raggiera,

Base a forma ellittica sagomata e modanata; su questa poggia lo stelo la cui struttura nella parte inferiore è costituita da tre volute rovesciate decorate con abbondanti figure e motivi ornamentali. Nella fronte il motivo centrale è costituito dal pellicano appoggiato su una larga foglia dorata dalla quale fuoriescono tre pampini; più in basso motivi a volute e foglie impreziositi da pietre colorate disposte a fiori e rametti. Il petto del pellicano è ornato da cristalli violacei. Dalle due volute laterali fuoriescono due busti di cherubini a sbalzo, disposti verso la fronte, il viso e lo sguardo rivolti verso la teca. Il fusto continua verso l'alto con tre nodi di dimensioni degradanti di forma ovale e tipologia simile a quella della base; il più piccolo costituisce l'innesto (a baionetta) del raggio sul basamento. Proseguendo verso la teca il fusto si allarga a formare due motivi a cartella, quello più in basso, al centro dell'ostensorio, è ornato lateralmente da due cherubini simili a quelli della base, ma di profilo, e, al centro, da un grande topazio. La parte alta dello stelo è arricchita da pietre colorate. La teca, costituita da un tondo di cristallo molato a giorno, (Continua al campo OSSERVAZIONI)

  • OGGETTO ostensorio a raggiera
  • MATERIA E TECNICA cristallo/ pittura
    argento/ sbalzo/ cesellatura/ doratura
  • AMBITO CULTURALE Bottega Piemontese
  • LOCALIZZAZIONE Villanova Mondovì (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'ostensorio, già segnalato da Pino Dardanello (P. Dardanello, Spazio religioso e paesaggio devozionale, in AA.VV., Valli Monregalesi, arte, società, devozioni, Savigliano, 1985, p. 129), non reca iscrizioni nè punzonatura. In base all'esame dei documenti sembra pervenire alla chiesa attuale tra il 1715 e il 1743 (nella relazione della Visita pastorale Isnardi è presente un solo "ostensorium argenteum" (Archivio Curia Vescovile Mondovì, Visita Isnardi, 1715) mentre nella Visita Sanmartino del 1743 sono citati "duo ostensoria argenteo et quidem unum valde magnificus" (Archivio Curia Vescovile Mondovì, Visita Sanmartino, f.334); da questa data ultima in poi l'ostensorio risulta citato nelle relazioni pastorali o parrocchiali senza però che emergano ulteriori notizie sulla provenienza o sull'autore. Nel 1841 viene deliberato "di fare mettere le pietre mancanti al raggio maggiore" (Archivio parrocchiale Santa Caterina Villanova, 7 Libro degli Ordinati della fabbrica della Chiesa Parrocchiale di Villanova, 1841, 30 maggio). Sappiamo ancora che l'ostensorio è stato "pulito e inargentato" nel 1836 dall'argentiere Domenico Curti (Archivio parrocchiale Santa Caterina Villanova, 28, Conti del Signor Tesoriore della Compagnia dal 1815 al 1862). Una relazione parrocchiale successiva riporta appena qualche dettaglio in più: "un raggio è tutto d'argento, di distinto pregio e valore vuoi per incisione ed ornamento, vuoi per prezzo intrinseco" (Archivio parrocchiale Santa Caterina Villanova, Relazione Tonello, 1886, p. 6). In base all'esame stilistico l'ostensorio, notevole come qualità e come dimensioni, sembra potersi accostare alla produzione dell'argentiere astigiano Giovanni Tommaso Groppa. I confronti più pertinenti sono con un ostensorio della Cattedrale di Asti, in particolare per la lavorazione e la decorazione della mostra; qui, attorno alla teca, non solo ritroviamo gli stessi elementi con analoga disposizione ma anche la medesima interpretazione naturalistica, leggera, sovrabbondante, degli elementi vegetali, impreziosita dalle pietre colorate. Inoltre sul basamento dell'ostensorio di Asti, il pellicano è assai simile a quello di Villanova (cfr.: N. Gabrielli, Arte e cultura ad Asti attraverso i secolo, Istituto S. Paolo di Torino, 1977, p. 190). Un altro confronto è possibile con l'ostensorio della chiesa di San Secondo ad Asti, del medesimo autore (punzonato G.T.G.), non solo perchè nella mostra ricorrono elementi simili in entrambi e per la ricchezza della decorazione ma per il dettaglio della particolare lavorazione a "buccia d'arancio" della fascia dorata attorno alla teca che ricorre identica a Villanova ed a Asti (N. Gabrielli, op. cit., p. 127). Queste osservazioni ci permettono di accostare l'ostensorio alla produzione dell'orafo astigiano pur notando come questo oggetto si distacchi sempre dai confronti con altre opere per l'estrema leggerezza di tutta la decorazione e per l'inconsueto coronamento a baldacchino con la trina di cristalli colorati. L'orafo Giovanni Tommaso Groppa fu attivo ad Asti all'inizio del secolo XVIII (per una prima bibliografia v. G. Galante Garrone, Tre esempi di oreficeria, in Quaderni della Fondazione Federico Sacco, Fossano, catalogo Mostra Sculture dell'età barocca nel Fossanese, Fossano 1976, p. 88) e l'attribuzione allo stesso potrebbe concordare con la data di arrivo dell'ostensorio nella chiesa di Villanova. Se così fosse un altro esemplare pregevolissimo si pottrebbe aggiungere alle opere già segnalate nel 1976 da G. Galante Garrone per Fossano (G. G. Garrone, cit., p. 86) e da Noemi Gabrielli per Asti (N. Gabrielli. cit., 1977, pp. 127, 159, 182, 190)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100042414
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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