San Nicola di Bari resuscita i tre fanciulli

dipinto, ca 1770 - ca 1770

La scena si svolge su un fondale architettonico; presenta il santo in piedi al centro, con il braccio levato per benedire, mentre un giovinetto apre la cisterna da dove emergono gaiamente, come tre puttini, i bimbi che vi erano stati gettati dall'oste. Il colpevoleè seduto sulla destra con il volto corrucciato; alle sue spalle due personaggi, un uomo ed una donna, si rallegrano per il miracolo compiuto. Sul fondo, davanti alla soglia, s'intravvede la folla richiamata dall'avvenimento; in lontananza compaiono degli edifici che appartengono all'ambiente cittadino. Dall'angolo superiore destro scende un fascio di luce con due puttini. I toni del grigio che rivestono interamente la figura del santo contrastano con l'intensità dei gialli, degli azzurri e dei rosa, rialzati dal bianco, sulle vesti dei personaggi, ad esclusione dell'astante in nero e colletto in pizzo. Sono frequenti i bruni e l'azzurro metallico per gli arredi; completano la gamma cromatica tocchi di giallo aranciato ed il rosa dell'incarnato dei bimbi. Manca la cornice originaria ed il quadro è solamente montato su un telaio

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo
  • LOCALIZZAZIONE Borgomanero (NO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il De Vit ricorda che il quadro venne posto sull'altare a destra dell'altare maggiore nel 1770, per la "devozione di molti del nostro Borgo verso di questo santo" (V. De Vit, Memorie storiche di Borgomanero e del suo Mandamento, Prato 1880, p. 131, n. 31). Questa testimonianza dello storico concorda con gli Atti delle Visite Pastorali del 1783 e del 1821 che registrano la presenza sull'altare di una "tabula in tela picta lignea inaurata coronide cum sacra imagine S. Nicolai" (Archivio Storico Diocesano di Novara, Vicariato di Romagnano, Visita pastorale Balbis Bertone, 1783, tomo 358; Archivio Storico Diocesano di Novara, Vicariato di Romagnano, Visita pastorale Morozzo, 1821, tomo 384). Il quadro sarà sostituito nel 1842 con un altro di grandi dimensioni raffigurante il martirio di San Fortunato, compatrono, opera del Cusa (Archivio di Stato di Novara, Vicariato di Borgomanero, Visita pastorale Gentile, 1866. Atto d'inventario.Vol. 422). In seguito allo spostamento fu collocato sulla parete di fondo del coro, insieme al quadro raffigurante il martirio di San Bartolomeo. Entrambi furono staccati in data imprecisata, ma sicuramente successiva al 1866 e finirono sul cornicione della sacrestia dove li ritrovò l'attuale parroco. Il Miracolo di San Nicola ed il Martirio di San Bartolomeo non sono accomunato solo dalle vicende di collocazione e spostamento, ma risalgono alla stessa epoca ed appartengono alla stessa mano. Sono evidenti le analogie di procedimento pittorico nella scelta di alcune soluzione della gamma cromatica (si vedano i gialli aranciati, i bianchi netti, gli azzurri, l'impiego frequente del bruno); si aggiungano i riscontri tipologici, ad esempio tra il primo aguzzino a sinistra nel martirio e l'oste del Miracolo e, in generale, il modo di costruire il volto e gli scorci. L'artista affida il racconto ad una gestualità piuttosto convenzionale, tanto nella figura del santo con il braccio levato, quanto nelle figure degli astanti, e si vedano il patetismo della donna ed il religioso stupore degli altri. Se si esclude l'immagine devozionale del San Nicola, i personaggi che animano la scena sembrano legati ai modi della pittura di genere che, dopo le esperienze seicentesche in ambito romano, aveva trovato validi interpreti in Italia settentrionale durante il Settecento, come l'Oliviero e il Graneri, il Magnaso e il Ceruti per quanto riguarda il Piemonte e la Lombardia. E' difficile seguire gli sviluppi di questa pittura in ambito novarese e locale; a questo proposito possono essere interessanti alcuni disegni di mendicanti e contadini dell'Orgiazzi (Varallo 1725-1790), conservati alla Pinacoteca di Varallo, che testimoniano la ricezione del gusto per questi soggetti in uno degli artisti più attivi in area valsesiana nella seconda metà del Settecento. L'artista di Borgomanero si impegna ad ottenere attraverso i modi di una narrazione popolare l'evidenza del significato religioso del miracolo, arricchendo il suo linguaggio anche delle esperienze del Cantalupi di Miasino e del Borsetti valsesiano. Sul piano cromatico l'autore del dipinto procede con un stesura nitida del colore ad accostamenti vivaci; il chiaroscuro è a tratti intenso e contribuisce ad evidenziare i riflessi e le vibrazioni dei bianchi in alcuni punti a tocchi filamentosi
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100030859
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1982
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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