Calliope

statuetta, ca 1830 - ca 1830

Statuetta che fa da contorno al gruppo scultoreo centrale per centrotavola. Figura femminile che regge una tromba nella sinistra, un libro nella destra; a lato, stele con zoccolo a corona di foglie e scritta incisa in capitali romane

  • OGGETTO statuetta
  • MATERIA E TECNICA BISCUIT
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Parigina
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO Piazzetta Reale, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il centrotavola, ricomposto con una doppia corona di statuine collocate sugli assi del gruppo centrale secondo un reciproco, modulare rapporto proporzionale, è cosituito da esemplari ripetuti da due a quattro volte delle Muse, Urania, Calliope, Erato, Clio, Euterpe e Melpomene, per un totale di sedici elementi complessivi ripartiti in due anelli concentrici ad altezza progressivamente decrescente rispetto alla figura centrale. Le statuette furono invece rinvenute in collocazione sparsa tra due diversi scaffali, divise già dall'inventariode 1869-71 "Argenti Bisquit" nel gruppo centrale e in un insieme di 21 ove, sotto la generica categoria di "personaggi mitologici", confluirono esemplari di manifatture e datazioni diverse che possono, come nel caso del Bacco di Niderviller (scheda n. 139), portare una datazione anteriore di mezzo secolo. La diffusione dell'iconografia delle Muse nella riproduzione in biscuit cominciò con la "Serie delle Muse al seguito di Diana", modellate da Louis-Simon Boizot dal 1782 al 1787 per la manifattura di Sèvres (E. BOURGEOIS, Le biscuit de Sèvres au XVIIIe siècle, Paris 1909, tomo II, pp. 26-27), per affermarsi sempre di più con il diffondersi e il consolidarsi della scultura neoclassica. Mentre Boizot aveva ritratto in veste di Talia e Melpomene due famose attrici del momento, queste figurine denotano la ripresa quasi letterale di modelli classici e classicistici, e in particolare deducono iconografia e principio compositivo dell'insieme della scultura monumentale da giardino. Evidente infatti la derivazione dalla serie delle Muse dei giardini delle Tuileries (riprodotte in S. REINACH, Répertoire de la statuaire grecque et romaine, Parigi 1906, tomo I, p. 172, fig. 339; p. 178, fig. 352; p. 179, figg. 353-354) o il ricordo dell'Urania di Martin Charlier e di quella di Nicolas Fremery nel parco di Versailles (F. SOUCHAL, French sculptors of the 17th and 18th centuries. The reign of Louis XV, Londra 1977, pp. 79, 301) cui le avvicina anche la ripresa del metodo di interpretazione accademica dell'antico nei primi decenni dell'Ottocento. Esempi di copie, rielaborazioni, calchi e modelli che si andavano accumulando da un secolo e mezzo al Magasin des Antiques in Palais Royal e alla Reggia di Versailles, da quando Colbert aveva programmato "d'avoir en France tou ce qu'il y a de beau en Italie", dovettero essere ben presenti ai modellatori di questa serie di biscuits. La rinascita di interesse verso tali modelli alle soglie dell'Ottocento fu certamente stimolata dall'Esposizione al Musée Central des Arts, dal 1800 al 1815, di esemplari famosi della statuaria romana che raggiunsero Parigi in seguito al TRattato di Tolentino, come la Flora capitolina e la Giunone Cesi, nota anche come Melpomene, entrambe ammirate per il fluente, ampio drappeggio (F. HASKELL - N. PENNY, L'antico nella storia del gusto. La seduzione della scultura classica 1500-1900, Torino 1984, pp. 46, 309-311, 319-321). Si può aggiungere che la figura centrale di Urania e quella frontale del primo anello, che la ripete - e di cui si conosce un altro esemplare conservato nel Museo Stibbert di Firenze (G. CANTELLI, Il Museo Stibbert di Firenze, Milano 1974) e l'omonima copiatissima statua romana del Palazzo dei Conservatori (N. DACOS, Arte italiana e arte antica, in Storia dell'arte italiana Einaudi, III, Torino 1979, fig. 76). L'etichetta a stampa che compare sotto la base di uno dei pezzi: "L. RIHOUET/b.te Fournisseur du Roi/ et de Cristaux/ Rue de la Paix N° 7/ A PARIS", essendo relativa all'indirizzo ove Rihouet si stabilì nel 1830 (F. CORRADO, Il magazzino e l'atelier di Rihouet, in Porcellane e argenti del Palazzo Reale di Torino, catalogo della mostra a cura di A. GRISERI e G. ROMANO, Torino 1986, p. 301), costituisce un sicuro punto di ancoraggio cronologico, dal momento che in quegli anni l'interesse e, per conseguenza, la fabbricazione di biscuits si stava praticamente esaurendo. Basterà ricordare le motivazioni con cui il direttore della manifattura di Sèvres, Alexandre Brongniart, rifiutò di acquistare la collezione di modelli antichi appartenuta a Lemire che Dihl gli aveva offerto nel 1838: "le gout du biscuit c'est tellementéteint qu'il a baeucoup de peine à occuper les deux seuls sculpeurs qui restent à la manufacture et que sans les pièces d'ornement et les bustes de la famille royale, un seul suffisait" (R. DE PLINVAL DE GUILLEBON, Porcelain de Paris 1770-1850, Parigi 1972, p. 150)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100039550-4
  • NUMERO D'INVENTARIO 800, 807
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1986
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • ISCRIZIONI Sullo zoccolo della stele - ILIADE ODISEE ENEIDE - lettere capitali -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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