Figure umane
coltello
ca 1800 - ca 1899
Pugnale khanjar persiano con fodero. La lama in acciaio è ricurva e presenta motivi decorativi incisi. Sul manico e sul fodero in osso si trovano delle figure umane e vegetali dipinte. I bordi sono decorati con motivi geometrici intrecciati anch’essi dipinti. La punta del fodero è in acciaio e ornata da figure di uccelli e motivi decorativi vegetali a sbalzo
- OGGETTO coltello
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MATERIA E TECNICA
CARTA
ferro/ incisione
LEGNO
osso/ pittura
ottone/ sbalzo
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MISURE
Altezza: 399 mm
Larghezza: 50 mm
- AMBITO CULTURALE Bottega Nordafricana
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Ambito Persiano
- LOCALIZZAZIONE Castello di Racconigi
- INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il pugnale è costituito da una lama in acciaio ricurva ornata da incisioni e manico e fodero in osso dipinti con figure umane e vegetali. Il puntale del fodero è in lega di rame ed è decorato da uccelli e motivi fitomorfi. Di produzione persiana, il khanjar si diffonde anche altrove, per esempio in Africa, molto probabilmente a seguito della circolazione degli oggetti grazie ai traffici commerciali tra continenti. È il caso di questo manufatto, riconducibile a una bottega sudanese, come suggerisce la decorazione della lama, del fodero e dell'impugnatura, a imitazione rispettivamente del ben più prezioso acciaio damasco e dell'avorio finemente inciso dei modelli persiani. Nella definizione “arte islamica” rientrano tutti i lavori artistici prodotti nel mondo islamico indicativamente dal VII secolo d.C. alla caduta dell’impero Ottomano. Ad unire tutte le esperienze storiche comprese in quest’arco di tempo è l’adesione delle popolazioni interessate alla cultura islamica, armonica e riconoscibile, ma anche molto varia e ricca di tradizioni locali. Sin dall’inizio dell’era del colonialismo moderno, nel XVI secolo, viaggiatori ed esploratori dimostrarono interesse nel raccogliere e collezionare oggetti prodotti nei paesi che visitavano. Destinati inizialmente ad essere esposti nelle Wunderkammer, nelle quali personaggi facoltosi dell’alta società europea mettevano in mostra le “artificialia” prodotte da popoli lontani, divennero poi oggetto di studio da parte degli etnografi. Che fosse per studio o per diletto i collezionisti erano interessati ai cosiddetti “curiosa”, artefatti particolari il cui uso era ignoto agli europei e che venivano quindi percepiti come frutti di un ingegno esotico, ma anche agli oggetti di uso quotidiano, a quelli rituali e religiosi, e alle armi. Considerati testimonianze della vita di popolazioni “primitive” e di uno stadio dello sviluppo umano antecedente a quello moderno, tali artefatti erano preziose fonti di informazioni per gli studiosi e interessanti suppellettili esotiche per i ricchi collezionisti. Ben presto si sviluppò un florido mercato per tali oggetti, prodotti talvolta appositamente per essere venduti agli stranieri e in molti altri casi creati originariamente dalle popolazioni locali per il proprio consumo e poi acquistati dai visitatori di passaggio. Nati per l’uso quotidiano e divenuti articoli da collezione, i manufatti delle popolazioni lontane compirono un passaggio simbolico attraverso il quale guadagnarono lo status di oggetti pregiati, degni di essere donati a persone di spicco in occasioni importanti. L'opera appartiene a un corpus di oggetti extra-europei ricevuti in omaggio dai membri della famiglia reale di Savoia durante i loro viaggi, o offerti da delegazioni diplomatiche in visita in Italia. Al principio del secolo scorso arrivano alla reggia di Racconigi due missioni etiopiche (1907 e 1911) e una egiziana (1911). I manufatti africani che oggi sono custoditi in Castello provengono tuttavia in gran parte dai viaggi di rappresentanza compiuti nel continente africano tra gli anni tra gli anni Venti e Trenta dal futuro re d’Italia, Umberto di Savoia. Durante quelle visite, ambasciatori e comunità locali, singoli connazionali, esponenti delle comunità indigene, gruppi e categorie professionali donano al principe armi pregiate, suppellettili, strumenti musicali, album fotografici, libri, prodotti dell’artigianato turistico ma anche oggetti di uso comune. Un patrimonio variegato e in gran parte rappresentativo delle molteplici culture di provenienza, che si intreccia inevitabilmente con la storia del colonialismo italiano in Africa e con il suo quadro politico e ideologico. La consolidata tradizione di scambiarsi doni diplomatici tra monarchi, autorità religiose e capi di Stato è attestata sin dai tempi dell’antico Egitto e tutt’oggi risponde allo scopo di favorire, assicurare e mantenere buoni rapporti tra le parti. I doni, che assumono un valore, oltre che monetario, anche spiccatamente simbolico, sono spesso scelti in quanto rappresentanti l’essenza della Nazione o dell'istituzione che li offre. Si tratta infatti sovente di opere di artigianato, esempi di abilità manifatturiera, beni di lusso e artefatti di importanza storica realizzati con materiali locali. Attraverso l’esibizione di tali doni i dignitari promuovono la propria cultura e la propria patria ai livelli più alti delle pubbliche relazioni
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100035796
- NUMERO D'INVENTARIO R 7042/10
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
- ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
- DATA DI COMPILAZIONE 1989
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2002
2006
2016
2020
2024
- ISCRIZIONI su bollino in carta legato al manico - R. 7042/10 - numeri arabi - a penna -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0