motivi decorativi a candelabra
L'affresco descrive un'architettura illusionistica (due lesene sorreggono un'architrave sormontata da un'arcata a tutto sesto con modanature degradanti decorate a palmette (?) in monocromo grigio, in cui è inscritta una lunetta) che incornicia una nicchia a forma di parallelepipedo aperta nella parete Nord-Est del chiostro, in prossimità della porta di accesso alla chiesa. Le lesene sono ornate da motivi a candelabra dipinti su di un fondo color cotto in un colore verde acqua con lumeggiature bianche. Alcuni particolari sono segnati in giallo ocra chiaro. Le candelabre sono costituite dal sovrapporsi e accostarsi di vasi, tralci vegetali, volatili, puttini. Nella lunetta era affrescato il busto di una figura maschile ora quasi totalmente illeggibile. E' ancora riconoscibile qualche traccia delle vesti, in color mattone cotto, alcuni particolari del volto, il naso, la bocca, parte della fronte campita di un grigio aranciato. Sull'intonaco sono chiaramente visibili, graffiti, i contorni del disegno. Le pareti laterali interne ed il soffitto della nicchia sono decorati con riquadri dipinti marmorizzati in grigio-verde con striature rosate, nere, verde-acqua, color mattone e giallo ocra. Continua al campo 'OSSERVAZIONI'
- OGGETTO decorazione pittorica
- AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo-piemontese
- LOCALIZZAZIONE Vercelli (VC)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'affresco fu realizzato nell'ambito dei lavori di ristrutturazione dell'originario chiostro duecentesco, promossi dall'abate Gaspare Pettenati nei primi decenni del Cinquecento (si veda al proposito la scheda OA, NCTN 01/00034282). La superficie di intonaco su cui è dipinto l'arco che incornicia la nicchia è la sola rimasta a tutt'oggi sulle pareti in mattoni del chiostro, insieme ad una porzione limitata su cui si legge un'iscrizione funebre (cfr. scheda OA, NCTN 01/00034287). L'intonaco cinquecentesco, certamente più ampiamente decorato, è stato per la parte restante eliminato nel corso dei restauri ottocenteschi (P. Verzone, "L'abbazia di S. Andrea sacrario dell'eroismo vercellese", Vercelli, s.d. ma 1939). Le lesene e la lunetta incorniciavano originariamente la porta di comunicazione tra la chiesa e il chiostro, aperta nel corso dell'intervento di primo Cinquecento. "Allora - come ricorda nel 1924 Giulio Cesare Faccio - furono chiuse le aperture di accesso dal chiostro alle varie parti degli edifici chd lo attorniano, eccetto l'entrata alla sala capitolare; e perduta così la porta che dava dal chiostro direttamente alla chiesa; venne aperto, innediatamente vicino, l'accesso tra il chiostro e il capocroce della Nave traversa, accesso segnato oggi ancora e riconoscibile alle leggiadre decorazioni cinquecentesche che vi sono dipinte" (G. C. Faccio, "Catalogo del Museo Lapidario Bruzza di Vercelli", Vercelli 1924). L'acceso doveva essere, ai tempi del Faccio, già murato. Così apparve anche alla Brizio nel 1935, che vi leggeva ancora "la mezza figura di S. Andrea con la croce, su sfondo di paesaggio", affrescata nella lunetta soprastante (A. Brizio, "Catalogo delle cose d'arte in Vercelli", Roma 1935) giudicandola "opera assai mediocre di scuola vercellese, del principio del Cinquecento, probabilmente risalente al rimaneggiamento del chiostro fatto fare dall'abate Pettenato (1511-1522 ca.) (Ibidem). L'attribuzione dell'accesso, con relative decorazioni dipinte, all'abate Pettenati, si deve già a F. Mella (R. Pastè-F. Mella, "L'abbazia di S. Andrea di Vercelli", Vercelli 1907). L'opera, per quanto è possibile cogliervi ora, divenuta illeggibile la lunetta superiore, limitando quindi l'analisi alla sola finta architettura con le lesene dipinte, appare riconducibile entro il medesimo quadro di aulico classicismo che impronta in generale il gusto della committenza lateranense nei lavori di ristrutturazione del chiostro abbaziale (cfr. scheda OA, NCTN 01/00034280). Lo provano la foggia dell'architettura architravata e gli eleganti motivi antichi delle candelabre. Questo tema decorativo, intrinsecamente legato all'interesse per la plastica antica, è ampiamente diffuso negli ultimi decenni del Quattrocento nell'Italia centrale e settentrionale, divevendo motivo ornamentale ricorrente in bassorilievi scultorei, carpenterie di polittici, intagli, partiture di scene affrescate etc. Attraverso percorsi lombardi, all'interno dei quali è fondamentale l'esperienza del cantiere della Certosa di Pavia e soprattutto il soggiorno milanese di Bramante, perverrà in Piemonte, così come la più recente invenzione della grottesca. Sarà soprattutto l'intelligenza gaudenziana, in specie tra Varallo e Vercelli, ad accogliere e divulgare le novità lombarde, vivificandole attraverso la conoscenza diretta dell'antico e delle sperimentazioni sul tema maturate nell'Italia centrale. Esemplari della lettura dell'antico elaborata da Gaudenzio saranno infatti, ancora entro il primo decennio del Cinquecento, la pala vercellese di S. Anna e gli affreschi della Cappella di S. Margherita a S. Maria delle Grazie a Varallo, conclusi dall'artista immediatamente dopo il viaggio romano. L'interpretazione semplificata del tema fornita nelle candelabre del chiostro di S. Andrea, ottenuta con la sola sovrapposizione di sobri vasi classici (affiancati tuttora da puttini o da lineari sagome animali) e tralci vegetali naturalistici, attenta alla resa prospettica e volumetrica ed espressione di una consapevole imitazione dell ascultura antica, come rivela la stesura quasi monocroma, sembra riconducibile alle stesse esperienze lombarde confluite nell'originaria cultura gaudenziana. Non vi si ravvisano, invece, tracce delle più recenti interpretazioni di questo tema decorativo fornite in Italia centrale nei primi decenni del Cinquecento. La decorazione pittorica della nicchia fu oggetto, insieme al complesso architettonico del chiostro (ed alle rimanenti decorazioni a fresco dello stesso), di un intervento di restauro condotto sotto la guida di P. Verzone, tra il 1937 e il 1939, ad opera per la parte pittorica, del prof. Rinone (per i criteri di quest'intervento si veda la scheda OA, NCTN 01/00034282). All'interno della nicchia, da epoca imprecisata, probabilmente non anteriore ai restauri di Verzone, - Continua al campo 'OSSERVAZIONI'
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100034286
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1984
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0